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GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 21 aprile 1982

 

1. Proseguiamo le riflessioni sulle parole di Cristo, relative alla continenza “per il Regno dei cieli”.

Non è possibile intendere pienamente il significato e il carattere della continenza, se l’ultima locuzione dell’enunciato di Cristo, “per il Regno dei cieli” (Mt 19, 12), non verrà colmata del suo contenuto adeguato, concreto ed oggettivo. Abbiamo detto, in precedenza, che questa locuzione esprime il motivo, ovvero pone in rilievo in un certo senso la finalità soggettiva della chiamata di Cristo alla continenza. Tuttavia, l’espressione in se stessa ha carattere oggettivo, indica di fatto una realtà oggettiva, per cui le singole persone, uomini o donne, possono “farsi” (come Cristo dice) eunuchi. La realtà del “regno” nell’enunciato di Cristo secondo Matteo (cf. Mt 19, 11-12) è definita in modo preciso ed insieme generale, cioè tale da poter comprendere tutte le determinazioni ed i significati particolari che le sono propri.

2. Il “Regno dei cieli” significa il “Regno di Dio”, che Cristo predicava nel suo compimento finale, cioè escatologico. Cristo predicava questo regno nella sua realizzazione o instaurazione temporale, e nello stesso tempo lo preannunziava nel suo compimento escatologico. La instaurazione temporale del Regno di Dio è nel medesimo tempo la sua inaugurazione e la sua preparazione al compimento definitivo. Cristo chiama a questo regno, e in certo senso, vi invita tutti (cf. la parabola del banchetto di nozze: Mt 22, 1-14). Se chiama alcuni alla continenza “per il Regno dei cieli”, dal contenuto di quella espressione risulta che egli li chiama a partecipare in modo singolare alla instaurazione del regno di Dio sulla terra, grazie a cui s’inizia e si prepara la fase definitiva del “Regno dei cieli”.

3. In tal senso abbiamo detto che quella chiamata porta in sé il segno particolare del dinamismo proprio del mistero della redenzione del corpo. Così, dunque, nella continenza per il regno di Dio si mette in evidenza, come già abbiamo menzionato, il rinnegare se stesso, prendere la propria croce ogni giorno e seguire Cristo (cf. Lc 9, 23), che può giungere fino a implicare la rinuncia al matrimonio e ad una famiglia propria. Tutto ciò deriva dal convincimento che, in questo modo, è possibile contribuire maggiormente alla realizzazione del Regno di Dio nella sua dimensione terrena con la prospettiva del compimento escatologico. Cristo, nel suo enunciato secondo Matteo (cf. Mt 19, 11-12), dice, in modo generico, che la rinuncia volontaria al matrimonio ha questa finalità, ma non specifica tale affermazione. Nel suo primo enunciato su questo tema, egli non precisa ancora per quali compiti concreti è necessaria oppure indispensabile tale continenza volontaria, nel realizzare il regno di Dio sulla terra e nel prepararne il futuro compimento. Qualche cosa di più sentiremo a questo proposito da Paolo di Tarso (cf. 1 Cor passim) e il resto sarà completato dalla vita della Chiesa nel suo svolgimento storico, portato dalla corrente dell’autentica Tradizione.

4. Nell’enunciato di Cristo sulla continenza “per il Regno dei cieli” non troviamo alcun indizio più dettagliato di come intendere quello stesso “regno” - sia quanto alla sua realizzazione terrena, sia quanto al suo definitivo compimento - nella sua specifica ed “eccezionale” relazione con coloro che per esso “si fanno” volontariamente “eunuchi”.

Né si dice mediante quale aspetto particolare della realtà che costituisce il regno, gli vengano associati coloro che si sono fatti liberamente “eunuchi”. È noto, infatti, che il Regno dei cieli è per tutti: sono in relazione con esso sulla terra (e in cielo) anche coloro che “prendono moglie e prendono marito”. Per tutti esso è la “vigna del Signore”, in cui qui, sulla terra, devono lavorare; ed è, in seguito, la “casa del Padre”, in cui devono trovarsi nell’eternità. Che cosa è, quindi, quel Regno per coloro che in vista di esso scelgono la continenza volontaria?

