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GIOVANNI PAOLO II

REGINA COELI

Domenica, 17 maggio 1987

 

1. Il Concilio Vaticano II ha valorizzato al massimo il carattere missionario della Chiesa. In docile ascolto dello Spirito Santo, ha riproposto a tutti i membri del Popolo di Dio - pastori e fedeli - la vincolante consegna che Gesù, prima di salire al cielo, affidò agli apostoli, quando disse: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19; cf. Lumen Gentium, 17).

In adempimento di questo solenne comando, il Concilio ha ripreso e fatta sua l’umile e fervida testimonianza di san Paolo: “Non è per me un vanto predicare il Vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1 Cor 9, 16; cf. Lumen Gentium, 17).

2. Il Concilio ha così contribuito a suscitare nel Popolo di Dio una nuova coscienza missionaria, sempre più intensa e sempre più diffusa, in rapporto alle nuove necessità dei tempi. Non ambizioni di terreno proselitismo spingono la Chiesa sulle strade dell’evangelizzazione, ma la coerenza col proprio essere, la fedeltà alla propria vocazione. Sta qui la regola dei suoi passi; l’anima dei ritmi dei suoi itinerari.

“La Chiesa peregrinante è missionaria per natura sua, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il disegno di Dio Padre” (Ad Gentes, 2).

Questo disegno scaturisce dunque dall’“amore fontale” del Padre che sta nei cieli. Pertanto tutti coloro che hanno la grazia di entrare nella cerchia di un tale amore non possono considerare l’evangelizzazione un aspetto facoltativo e marginale. Essa è un’esigenza che sgorga dal loro stesso essere di cristiani. È perciò un dovere e un impegno irrinunciabile, da cui nessuno, mai, può ragionevolmente esimersi; si tratti di portare la luce del Vangelo là dove l’annuncio non è stato proclamato, o di ravvivarla in quegli strati di umanità in cui varie forme di neo-paganesimo l’hanno oscurata o spenta.

3. Nella dimensione missionaria i fedeli laici trovano uno spazio particolarmente vasto ed aperto alle loro specifiche possibilità. Essi, “anche quando sono occupati in cure temporali, possono e devono esercitare una preziosa azione per l’evangelizzazione del mondo” (Lumen Gentium, 35). Perciò se essi sono chiamati a contribuire in varie forme al sostegno delle giovani Chiese e delle loro attività umanitarie e pastorali, devono pure impegnarsi per la diffusione del fermento evangelico in ogni ambiente delle terre che sono già cristiane” (cf. Ad Gentes, 41).

Voglia la Vergine Maria, stella dell’evangelizzazione, che, mediante le riflessioni del prossimo Sinodo episcopale, acquisti un più ampio respiro la coscienza missionaria nel nostro laicato cattolico.


1. Domenica prossima in tutte le parrocchie di Roma si celebrerà la “Giornata del Sinodo Pastorale Diocesano”. Proprio oggi si compie un anno da quando, in occasione della veglia di Pentecoste, ho dato l’annuncio di questo Sinodo, che sarà il secondo dopo quello celebrato nel 1960 da Papa Giovanni XXIII e che avrà come tema “la comunione e la missione della Chiesa di Dio che è in Roma alle soglie del terzo millennio”.

Si è dato subito avvio alla fase “antepreparatoria”, predisponendo gli strumenti di ricerca e di studio, al fine di impostare il lavoro preparatorio vero e proprio e soprattutto di coinvolgere in esso non solo tutte le componenti della comunità ecclesiale, ma anche ogni uomo e donna che vive in questa città.

La “Giornata”, che si celebra domenica prossima, ha lo scopo di interessare e coinvolgere tutta la comunità diocesana, perché ognuno si senta corresponsabile della vita e della missione della Chiesa e collabori attivamente a rendere operante quella “comunione” e quella “missione” che il Sinodo pastorale diocesano è chiamato a promuovere.

Ogni cristiano è invitato a pregare perché il Sinodo romano possa raggiungere le sue finalità pastorali e inoltre, quel giorno, in ogni chiesa sarà distribuito un “questionario” con una lettera del Cardinale Vicario che a mio nome chiede di rispondere, in modo che ciascuno, fin d’ora, possa dare il proprio apporto a “costruire” il Sinodo.

Attraverso il “questionario” è la Chiesa romana che vi interpella; come Vescovo di questa Chiesa vi invito a rispondere!

2. Saluto tutti i pellegrini presenti, rivolgendo uno speciale pensiero a quanti vengono dalla parrocchia di san Remigio in Vimodrone, in diocesi di Milano. Carissimi, mi è cosa gradita assicurarvi che, quando ho benedetto la pietra per il nuovo altare della vostra Chiesa, ho pregato la Vergine Maria per l’intera vostra comunità parrocchiale.

A tutti il mio saluto cordiale e la mia benedizione.

 

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