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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

Gerico a via Ottaviano 

Lunedì, 17 novembre 2014

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.263, Mar. 18/11/2014)

 

Il cristiano è chiamato a riconoscere il Signore negli emarginati — e ce ne sono tanti anche intorno al Vaticano — senza l’aria di chi si sente «privilegiato» perché inserito in un «gruppetto degli eletti» e in quel «microclima ecclesiastico» che in realtà allontana dalla Chiesa il popolo di Dio e le varie periferie. Lo ha detto il Papa nella messa celebrata lunedì mattina, lunedì 17 novembre, nella Cappella della Casa Santa Marta.

«Questo passo del Vangelo — ha fatto notare Francesco riferendosi alla pagina di Luca (18, 35-43) proposta dalla liturgia — incomincia con un non vedere, un cieco, e finisce con un vedere: “Tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio”». Ci sono, ha spiegato, «tre classi di persone in questo brano: il cieco; quelli che erano con Gesù; e il popolo».

Il cieco, a causa della «malattia che gli aveva tolto la vista, non vedeva, mendicava» ha precisato il Pontefice. E «forse, tante volte, era amareggiato» e si domandava: «Perché è successo a me?». Insomma, era un uomo che «non trovava via d’uscita, un emarginato». Il «cieco seduto lungo la strada» è dunque «come tanti emarginati qui in piazza Pio XII, in via Ottaviano, in piazza»; e oggi ce ne sono «tanti, tanti, seduti lungo la strada» ha ricordato il Papa.

Quell’uomo non vedeva ma «non era sciocco: sapeva tutto quello che accadeva in città». Del resto «era proprio all’entrata della città di Gerico» e così «sapeva tutto e voleva sapere tutto». Tanto che «se sentiva un rumore domandava: cosa succede?». In fin dei conti, ha fatto notare Francesco, era «un uomo che trovava per questa strada un modo di vivere: un mendicante, un emarginato, un cieco». Però «quando sentì che proprio Gesù veniva lì, gridò». E «quando volevano farlo tacere, gridava ancora più forte». Qual è la ragione del suo atteggiamento? Il Papa l’ha spiegato così: «Quest’uomo aveva voglia di salvezza, aveva voglia di essere curato». Tanto che, si legge nel Vangelo, «Gesù dice che aveva fede». Infatti il cieco «ha scommesso e ha vinto» — ha spiegato Francesco — anche se «è difficile scommettere quando una persona è tanto “abbassata”, tanto emarginata». Comunque lui «ha scommesso» e ha bussato «alla porta del cuore di Gesù».

La «seconda classe di persone» che incontriamo nel passo evangelico di Luca è composta invece da «quelli che camminavano col Signore: camminavano avanti, facendo strada». Sono «i discepoli, anche gli apostoli, quelli che lo seguivano e andavano col Signore». Erano anche «i convertiti, quelli che avevano accettato il regno di Dio» ed «erano contenti di questa salvezza».

Proprio loro però «rimproveravano il cieco perché tacesse», dicendogli: «Stai tranquillo, stai educato! È il Signore. Per favore, non fare chiasso!». E così facendo «allontanavano il Signore da una periferia». Infatti, ha affermato Francesco, «questa periferia non poteva arrivare al Signore, perché questo circolo — ma con tanta buona volontà — chiudeva la porta».

Purtroppo, ha riconosciuto il Pontefice, «questo succede con frequenza fra noi credenti: quando abbiamo trovato il Signore, senza che noi ce ne accorgiamo, si crea questo microclima ecclesiastico». Ed è un atteggiamento che hanno «non solo i preti, i vescovi», ma «anche i fedeli». Un modo di comportarsi che porta a dire: «Ma noi siamo quelli che stanno col Signore». E «da tanto guardare al Signore» finisce che «non guardiamo le necessità del Signore; non guardiamo al Signore che ha fame, che ha sete, che è in prigione, che è in ospedale». In pratica non guardiamo il «Signore nell’emarginato» e questo «è un clima che fa tanto male».

Il problema, ha spiegato il Papa, è che «questa gente che era con Gesù aveva dimenticato i momenti brutti della propria emarginazione; aveva dimenticato il momento in cui Gesù li aveva chiamati, e da dove». Così ora dicevano: «Adesso siamo eletti, siamo col Signore». E di questo «piccolo mondo erano felici» ma «non lasciavano che la gente disturbasse il Signore». Fino al punto che «non lasciavano approssimarsi, avvicinarsi neppure i bambini». Erano persone che, ha rimarcato Francesco, «avevano dimenticato il cammino che il Signore aveva fatto con loro, il cammino di conversione, di chiamata, di guarigione».