5. A questi interrogativi non troviamo per ora nell’enunciato di Cristo, riportato da Matteo (cf. Mt 19, 11-12), alcuna risposta. Sembra che ciò corrisponda al carattere di tutto l’enunciato. Cristo risponde ai suoi discepoli, in modo da non rimanere in linea con il loro pensiero e le loro valutazioni, in cui si nasconde, almeno indirettamente, un atteggiamento utilitaristico nei riguardi del matrimonio (“Se questa è la condizione non conviene sposarsi”: Mt 19, 10). Il Maestro si distacca esplicitamente da tale impostazione del problema, e perciò, parlando della continenza “per il Regno dei cieli”, non indica perché vale la pena, in questa maniera, rinunciare al matrimonio, affinché quel “conviene” non suoni agli orecchi dei discepoli con qualche nota utilitaristica. Dice soltanto che tale continenza è alle volte richiesta, se non indispensabile, per il regno di Dio. E con questo indica che essa costituisce, nel Regno che Cristo predica e al quale chiama, un valore particolare in se stessa. Coloro che la scelgono volontariamente debbono sceglierla per riguardo a quel suo valore, e non in conseguenza di qualsiasi altro calcolo.

6. Questo tono essenziale della risposta di Cristo, che si riferisce direttamente alla stessa continenza “per il Regno dei cieli”, può essere riferito, in modo indiretto, anche al precedente problema del matrimonio (cf. Mt 19, 3-9). Prendendo quindi in considerazione l’insieme dell’enunciato (cf. Mt 19, 3-11), secondo l’intenzione fondamentale di Cristo, la risposta sarebbe la seguente: se qualcuno sceglie il matrimonio, deve sceglierlo così come è stato istituito dal Creatore “dal principio”, deve cercare in esso quei valori che corrispondono al piano di Dio; se, invece, qualcuno decide di seguire la continenza per il Regno dei cieli, vi deve cercare i valori propri di tale vocazione. In altri termini: deve agire conformemente alla vocazione prescelta.

7. Il “Regno dei cieli” è certamente il compimento definitivo delle aspirazioni di tutti gli uomini, ai quali Cristo rivolge il suo messaggio: è la pienezza del bene, che il cuore umano desidera oltre i limiti di tutto ciò che può essere sua porzione nella vita terrena, è la massima pienezza della gratificazione per l’uomo da parte di Dio. Nel colloquio con i Sadducei (cf. Mt 22, 24-30; Mc 12, 18-27; Lc 20, 27-40), che abbiamo precedentemente analizzato, troviamo altri particolari su quel “regno”, ossia sull’“altro mondo”. Ancor più ce ne sono in tutto il Nuovo Testamento. Sembra, tuttavia, che per chiarire che cosa sia il Regno dei cieli per coloro che a motivo di esso scelgono la continenza volontaria, abbia un significato particolare la rivelazione del rapporto sponsale di Cristo con la Chiesa: tra gli altri testi, quindi, è decisivo quello della lettera agli Efesini 5, 25 ss., su cui ci converrà soprattutto fondarci, quando prenderemo in considerazione il problema della sacramentalità del matrimonio.

Quel testo è ugualmente valido sia per la teologia del matrimonio sia per la teologia della continenza “per il Regno”, cioè la teologia della verginità o del celibato. Pare che proprio in quel testo troviamo quasi concretizzato ciò che Cristo aveva detto ai suoi discepoli, invitando alla continenza volontaria “per il Regno dei cieli”.

8. In questa analisi è stato già sufficientemente sottolineato che le parole di Cristo - con tutta la loro grande concisione - sono fondamentali, piene di contenuto essenziale e inoltre caratterizzate da una certa severità. Non c’è dubbio che Cristo pronuncia la sua chiamata alla continenza nella prospettiva dell’“altro mondo”, ma in questa chiamata pone l’accento su tutto ciò in cui si esprime il realismo temporale della decisione a una tale continenza, decisione collegata con la volontà di partecipare all’opera redentrice di Cristo.

