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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
 IN OCCASIONE DELL’EVENTO DI SOLIDARIETÀ
NEL 30º ANNIVERSARIO DEL SISTEMA DELL’INTEGRAZIONE CENTROAMERICANA

[Costa Rica, 10 giugno 2021]

Eccellenze, Signore e Signori,

Saluto cordialmente i partecipanti all’Evento di Solidarietà, promosso in occasione del 30° anniversario del Sistema d’Integrazione Centroamericana, al quale la Santa Sede partecipa come Osservatore extra-regionale dall’anno 2012. Questa iniziativa intende mobilitare sostegni per migliorare la situazione delle persone forzatamente dislocate e delle comunità che le accolgono nella regione del Centroamerica e del Messico.

La parola solidarietà, che sta al centro di questo evento, acquista un significato ancora più grande in questa epoca di crisi pandemica, una crisi che ha messo alla prova il mondo intero, tanto i Paesi poveri quanto quelli ricchi.

La crisi sanitaria, economica e sociale provocata dal covid-19 ha ricordato a tutti che gli esseri umani sono come la polvere. Ma polvere preziosa agli occhi di Dio [1], che ci ha costituiti come un’unica famiglia umana . E come la famiglia naturale educa alla fedeltà, alla sincerità, alla cooperazione e al rispetto, promuovendo la pianificazione di un mondo abitabile e a credere nei rapporti di fiducia, persino in condizioni difficili, così la famiglia delle nazioni è chiamata a rivolgere la sua attenzione comune a tutti, specialmente ai membri più piccoli e vulnerabili, senza cedere alla logica della competizione e agli interessi particolari .

In questi ultimi lunghi mesi della pandemia, la regione centroamericana ha visto il deteriorarsi delle condizioni sociali che erano già precarie e complesse a causa di un sistema economico ingiusto. Questo sistema logora la famiglia [4], cellula fondamentale della società. E così le persone «senza il calore di una casa, senza famiglia, senza comunità, senza appartenenza» , si ritrovano sradicate e orfane, alla mercé di «situazioni fortemente conflittuali e senza rapida soluzione: violenza domestica, femminicidio [...], bande armate e criminali, traffico di droga, sfruttamento sessuale di minori e non più minori» . Questi fattori, uniti alla pandemia e alla crisi climatica caratterizzata da una siccità sempre più intensa e da uragani sempre più frequenti, hanno conferito alla mobilità umana la connotazione di un fenomeno forzato di massa, facendogli assumere l’aspetto di un esodo regionale.

Nonostante l’innato senso di ospitalità proprio dei popoli del Centroamerica, le restrizioni sanitarie hanno influito sulla chiusura di molte frontiere. Tanti sono rimasti a metà strada, senza possibilità di andare avanti o di tornare indietro.

La pandemia ha anche messo in evidenza la fragilità degli sfollati interni, che ancora «non rientrano nel sistema di protezione internazionale previsto dal diritto internazionale dei rifugiati» [7] e spesso restano senza l’adeguata protezione.

Inoltre, nelle diverse fasi del dislocamento, sia interno che esterno, c’è un numero crescente di casi di tratta di esseri umani, tratta che «è una piaga nel corpo dell’umanità contemporanea, una piaga nella carne di Cristo. È un delitto contro l’umanità [8].

Eccellenze, signore e signori,

Quelle che ho presentato qui sono alcune delle sfide più importanti che riguardano la mobilità umana, un fenomeno che ha caratterizzato la storia dell’essere umano e che «porta con sé grandi promesse» [9] per il futuro dell’umanità.

In questo contesto, la Santa Sede, mentre riafferma il diritto esclusivo degli Stati a gestire i propri confini, si aspetta un impegno regionale comune, solido e coordinato, destinato a porre la persona e la sua dignità al centro di ogni esercizio politico. In effetti, «il principio della centralità della persona umana, [...] ci costringe a mettere sempre la sicurezza personale prima della sicurezza nazionale [...] Le condizioni di migranti, richiedenti asilo e rifugiati richiedono che sia loro garantita la sicurezza personale e l'accesso ai servizi di base» [10].

Oltre a queste protezioni, è necessario adottare meccanismi internazionali specifici che diano una tutela concreta e riconoscano il “dramma spesso invisibile” degli sfollati interni, relegati «in secondo piano nell'agenda politica» [11] nazionale.

Si devono adottare misure simili rispetto ai nostri numerosi fratelli e sorelle che si vedono obbligati a fuggire a causa dell’insorgere della grave crisi climatica [12]. Tali misure devono essere accompagnate da politiche regionali di protezione della nostra “Casa comune” volte a lenire l’impatto sia dei fenomeni climatici sia delle catastrofi ambientali provocate dall’uomo nella sua opera di accaparramento di terre, deforestazione e appropriazione dell’acqua. Queste violazioni attentano gravemente contro i tre ambiti fondamentali dello sviluppo umano integrale: la terra, l’alloggio e il lavoro .

