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GIOVANNI PAOLO  II

ANGELUS

 Domenica, 28 ottobre 1984

 

1. “E beata colei che ha creduto” (Lc 1, 45).

Tra poco reciteremo l’Angelus. Beata sei, o Maria, che hai creduto, quando il Messaggero di Dio ti ha parlato.

Beata sei tu, che hai creduto “nell’adempimento delle parole del Signore”.

Benedice la tua fede Elisabetta.

Benedice la tua fede tutta la Chiesa. Benedice la tua fede l’umanità intera.

2. Tutti noi che - particolarmente nel corso di questo mese - recitiamo il santo Rosario, benediciamo la fede di Maria, in ogni suo mistero.

Preghiamo lei.

E insieme preghiamo con lei.

Crediamo che in questi misteri lei prega insieme con noi. Maria ci permette di ritrovarci in mezzo alle grandi cose che l’Onnipotente ha fatto in lei, in mezzo alle “grandi opere di Dio” con cui vive la Chiesa.

Lei guida maternamente la vita, nella quale si esprime la fede, la speranza e la carità della Chiesa.

E questo avviene - in un particolare modo - mediante il santo Rosario.

Avviandoci alla fine del mese “del Rosario”, ringraziamo per tutti i frutti di questa preghiera, mediante la quale la Madre di Cristo è stata con noi.

3. E contemporaneamente raccomandiamo a Dio le grandi missioni popolari, che oggi iniziano in Venezuela in preparazione della mia visita, prevista tra la fine di gennaio e gli inizi di febbraio del 1985, perché siano per i nostri fratelli venezuelani un’occasione speciale di grazia, di luce, di propositi di conversione e di sempre più profondo amore a Dio e ai fratelli.

Preghiamo il Signore affinché, attraverso questa iniziativa pastorale, il popolo venezuelano avverta maggiormente l’esigenza di orientare decisamente la propria vita verso di lui e verso la sua volontà, per configurarsi a Cristo uomo nuovo, uomo vero, uomo perfetto.

Quando i vescovi del Venezuela vennero, alla fine dell’agosto scorso, a Roma per la visita “ad limina”, mi dissero che il desiderio della nazione affidata alle loro cure pastorali era quello di conoscere sempre meglio la fede cattolica, mediante una maggiore istruzione religiosa e mediante il dono dei sacramenti.

Auguro che queste missioni, portando il frutto salvifico di una fede operosa, permettano alla Chiesa che è in Venezuela di assumersi l’impegno della promozione dell’uomo mediante la sua evangelizzazione.

4. Voglio anche ricordare e salutare i partecipanti al Convegno dei presidenti e segretari delle Commissioni nazionali di liturgia i quali, in occasione del XX anniversario della costituzione Sacrosanctum Concilium sulla liturgia, si sono radunati qui a Roma per verificare i frutti e studiare gli sviluppi di questo importante documento del Concilio Vaticano II, che tanto ha influito sul modo ecclesiale di pregare e di rendere culto a Dio.

I principi che i vescovi, uniti con il Papa, proposero per un’adeguata riforma e per l’incremento della liturgia permettono, se ben compresi e rettamente applicati, di vivere e celebrare in modo sempre più degno e adeguato il mistero salvifico di Cristo.

Infatti “dalla liturgia e particolarmente dall’Eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia e si ottiene, con la massima efficacia, quella santificazione degli uomini e glorificazione di Dio in Cristo, verso la quale come a loro fine convergono tutte le altre attività della Chiesa.

A ottenere questa piena efficacia è necessario che i fedeli si accostino alla sacra liturgia con retta disposizione d’animo, conformino la loro mente alle parole del rito e cooperino con la grazia divina per non riceverla invano.

Perciò i pastori d’anime devono vigilare attentamente che nell’azione liturgica non solo siano osservate le leggi, che ne assicurano la valida e lecita celebrazione, ma che i fedeli vi prendano parte consapevolmente, attivamente e fruttuosamente” (Sacrosanctum Concilium, 10-11).


Ai polacchi presenti in Piazza San Pietro

Cari connazionali. Continuiamo a perseverare nella preghiera per don Jerzy Popieluszko. Ringraziamo tutti coloro che qui a Roma, in Italia e in tutto il mondo si uniscono a noi nella preghiera per questa vicenda. Chiediamo a Dio la pace e l’ordine nel nostro Paese, nella nostra patria. Chiediamo che questa nuova sofferenza serva al rinnovamento spirituale della nostra nazione.

 

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