Così dunque, alla luce delle rispettive parole di Cristo riportate da Matteo (cf. Mt 19, 11-12), emergono soprattutto la profondità e la serietà della decisione di vivere nella continenza “per il regno”, e trova espressione il momento della rinuncia che tale decisione implica.

Indubbiamente, attraverso tutto ciò, attraverso la serietà e profondità della decisione, attraverso la severità e la responsabilità che essa comporta, traspare e traluce l’amore: l’amore come disponibilità del dono esclusivo di sé per il “regno di Dio”. Tuttavia, nelle parole di Cristo tale amore sembra essere velato da ciò che è invece posto in primo piano. Cristo non nasconde ai suoi discepoli il fatto che la scelta della continenza “per il Regno dei cieli” è - vista nelle categorie della temporalità - una rinuncia. Quel modo di parlare ai discepoli, che formula chiaramente la verità del suo insegnamento e delle esigenze contenute in esso, è significativo per tutto il Vangelo; ed è appunto esso a conferirgli, tra l’altro, un marchio e una forza così convincenti.

9. È proprio del cuore umano accettare esigenze, perfino difficili, in nome dell’amore per un ideale e soprattutto in nome dell’amore verso la persona (l’amore, infatti, è per essenza orientato verso la persona). E perciò in quella chiamata alla continenza “per il Regno dei cieli”, prima gli stessi discepoli e poi tutta la viva Tradizione della Chiesa scopriranno presto l’amore che si riferisce a Cristo stesso come Sposo della Chiesa, Sposo delle anime, alle quali egli ha donato se stesso sino alla fine, nel mistero della sua Pasqua e dell’Eucaristia.

In tal modo la continenza “per il Regno dei cieli”, la scelta della verginità o del celibato per tutta la vita, è divenuta nell’esperienza dei discepoli e dei seguaci di Cristo l’atto di una risposta particolare dell’amore dello Sposo Divino, e perciò ha acquisito il significato di un atto di amore sponsale: cioè di una donazione sponsale di sé, al fine di ricambiare in modo particolare l’amore sponsale del Redentore; una donazione di sé intesa come rinuncia, ma fatta soprattutto per amore.


Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

J’ai continué, en italien, à parler de la continence totale “pour le Royaume des cieux”, c’est-à-dire pour le Royaume de Dieu, prêché par Jésus, instauré ici-bas et accompli dans l’au-delà. Certes, ce Royaume est pour tous, mariés ou célibataires; selon l’état de vie qu’il a choisi, chacun doit chercher les valeurs qui y correspondent dans le plan de Dieu. Mais le célibat est une façon singulière de participer à l’instauration du règne de Dieu sur la terre. Le Christ ne précise pas pourquoi, lorsqu’il répond à la réflexion intéressée des apôtres à propos du mariage, sans doute parce qu’il ne veut pas se placer sur ce terrain du calcul utilitaire. Le célibat volontaire a sa valeur en lui-même. Mais ses paroles concises s’éclairent si on se réfère aux lettres de saint Paul et à l’expérience séculaire de l’Eglise. Le Christ y est présenté comme l’Epoux divin de l’Eglise, l’Epoux des amês, auxquelles il s’est donné jusqu’au bout. La donation complète de soi-même dans le célibat pour le Royaume s’inscrit dans ce contexte nuptial: elle répond à cet amour du Rédempteur, fait participer à son œuvre de rédemption, d’une façon spéciale. Elle comporte ici-bas un renoncement; mais elle est faite surtout par amour.

