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SALUTO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI MEMBRI DELL'ACCADEMIA DI SVEZIA

Sala dei Papi
 Venerdì, 19 Novembre 2021

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Illustri Signore e Signori!

Sono lieto di incontrare nuovamente voi che componete l’Accademia Svedese. Ringrazio il Presidente per la sua introduzione, specialmente per aver messo al centro la parola dialogo.

Sono sicuro che anche voi abbiate constatato come la lunga crisi della pandemia stia mettendo a dura prova la capacità di dialogare con gli altri. Questo è certamente dovuto sia ai periodi di confinamento, sia al fatto che tutta questa situazione ha inciso dentro le persone, in modo spesso inconsapevole. Ognuno si scopre un po’ più distante dagli altri, un po’ più chiuso, forse più diffidente; o semplicemente siamo meno propensi a incontrarci, a lavorare fianco a fianco, con la gioia e la fatica di costruire qualcosa insieme. Allora, la prima cosa è prendere coscienza di questa realtà, che minaccia ognuno di noi come persone, indebolendo la nostra capacità di relazione, e che impoverisce la società e il mondo. Anche involontariamente, questa tendenza rischia di fare il gioco della cultura dell’indifferenza.

Sono certo che voi, dal vostro privilegiato punto di osservazione, condividete questa preoccupazione. Lo confermano le parole che Lei, Signor Presidente, ha detto poco fa, e nelle quali mi ritrovo pienamente: «In un tempo di crisi, ogni piccolo passo che può portare gli esseri umani ad avvicinarsi agli altri è di grande importanza». È la pratica quotidiana dell’incontro e del dialogo: uno stile di vita che non fa notizia, ma che aiuta la comunità umana ad andare avanti, a crescere nell’amicizia sociale. L’Enciclica Fratelli tutti contiene un capitolo – il sesto – dedicato a questa scelta: «Dialogo e amicizia sociale» (nn. 198-224).

Con voi Accademici, che tenete, per così dire, il “polso” delle dinamiche culturali, e che assegnate i prestigiosi Premi Nobel, desidero condividere questa scelta del dialogo sociale come via maestra verso una nuova cultura. Lo sviluppo pervasivo dei social media rischia di sostituire il dialogo con una molteplicità di monologhi, spesso dai toni aggressivi (cfr n. 200). Invece il dialogo sociale «presuppone la capacità di rispettare il punto di vista dell’altro» (n. 203), con sincerità e senza dissimulazioni.

Dialogo non è sinonimo di relativismo, anzi, una società è tanto più nobile quanto più coltiva la ricerca della verità ed è radicata nelle verità fondamentali (cfr n. 206-207); segnatamente quando riconosce che «ogni essere umano possiede una dignità inalienabile» (n. 213). Questo principio è condivisibile da credenti e non credenti.

Su tale base, siamo chiamati insieme a promuovere la cultura dell’incontro. «Armiamo i nostri figli con le armi del dialogo! Insegniamo loro la buona battaglia dell’incontro!» (Fratelli tutti, 217).

Illustri Signore e Signori, vi ringrazio ancora per la vostra visita. Dio benedica voi e il vostro lavoro, benedica i vostri cari e il vostro Paese.



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