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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

A ognuno il suo incontro

Venerdì, 24 aprile 2015

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLV, n.093, 25/04/2015)

Ogni uomo ha un incontro personale con il Signore. Un incontro vero, concreto, che può cambiare radicalmente la vita. Il segreto non sta solo nell’accorgersene, ma anche nel non perderne mai la memoria, per conservarne la freschezza e la bellezza. Lo ha affermato il Papa nella messa celebrata venerdì mattina, 24 aprile, nella cappella di Santa Marta. Con qualche «compito per casa» e due suggerimenti pratici: pregare per chiedere la grazia di ricordare e poi rileggere il Vangelo per riconoscersi nei tanti incontri di Gesù.

La prima lettura (Atti, 9, 1-20), ha fatto subito notare Francesco, racconta proprio «la storia di Saulo-Paolo», del suo essere «convinto della sua dottrina, anche zelante». Ma «questo zelo lo portava a perseguitare questa nuova via che era nata lì, cioè i cristiani». Così Saulo «chiese le lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene i cristiani». E «questo lo faceva con lo zelo di Dio».

Poi, ha spiegato il Papa, «è accaduto quello che abbiamo sentito e che tutti sappiamo: quella visione, e lui cade dal cavallo». A quel punto, ha ricordato Francesco, «il Signore gli parla: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” — “Chi sei Signore?” — “Io sono Gesù”». È, dunque, «l’incontro di Paolo con Gesù».

Fino a quel momento Paolo «credeva che tutto quello che dicevano i cristiani erano storie». Ma «ecco che s’incontra con Lui e mai dimenticherà questo incontro: gli cambia la vita e lo fa crescere nell’amore per questo Signore che prima perseguitava e adesso ama». Un incontro, ha aggiunto il Papa, che porta Paolo «ad annunciare al mondo come strumento di salvezza il nome di Gesù». Ecco, dunque, come è avvenuto e cosa ha significato «l’incontro di Paolo con Gesù».

«Nella Bibbia — ha affermato Francesco — ci sono tanti altri incontri». Anche «nel Vangelo». E sono «tutti diversi» tra loro. E così davvero «ognuno ha il proprio incontro con Gesù». Pensiamo, ha suggerito il Papa, «ai primi discepoli che seguivano Gesù e rimasero con Lui tutta la serata — Giovanni e Andrea, il primo incontro — e sono rimasti felici di questo». Tanto che «Andrea va da suo fratello Pietro — si chiamava Simone a quel tempo — e dice: “Abbiamo trovato il Messia!”». È «un altro incontro entusiasta, felice, e porta Pietro da Gesù». Segue, dunque, «l’incontro di Pietro con Gesù» che «fissò lo sguardo su di Lui». E Gesù gli dice: «Tu sei Simone, figlio di Giovanni. Sarai chiamato Cefa», e «cioè pietra».

Gli «incontri», ha ribadito Francesco, sono davvero tanti. C’è, ad esempio, «quello di Natanael, lo scettico». Subito «Gesù con due parole lo butta in terra». Tanto che l’intellettuale ammette: «Ma tu sei il Messia!». C’è poi «l’incontro della Samaritana che, a un certo punto, si sente in difficoltà e cerca di essere teologa: “Ma questo monte, l’altro…”». E Gesù le risponde: «Ma tuo marito, la tua verità». La donna «nel proprio peccato incontra Gesù e va annunciarlo a quelli della città: “Mi ha detto tutto quello che io ho fatto; sarà forse il Messia?”».

Francesco ha voluto anche far rivivere «l’incontro di quel lebbroso, uno dei dieci guariti, che torna per ringraziare». E, ancora, «l’incontro di quella donna ammalata da diciotto anni che pensava: “Ma se almeno riesco a toccare il mantello sarò guarita” e incontra Gesù». E infine anche «l’incontro di quell’indemoniato dal quale Gesù caccia via tanti demoni che vanno ai porci» e poi «vuole seguirlo e Gesù gli dice: “No, no rimani a casa tua, ma dì a tutti cosa ti è accaduto”».