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Je salue avec une joie particulière les pèlerins français venus de la Région apostolique du Centre. Et je félicite leurs évêques, que j’avais le bonheur d’accueillir récemment en visite “ad limina”, d’avoir entraîné six cent cinquante de leurs diocésains au cœur même de cette grande famille qu’est l’Eglise du Christ. Je demande au Seigneur ressuscité que pasteurs et fidèles de Bourges, de Blois, de Moulins, de Nevers, d’Orléans, de Sens et de Tours continuent de construire - dans la joie et l’espérance - des communautés chrétiennes, peut-être modestes quant au nombre mais remarquables par leur ferveur et leur rayonnement évangéliques. J’accorde mon affectueuse Bénédiction aux diocésains ici présents, mais également à toutes les paroisses et institutions chrétiennes de cette région du Centre et à leurs responsables.

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Au très beau groupe de collégiens et lycéens de Strasbourg, à leurs professeurs et à leurs parents, j’adresse mes félicitations pour leur fidélité à venir chaque année au centre de la catholicité. Je les encourage de tout cœur à vivre les découvertes qu’ils ont faites - en préparant et en accomplissant leur pèlerinage - sur “l’Eglise en prière dans le monde d’aujourd’hui”. Avec ma paternelle Bénédiction Apostolique.

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Je remercie également le groupe des Représentants militaires des pays adhérant à l’Alliance Atlantique de leur aimable visite. Et je forme les meilleurs souhaits pour leurs personnes et pour les membres de leurs familles qui les accompagnent, en y joignant encore des vœux ardents pour la paix du monde.

A tous les pèlerins de langue française ici présents, je souhaite la grâce pascale du renouveau de leur foi et de leur charité, et j’accorde de grand cœur ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di lingua inglese

I am very happy to greet the “Cantores Minores” from Helsinki in Finland. You express the vitality of your young lives in song. The discipline of your art will undoubtedly enable you to absorb better the many beauties of this Eternal City. May you have many glad memories of your visit. And when you return to your country, tell your young friends that the Pope sends them his affection.

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There is also present a Youth Choir from Natal in South Africa. I have heard that you have been giving concerts in Loreto. May the memory of the Holy Family of Nazareth accompany you always and be a source of inspiration to you in your lives.

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I extend a very special greeting to the participants in the Garda Síochána na hÉireann Pilgrimage on the sixtieth anniversary of the founding of their peace-keeping force. Guardians of the Peace of Ireland! We already know each other. You served me well during my memorable visit to your beautiful and beloved country. You are celebrating sixty years of delicated service to your country, in a tradition of “vigilance, diligence, zeal and dutiful courage”. In the contemporary world the task of the Police within society is certainly not an easy one. It requires a sense of vocation, of committed dedication to the safety and well-being of your fellow-citizens. It requires that you recognize and consider yourselves as an important and effective moral force for good at work in your society. May your faith in Jesus Christ and your attachment to the Church bring you the strength and encouragement you need. My greeting goes to the Chief-Commissioner, the Senior Officers and men, to Bishop Comiskey and to the other chaplains, to your families and friends here present, as well as to all those you represent at home in Ireland. Moladh go deo le Dia!

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Dear brothers and sisters,

We have been reflecting on Christ’s words about continence for the sake of the Kingdom of heaven. In order to understand fully the meaning of this continence - this celibacy or virginity - it is indeed necessary to understand Christ’s phrase: “for the sake of the Kingdom of heaven”. These words express the subjective aspect. The Kingdom of heaven means the Kingdom of God both in its temporal dimension and in its final realization.

The vocation to continence involves a renunciation of marriage and one’s own family. Christ does not answer all the questions about how continence is related to the Kingdom of heaven, but he does state that it has a special value in itself. This value is found above all in love; it is love that inspires people to accept celibacy or virginity. It is a love for a person, love for Christ, who is the Bridegroom of the Church. Renunciation, yes. But renunciation motivated by love.

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In Österlicher Freude begrüße ich euch zur heutigen Audienz. Der Osterjubel der Kirche gründet nicht nur im Sieg Christi über den Tod, sondern zugleich auch in der bleibenden Gegenwart des auferstandenen Herrn in unserer Mitte. Versuchen wir - wie seine Jünger zwischen Auferstehung und Himmelfahrt - ihm überall dort zu begegnen und auf sein Wort zu hören, wo er sich uns hier und heute offenbaren und mitteilen möchte.

