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GIOVANNI PAOLO II

ANGELUS

Domenica, 12 giugno 1994

 

Carissimi Fratelli e Sorelle,

Oggi desidero tornare all'Enciclica Veritatis splendor, per riproporre alcuni principi fondamentali della vita morale. Il punto di partenza dell'Enciclica è il dialogo di Gesù Cristo con il giovane (cfr. Mt 19, 16-22) che Gli pone la seguente domanda: "Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?" (Mt 19, 16). Gesù risponde: "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti" (Mt 19, 17). E quando il giovane chiede: "Quali?", Gesù replica citando il Decalogo. Questo dialogo manifesta che c'è nell'uomo il desiderio della vita eterna; un desiderio la cui realizzazione è condizionata dall'osservanza dei comandamenti, cioè dall'adempimento delle norme morali, dei principi di comportamento dati da Dio e rivelati nella Sacra Scrittura.

2. Invitando il giovane ad osservare il Decalogo, Gesù non fa che riprendere gli stessi comandamenti che Dio, nella sua maestà di supremo Legislatore, aveva dato agli Israeliti per mezzo di Mosè dall'alto del Monte Sinai. Mediante i comandamenti Dio aveva stretto un'Alleanza con Israele: Mosè si era obbligato, insieme con il suo popolo, alla loro osservanza e Dio, da parte sua, aveva assicurato agli Israeliti l'ingresso nella Terra promessa. L'osservanza dei comandamenti è la condizione per raggiungere la vita eterna, di cui l'ingresso nella Terra è il simbolo.

3. La stessa legge, rivelata da Dio per mezzo di Mosè e confermata da Cristo nel Vangelo (cfr. Mt 5, 17-19), è stata iscritta dal Creatore nella natura umana. Ecco ciò che leggiamo nella Lettera di San Paolo ai Romani: "Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi" (Rm 2, 14). Così, dunque, i principi morali, manifestati da Dio al Popolo eletto per mezzo di Mosè, sono gli stessi da Lui inscritti nella natura dell'essere umano. Seguendo pertanto ciò che fin da principio fa parte della sua natura, ogni persona sa di dover onorare il padre e la madre e rispettare la vita; è consapevole di non dover commettere adulterio, né rubare, né pronunziare falsa testimonianza; in una parola, sa di non dover fare agli altri ciò che non vuole sia fatto a sé.

4. Nella Lettera ai Romani san Paolo aggiunge: "Quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza" (Rm 2, 15). La coscienza si presenta come il testimone, sia accusando l'uomo quando viola la legge inscritta nel suo cuore, sia giustificandolo quando le è fedele. Così dunque, secondo l'insegnamento dell'Apostolo, esiste una legge intimamente legata alla natura dell'uomo quale essere intelligente e libero e questa legge trova risonanza nella sua coscienza: per l'uomo, vivere d'accordo con la coscienza vuol dire vivere secondo la legge della propria natura e, vice versa, vivere secondo questa legge significa vivere d'accordo con la coscienza; ovviamente con la coscienza vera e retta, cioè con la coscienza che rilegge correttamente il contenuto della legge inscritta dal Creatore nella natura umana.

5. Il ricordo di questo insegnamento racchiuso nella Sacra Scrittura, particolarmente nella Lettera ai Romani, è stato sempre importante nella storia della Chiesa e dell'umanità. Nell'anno in corso esso diventa particolarmente urgente, soprattutto in rapporto ai doveri fondamentali che riguardano la famiglia e la vita, così strettamente legati tra loro. Nell'Anno della Famiglia deve trovare prima di tutto conferma quel diritto fondamentale dell'uomo che è il diritto alla vita. Non si può vanificare questo diritto, per esempio, legalizzando la soppressione della vita umana, specialmente di coloro che non sono ancora nati.

6. Con la recita dell'Angelus rivolgiamo i nostri pensieri e i nostri cuori a Maria, Madre del Verbo che si è fatto carne (cfr. Gv 1, 14). Venendo al mondo, il Figlio di Dio desidera che abbiamo la vita e l'abbiamo in abbondanza (cfr. Gv 10, 10). Preghiamolo, per intercessione della Madre della Vita, affinché sia rispettata la legge divina iscritta nel cuore di ogni uomo; perché sia rispettato in particolare il diritto alla vita di ogni essere umano concepito. Solo osservando la legge di Dio si può raggiungere la vita eterna!

Questa mattina alcune coppie hanno celebrato il matrimonio nella Basilica di San Pietro. Ad esse ho fatto pervenire la mia parola benedicente attraverso il Cardinale López Trujillo. Rinnovo ora agli sposi novelli i miei auguri di gioia e di prosperità, invitandoli a farsi apostoli del "vangelo della famiglia" mediante la gioiosa testimonianza di un amore profondo e fedele.

Il mio pensiero va poi all'incontro mondiale delle famiglie, che si terrà qui, a Roma, nel prossimo ottobre.

Con la Lettera del febbraio scorso alle Famiglie, ho cercato di stabilire un dialogo con ciascuna di esse, alla luce della Parola di Dio. Ora vorrei invitarLe ad unirsi, almeno spiritualmente, a me per quell'appuntamento che costituirà la fase culminante dell'Anno della Famiglia. Ci sarà un incontro di festa e di testimonianza il sabato 8 ottobre, seguito da una celebrazione eucaristica che, a Dio piacendo, io stesso presiederò in Piazza San Pietro, la domenica 9, insieme con i Vescovi partecipanti al Sinodo sulla vita consacrata. Desidero che, in data opportuna, si promuova in ogni diocesi qualche iniziativa del genere, perché quest'anno costituisca per le famiglie un tempo di grazia, da vivere nella riflessione e nel rinnovamento di vita. La Vergine Santa renda fecondo ogni proposito di bene e benedica le famiglie del mondo intero.

Saluto le comunità neocatecumenali provenienti da Parigi, Roma e San Benedetto del Tronto, ed auguro che il pellegrinaggio alla tomba di San Pietro rappresenti per tutti una tappa significativa nell'itinerario di fede e di testimonianza cristiana.

 

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