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GIOVANNI PAOLO II

LETTERA APOSTOLICA

DIE DOMINICO PASCHAE

A tutti i Vescovi della Chiesa
per ringraziarli della spirituale partecipazione
al sacro giubileo e la pastorale sollecitudine

 

Carissimi fratelli nel ministero episcopale.

La domenica di Pasqua ho chiuso con trepida emozione la Porta Santa, che avevo aperto il 25 marzo 1983, dando inizio al Giubileo straordinario della Redenzione in spirituale unione con voi, che lo inauguravate con me nelle vostre diocesi.

Dopo la felice conclusione di questa indimenticabile esperienza ecclesiale, desidero esprimere a voi tutti la mia viva gratitudine per la spirituale partecipazione e la pastorale sollecitudine con cui avete attuato nelle vostre Chiese particolari la celebrazione giubilare. Il vostro zelo ha moltiplicato gli sforzi per aiutare i fedeli a vivere le grandi finalità soprannaturali indicate per il Giubileo, quali la conversione interiore e la riconciliazione con Dio, con se stessi e con gli altri, mediante soprattutto una più intensa partecipazione ai sacramenti, in special modo alla Penitenza e all’Eucaristia, e un maggiore impegno nel religioso ascolto della parola di Dio.

È confortante e significativa la sorprendente disponibilità con cui i fedeli hanno risposto all’invito loro rivolto di vivere con particolare interiorità il dono del Giubileo.

Il mio ringraziamento s’indirizza pertanto a voi, cari fratelli nell’episcopato, e a tutti i sacerdoti, vostri collaboratori che, accogliendo con prontezza il mio annuncio, avete promosso con saggia azione pastorale opportune iniziative perché il Giubileo fosse adeguatamente attuato.

Ogni pastore non può non rallegrarsi del vasto movimento di rinnovamento spirituale, che questa particolare occasione di grazia ha suscitato. L’Anno Giubilare ha visto la generosa e convinta partecipazione del laicato, soprattutto giovanile, sia a livello delle singole diocesi che della Chiesa universale. Ai giovani è stato rivolto l’invito ad aprire le porte a Cristo, ed essi lo hanno gioiosamente accolto; è stata data a loro fiducia, ed essi hanno dimostrato di meritarla, È questa la linea su cui occorre proseguire con rinnovata speranza in questo scorcio del secolo verso il terzo millennio dell’era cristiana.

L’Anno Santo ha visto pure l’impegno generoso dei sacerdoti e dei religiosi, i quali hanno potuto meglio comprendere e apprezzare la loro specifica identità di testimoni del regno, di annunciatori della parola di Dio, di ministri dei sacramenti, specialmente di quelli dell’Eucaristia e della Riconciliazione. Ciò si è reso particolarmente evidente nelle iniziative prese a livello parrocchiale e diocesano, come anche nei tanti pellegrinaggi da essi guidati alle tombe degli apostoli e dei martiri che si venerano in questa città di Roma. Sale dal cuore spontaneo l’auspicio che l’esperienza vissuta in questo tempo di grazia possa recare un contributo a quella ripresa delle vocazioni sacerdotali che costituisce la costante preoccupazione di ogni pastore.

Non vorrei, infine, passare sotto silenzio che l’Anno Giubilare ha offerto l’opportunità di sottolineare l’importanza di una specifica presenza della Chiesa nel mondo della cultura, del lavoro, della famiglia, come anche della sua partecipazione alla promozione dei grandi valori, nei quali si sostanzia l’autentica dignità dell’uomo. Una volta di più è apparso chiaro che “compito fondamentale della Chiesa di tutte le epoche e, in modo particolare, della nostra, è di dirigere lo sguardo dell’uomo, di indirizzare la coscienza e l’esperienza di tutta l’umanità verso il mistero di Cristo” (Ioannis Pauli PP. II, Redemptor Hominis, 10).

Mi è caro inoltre manifestarvi, amati fratelli, il mio grato compiacimento per la generosa risposta all’invito, che a suo tempo vi rivolsi, a unirvi a me, in occasione della solennità dell’Annunciazione, per rinnovare l’Atto di affidamento alla Vergine santissima, atto che ho poi compiuto in piazza San Pietro dinanzi alla venerata effigie della Madonna di Fatima.

Auspico ora che, nel dare uno sguardo retrospettivo alle varie fasi del concluso Giubileo straordinario della redenzione, riflettiamo insieme sulla impellente necessità che i germi spirituali di tale evento maturino abbondantemente in frutti di grazia per tutti. Questa deve essere la comune preoccupazione dei vescovi, dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose, dei laici: la celebrazione dell’Anno Santo non rimanga soltanto come l’esaltante ricordo della magnifica risposta data da milioni e milioni di credenti in Cristo redentore per offrire pubblicamente una testimonianza aperta e limpida della loro fede, ma - mediante adeguate iniziative di carattere spirituale e pastorale - continui ad agire nel profondo delle coscienze, per rendere sempre più fecondi i propositi di bene e l’impegno di vivere in pienezza la carità verso Dio e verso i fratelli.

Con tali voti vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, estendendola a tutti i vostri collaboratori e fedeli.

Dal Vaticano, 29 aprile 1984, nel sesto anno del nostro Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II

 

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