Im Hauptthema der wöchentlichen Generalaudienzen bemühen wir uns seit längerem um ein vertieftes Verständnis der Ehelosigkeit ”um des Himmelreiches willen“. Himmelreich meint das ”Reich Gottes“, dessen Anbruch in der Zeit Christus verkündet hat und das in der Eschatologie seine endgültige Vollendung erreichen wird. Zu diesem Reich Gottes sind alle Menschen gerufen. Wenn jemand dazu persönlich berufen wird, um dieses Reiches willen auf die Ehe zu verzichten, so ist er eingeladen, in besonderer Weise an dessen Verwirklichung schon in dieser Weltzeit mitzuwirken. Christus ermahnt und ermutigt ihn, sich durch den Verzicht auf die Ehe noch entschiedener als die anderen zu verleugnen, täglich sein Kreuz auf sich zu nehmen und ihm nachzufolgen. Das damit verbundene Opfer trägt seinen Wert in sich selbst. Es wird beseelt und getragen von der Liebe, die in vorbehaltloser Selbsthingabe für das Reich Gottes ganz über sich verfügen läßt. Der Verzicht auf die Ehe geschieht aus Liebe zu Christus, dem Bräutigam der Kirche und der Seelen, und ist selbst ein Akt bräutlicher Liebe.

Zum schluß grüße und beglückwünsche ich noch besonders herzlich die Gruppe der Priester des Erzbistums Köln, die den 30. Jahrestag ihrer Priesterweihe feiern. Möge die stete Nähe des auferstandenen Herrn, den ihr beim Brechen des eucharistischen Brotes täglich erkennen dürf, euer priesterliches Leben und Wirken reich befruchten und euch zu unerschrockenen Zeugen für seine und unsere Auferstehung machen. Mit besten österlichen Wünschen erteile ich euch und allen hier anwesenden Pilgern von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di espressione spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

A todos y cada uno de los aquí presentes de lengua española, procedentes de varios Países, saludo personalmente y aseguro que me alegra su venida a esta Audiencia.

Continuamos nuestra reflexión acerca de la continencia por el reino de los cielos, ese reino que Cristo predicaba en su establecimiento temporal y que era a la vez una preparación al cumplimiento definitivo en la otra vida.

Todos son llamados a dicho reino y a trabajar por su instauración en la tierra; pero algunos son invitados a hacerlo de tal forma que renuncien a formarse una familia propia en vistas de ese reino. Porque tal entrega tiene un gran valor en sí misma, por coherencia con la vocación elegida y no por otros cálculos.

Cristo no deja de indicar que la consagración a esa causa es una renuncia, que supone disponibilidad para entregarse exclusivamente al reino de Dios. Ese darse a Cristo, esposo de la Iglesia y de las almas, es el modo de devolverle el amor total que El les manifestó antes como Redentor. La continencia es pues una donación de sí mismo, una renuncia hecha por amor.

Ai pellegrini di lingua portoghese

Uma sudação afectuosa aos peregrinos e ouvintes de língua portuguesa! Em especial aos Grupos provenientes do Rio de Janeiro e São Paulo, Brasil.

No clima do Mistério Pascal, para todos desejo que perdurem a alegria e a paz de Cristo ressuscitado!

Continuando a reflectir sobre a continência por amor do reino dos Céus, sabemos que ele é para todos, casados ou não: todos são chamados a trabalhar na vinha do Senhor. Quando Cristo fala da continência perfeita por amor do reino dos Céus não indica em que consiste este reino, nem determina como trabalhar nele. Diz apenas que a continência perfeita às vezes é exigida, mas não indispensável para o reino dos Céus. Deve ser escolhida não por cálculo, como uma coisa pessoalmente vantajosa, mas pelo valor que possui em si mesma, de acordo com o plano de Deus.