Così, ha riepilogato il Pontefice, «possiamo trovare tanti incontri nella Bibbia, perché il Signore ci cerca per fare un incontro con noi» e «ognuno di noi ha il suo proprio incontro con Gesù». Forse, ha fatto notare il Papa, «lo dimentichiamo, perdiamo la memoria» fino al punto di domandarci: «Ma quando io ho incontrato Gesù o quando Gesù mi ha incontrato?». Sicuramente, ha precisato Francesco, Gesù «ti ha incontrato il giorno del Battesimo: quello è vero, eri bambino». E con il Battesimo, ha aggiunto, «ti ha giustificato e ti ha fatto parte del suo popolo».

«Tutti noi — ha affermato il Papa — abbiamo avuto nella nostra vita qualche incontro con Lui», un incontro vero nel quale «ho sentito che Gesù mi guardava». Non è un’esperienza solo «per i santi». E «se non ricordiamo, sarà bello fare un po’ di memoria e chiedere al Signore che ci dia la memoria, perché Lui si ricorda, Lui ricorda l’incontro». In proposito Francesco ha fatto riferimento al libro di Geremia dove si legge: «Mi ricordo di te, dell’affetto della tua giovinezza, dell’amore al tempo del tuo fidanzamento». Parla, dunque, di «quell’incontro entusiasta dell’inizio, quell’incontro nuovo: Lui mai dimentica, ma noi dimentichiamo l’incontro con Gesù».

Un «bel compito da fare a casa» ha suggerito Francesco, sarebbe proprio ripensare a «quando ho sentito davvero il Signore vicino a me», a «quando ho sentito che dovevo cambiare vita o essere migliore o perdonare una persona», a «quando ho sentito il Signore che mi chiedeva qualcosa» e, perciò, a «quando ho incontrato il Signore».

La nostra fede, infatti, «è un incontro con Gesù». Proprio «questo è il fondamento della fede: ho incontrato Gesù come Saulo» secondo quanto racconta il passo degli Atti degli apostoli proposto dalla liturgia.

E così, ha proseguito Francesco, se uno dice a se stesso «non mi ricordo» dell’incontro col Signore, è opportuno che chieda la grazia: «Signore, quando coscientemente ti ho trovato? Quando tu mi hai detto qualcosa che ha cambiato la mia vita o mi hai invitato a fare quel passo avanti nella vita?». E, ha raccomandato il Papa, «questa è una bella preghiera, fatela ogni giorno». E quando poi «ti ricordi, gioisci in quel ricordo che è un ricordo di amore».

Un «altro compito bello», ha proposto ancora Francesco, «sarebbe prendere i Vangeli» e rileggere le tante storie che ci sono per «vedere come Gesù incontra la gente, come sceglie gli apostoli». E accorgersi, forse, che qualche incontro «assomiglia al mio», perché «ognuno ha il suo proprio» incontro.

Ecco, allora, i due suggerimenti pratici e concreti, «che ci faranno bene», offerti dal Papa. Anzitutto «pregare e chiedere la grazia della memoria». Domandandoci: «Quando, Signore, è stato quell’incontro, quel primo amore?». Per «non sentire quel rimprovero che il Signore fa nell’Apocalisse: “Ho questo contro di te che ti sei dimenticato del primo amore”».

Il secondo suggerimento del Papa è, appunto, «prendere il Vangelo e vedere i tanti incontri di Gesù con tante persone diverse». Risulta evidente, ha spiegato, che «il Signore vuole incontrarci, vuole che il rapporto con noi sia a tu per tu». Di sicuro, infatti, «nella nostra vita c’è stato un incontro forte che ci ha guidato a cambiare un po’ la vita e a essere migliori».

Proprio la celebrazione eucaristica, ha concluso il Pontefice, è «un altro incontro con Gesù, per fare quello che abbiamo sentito» nel Vangelo (Giovanni, 6, 52-59): «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me ed io in lui». Sì, proprio per rimanere così «nel Signore, adesso andiamo verso questo incontro quotidiano».

 



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