Si tratta di una realtà che — ha ricordato il Pontefice riferendosi al brano dell’Apocalisse (1, 1-5; 2, 1-5) — «l’apostolo Giovanni dice con una frase molto bella che abbiamo sentito nella prima lettura: avevano dimenticato, avevano abbandonato il loro primo amore». E questo «è un segno: quando nella Chiesa i fedeli, i ministri, divengono un gruppo così, non ecclesiale ma ecclesiastico, di privilegio di vicinanza al Signore, hanno la tentazione di dimenticare il primo amore»: proprio «quell’amore tanto bello che tutti noi abbiamo avuto quando il Signore ci ha chiamato, ci ha salvato, ci ha detto: ti voglio tanto bene». Si tratta di «una tentazione dei discepoli: dimenticare il primo amore, cioè dimenticare anche le periferie, dove io ero prima, anche se devo vergognarmi». È un atteggiamento che può essere racchiuso nell’espressione: «Signore questo puzza, non farlo venire da te». Ma la risposta del Signore è chiara: «E tu non puzzavi quando io ti ho baciato?».

Davanti a «questa tentazione dei gruppetti degli eletti», ricorrente in ogni tempo, l’atteggiamento di «Gesù, nella Chiesa, nella storia della Chiesa», è quello descritto da Luca: «si fermò». È «una grazia — ha sottolineato il Papa — quando Gesù si ferma e dice: guardate là, portatelo da me», così come ha fatto con il cieco di Gerico. In questo modo il Signore «fa girare la testa dei discepoli alle periferie dolenti». Come a dire: «Non guardate solo me. Sì, dovete guardarmi, ma non solo me! Guardate anche me negli altri, nei bisognosi».

Infatti «quando Dio si ferma, sempre lo fa con misericordia e giustizia, ma anche, alcune volte, lo fa con l’ira» ha precisato Francesco riferendosi a quando il Signore «si fermò da quella classe dirigente» e la definì «generazione perversa e adultera»: certo, ha commentato, «questa non era una carezza». Tornando poi all’episodio evangelico del cieco di Gerico, il Pontefice ha voluto sottolineare che Gesù stesso lo fa avvicinare e lo guarisce, riconoscendo che aveva fede: «La tua fede ti ha salvato».

Il «terzo gruppo» che Luca presenta è «il popolo semplice che ha bisogno di segni di salvezza». Si legge nel passo del Vangelo: «Tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio». Dunque è «un popolo capace di fare festa, di lodare Dio, di perdere il tempo col Signore». E, ha fatto notare il Papa, «quante volte troviamo gente semplice, tante vecchiette che camminano e vanno, e tanto sacrificio per andare a pregare a un santuario della Madonna». Sono persone che «non chiedono privilegi, chiedono grazia soltanto». Sono «il popolo fedele che sa seguire il Signore senza chiedere alcun privilegio».

Ecco allora, ha riepilogato Francesco, le tre classi di persone che ci interpellano direttamente: «L’emarginato; i privilegiati, quelli che sono stati eletti e che in questo momento erano in tentazione; e il popolo fedele che segue il Signore per lodarlo perché è buono e anche per chiedergli salute, chiedergli tante grazie».

Questa riflessione, ha suggerito il Papa, ci deve portare a pensare «alla Chiesa, alla nostra Chiesa, che è seduta lungo la strada di questa Gerico». Perché «nella Bibbia, Gerico, secondo i padri, è il simbolo di peccato». Dunque, ha esortato, «pensiamo alla Chiesa che guarda passare Gesù, a questa Chiesa emarginata», a «questi non credenti, questi che hanno peccato tanto e non hanno voglia di alzarsi, perché non hanno forza di ricominciare». E anche, ha aggiunto il Pontefice, alla «Chiesa dei bambini, degli ammalati, dei carcerati, la Chiesa della gente semplice», chiedendo «al Signore la grazia che tutti noi, che abbiamo la grazia di essere stati chiamati, mai, mai, mai ci allontaniamo da questa Chiesa. Mai entriamo in questo microclima dei discepoli ecclesiastici privilegiati che si allontanano dalla Chiesa di Dio che soffre, che chiede salvezza, che chiede fede, che chiede la parola di Dio». Infine, ha concluso il Papa, «chiediamo la grazia di essere popolo fedele di Dio, senza chiedere al Signore alcun privilegio che ci allontani dal popolo di Dio».

 



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