O reino dos Céus constitui a plena realização das aspirações de todos os homens. Para aqueles que optam pela continência perfeita, a descoberta de relação esponsal de Cristo com a Igreja adquire uma dimensão particular. Cristo põe esta vocação na perspectiva do “outro mundo”, situando-a, porém no tempo, numa participação mais plena na sua obra redentora.

Que vossa vida seja sempre iluminada pela idéia do reino dos Céus, com a minha Bênção Apostólica.

Ai fedeli italiani

Fratelli e sorelle carissimi dell’arcidiocesi di Otranto!

Il 5 ottobre del 1980 son venuto pellegrino nella vostra illustre città per venerare i beati Martiri che, cinque secoli fa, furono uccisi per non aver voluto rinnegare il Cristo. Oggi, una numerosa e qualificata rappresentanza della vostra arcidiocesi è qui presente al fine di manifestarmi la propria riconoscenza per quella mia visita pastorale.

Sono sinceramente lieto di rivedervi e di salutarvi con cordiale affetto. E mi piace ricordare il vostro Arcivescovo Monsignor Vincenzo Franco; e con lui, Monsignor Nicola Riezzo, fino ad un anno fa vostro Pastore, il quale organizzò con grande amore e con degno decoro quella solenne celebrazione; saluto anche il Sindaco di Otranto con la Giunta Comunale; i Sindaci delle varie Città dell’ambito della vostra arcidiocesi; i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi, i giovani e i ragazzi.

È tutta la vostra Comunità che ha voluto in maniera pubblica proclamare oggi, qui, presso la tomba del Principe degli apostoli quella fede cristiana che illumina le vostre menti, riscalda i vostri cuori ed orienta la vostra vita quotidiana.

Sull’esempio luminoso dei vostri gloriosi Martiri la vostra vita sia sempre in coerente sintonia col messaggio evangelico, che ha permeato e continua a permeare, la storia della vostra terra.

La mia benedizione apostolica vi sia di conforto e di sostegno.

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Desidero, poi, rivolgere un particolare saluto al pellegrini delle diocesi di Termoli e Larino che assieme alle autorità civili, sono pure qui convenuti sotto la guida del loro Vescovo.

Carissimi,

le vostre contrade, nel corso dei secoli hanno saputo ospitare genti di razze e culture diverse, diventando segno di quella accoglienza allo straniero come al fratello, che il Signore chiede ai suoi discepoli.

So che il Vescovo sta per iniziare la Visita Pastorale. Vi esorto ad accoglierlo con la fiducia dei figli verso il padre, e ad impegnarvi per un salutare rinnovamento della vita cristiana delle vostre comunità diocesane.

Benedico ora volentieri la prima pietra della nuova Chiesa intitolata a san Pietro apostolo, che sarà costruita a Termoli, e di cuore benedico tutti voi ed i vostri cari.

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Un particolare saluto vada ora ai partecipanti al Corso per architetti, ingegneri e liturgisti, promosso dalla Pontificia Commissione per l’Arte Sacra in Italia. Nell’esprimere il mio compiacimento per l’opportuna iniziativa, porgo ai convenuti l’augurio di fruttuoso lavoro e a tutti imparto di cuore la mia apostolica benedizione.

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Saluto ora i 200 Fratelli appartenenti a diverse Comunità religiose i quali sono convenuti a Roma per prendere parte ad un Convegno sulla vocazione religiosa del Fratello negli Istituti clericali. Carissimi, vi esprimo il mio apprezzamento per la preziosa collaborazione che voi offrite e, soprattutto, per lo spirito soprannaturale col quale date testimonianza della vostra fede.

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Saluto pure con affetto la delegazione del Comune di Legnano, che è presente col Parroco ed il Sindaco. Carissimi, vi esorto a mantener fede ai valori civici e religiosi, in cui si sono distinti i vostri antenati e benedico di cuore voi e tutti i vostri cari.

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Estendo il mio saluto anche al pellegrinaggio proveniente da Levada, parrocchia della diocesi di Treviso, che celebra quest’anno il millennio della sua fondazione.

Ad essi ed a tutta la popolazione di Levada va la mia apostolica benedizione.