Riguardo alla tratta di persone, occorre prevenire questo flagello mediante il sostegno alle famiglie e l’educazione, e proteggere le vittime con programmi che garantiscano la loro sicurezza, «la protezione della privacy, un alloggio sicuro e un’adeguata assistenza sociale e psicologica» [14]. I bambini più piccoli e le donne meritano un’attenzione speciale. «Le donne sono fonti di vita. Eppure sono continuamente offese, picchiate, violentate, indotte a prostituirsi e a sopprimere la vita che portano in grembo. Ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio, nato da donna» . Come ha detto san Giovanni Paolo ii, «la donna non può diventare “oggetto” di “dominio” e di “possesso” maschile» . Tutti siamo chiamati a sostenere un’educazione che promuova l’uguaglianza fondamentale, il rispetto e l’onore che meritano le donne.

La pandemia ha provocato una «crisi educativa senza precedenti» [17], aggravata dalle restrizioni e dall’isolamento forzato che hanno messo in evidenza le disuguaglianze esistenti e hanno aumentato il rischio che i più vulnerabili cadano nelle reti traditrici del traffico dentro e fuori i confini nazionali. Dinanzi alle nuove sfide, si deve intensificare la collaborazione internazionale per prevenire la tratta, proteggere le vittime e perseguire i delinquenti. Questa azione sinergica trarrà beneficio, in larga misura, dalla partecipazione delle organizzazioni religiose e delle Chiese locali, che offrono non solo assistenza umanitaria ma anche accompagnamento spirituale alle vittime.

In tempi d’incommensurabile sofferenza causata dalla pandemia, dalla violenza e dai disastri ambientali, la dimensione spirituale non può né deve essere relegata a una posizione secondaria rispetto alla tutela della salute fisica. «La condizione per costruire società inclusive è in una comprensione complessiva della persona umana, che si sente veramente accolta quando tutte le dimensioni che costituiscono la sua identità sono riconosciute e accolte, compresa quella religiosa» [18].

Eccellenze, signore e signori,

di fronte a tante sfide pressanti, vale anche per questa regione l’appello sincero a costruire una società «umana e fraterna [...] in grado di adoperarsi per assicurare in modo efficiente e stabile che tutti siano accompagnati nel percorso della loro vita» [19]. Si tratta di uno sforzo congiunto che va al di là delle frontiere nazionali per permettere lo scambio regionale: «L’integrazione culturale, economica e politica con i popoli circostanti dovrebbe essere accompagnata da un processo educativo che promuova il valore dell’amore per il vicino, primo esercizio indispensabile per ottenere una sana integrazione universale» .

La cooperazione multilaterale è uno strumento prezioso per promuovere il bene comune, prestando speciale attenzione alle profonde e nuove cause delle persone forzatamente dislocate, di modo che «i confini non siano zone di tensione, ma braccia aperte di riconciliazione» [21]. Oggi «siamo [...] di fronte alla scelta tra una delle due possibili strade: una porta al rafforzamento del multilateralismo [...]; l’altro privilegia atteggiamenti di autosufficienza, nazionalismo, protezionismo, individualismo e isolamento, tralasciando i più poveri, i più vulnerabili, gli abitanti delle periferie esistenziali» .

La Chiesa cammina insieme ai popoli del Centroamerica, che hanno saputo affrontare le crisi con coraggio ed essere comunità che accolgono [23] e li esorta a perseverare nella solidarietà con fiducia reciproca e speranza audace.

Vi ringrazio di cuore e invoco su tutti voi e sulle nazioni che rappresentate la Benedizione del Signore.

Francesco

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[1] Cfr. Benedetto XVI, Udienza generale, 17 febbraio 2010.

[2] Cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, n. 13.

[3] Cfr. Udienza generale, 7 ottobre 2015.

[4] Cfr. Incontro con i vescovi centroamericani (Sedac), 24 gennaio 2019.

[5] Ibidem.

[6] Ibidem.

[7] Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, Sezione Migranti e Rifugiati, Orientamenti pastorali sugli sfollati interni, 2020.

[8] Discorso ai partecipanti alla Conferenza Internazionale sulla tratta delle persone, 10 aprile 2014.

[9] Messaggio in occasione del colloquio Messico - Santa Sede sulla mobilità umana e lo sviluppo, 14 luglio 2014.

[10] Messaggio per la 104ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 14 gennaio 2018.

[11] Messaggio per la 106ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 13 maggio 2020.

[12] Cfr. Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, Sezione Migranti e Rifugiati, Orientamenti pastorali sugli sfollati climatici, 2021.

[13] Cfr. Discorso ai partecipanti all’Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari, 28 ottobre 2014.

[14] Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, Sezione Migranti e Rifugiati, Orientamenti Pastorali sulla Tratta delle Persone, 2019.

[15] Omelia, 1° gennaio 2020.

[16] Lettera Apostolica Mulieris dignitatem, 15 agosto 1988.

[17] Videomessaggio per il lancio della Missione 4.7 e del Global Compact on Education, 16 dicembre 2020.

[18] Discorso ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 8 gennaio 2018.

[19] Lettera Enciclica Fratelli tutti, 3 ottobre 2020, n. 110.

[20] Ibidem, n. 151.

[21] San Giovanni Paolo II, Omelia, 6 marzo 1983.

[22] Videomessaggio in occasione della 75ª Sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 25 settembre 2020.

[23] Cfr. Messaggio per la 107ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 3 maggio 2021.

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da L'Osservatore Romano, Anno CLXI n. 129, giovedì 10 giugno 2021, p.8.



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