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Saluto ora i giovani presenti a questa Udienza perché, forti nella fede, lieti nella speranza e generosi nel quotidiano impegno della carità, sappiano testimoniare Cristo risorto con l’entusiasmo che, in questo momento, ne caratterizza la presenza tanto numerosa. Li accompagni la mia benedizione.

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Particolarmente numeroso oggi è il gruppo degli ammalati, fra i quali i partecipanti al pellegrinaggio dell’UNITALSI della diocesi di Macerata, accompagnato dal Vescovo.

A voi, cari ammalati, rivolgo l’augurio: il Signore risorto sia con voi!

Il Signore vi benedica, insieme con i vostri familiari e con quanti, con amore e dedizione, vi assistono nelle vostre necessità.

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Un saluto infine alle coppie di giovani sposi, con l’augurio, accompagnato dal mio ricordo al Signore, perché sappiano costruire giorno per giorno la loro comunità familiare, così che sia davvero una piccola Chiesa domestica.

La preghiera alla Madonna di Jasna Góra

W okresie wielkanocnym Kosciół w Polsce obchodzi święta swych głównych Patronów.

Najprzód w tych dniach miesiąca kwietnia: Święty Wojciech, potem w maju - Święty Stanisław. Obaj skupieni wokół Matki Bożej z Jasnej Góry, którą jako Królowę Polski czcimy w dniu 3 maja.

Pragnę moją jubileuszową modlitwę, którą tutaj odmawiam co środę, połączyć w sposób szczególny z tą modlitwą którą odmawiają moi Rodacy na rocznicę swoich Świętych Patronów.

Pragnę w niej zawrzeć wszystkie cierpienia i nadzieje, którymi żyją ich serca w Roku Pańskim 1982.

Minęło już tysiąc lat od Chrztu Mieszka, zbliża się tysiąc lat od tej daty, gdy przyszedł do nas Biskup Wojciech z Pragi - i z Rzymu, biskup misjonarz - aby dać Chrystusowi ostateczne świadectwo, ponosząc śmierć z rąk pogan niedaleko ujścia do Bałtyku.

Biskup-Męczennik.

Ojczyzna otwarła się szeroko na to świadectwo. Przy relikwiach Męczennika wyrosła pierwsza polska metropolia w Gnieźnie.

Ukształtował się zrąb dziejów Narodu i Państwa. W sercach ludzkich umocniła się Ewangelia prawdy i wolności. I nadal trwa. Człowiek nie może żyć bez prawdy i wolności! I Naród też. I Państwo.

Taki też jest sens tych trudnych miesięcy i dni, jakie przeżywam wspólnie z wami, drodzy Rodacy, u stóp Pani Jasnogórskiej, na szlakach dziejowych Świętego Wojciecha.

Cena prawdy i wolności należy do dziedzictwa Wielkanocy. Wpisała się raz na zawsze w Krzyż i Zmartwychstanie Chrystusa.

Chrystus mówi: ufajcie! Jam zwyciężył świat.

Questo il testo della preghiera del Papa in una nostra traduzione italiana.

Nel periodo della Pasqua la Chiesa in Polonia celebra le feste dei suoi principali patroni.

In questi giorni del mese di aprile: san Wojciech (sant’Adalberto), e poi, nel mese di maggio, san Stanislao. Ambedue sono riuniti intorno alla Madre di Dio a Jasna Góra, che il 3 maggio veneriamo come Regina della Polonia.

Desidero unire la mia preghiera del giubileo, che recito qui oggi mercoledì, in modo particolare alla preghiera che recitano i miei connazionali nell’anniversario dei loro santi patroni.

Desidero racchiudere in essa tutte le speranze e le sofferenze dei loro cuori nell’Anno del Signore 1982.

Sono passati ormai mille anni dal Battesimo di Mieszko, si avvicinano i mille anni dalla data in cui è venuto a noi il Vescovo Vojciech (Adalberto) da Praga e da Roma, per dare a Cristo la testimonianza definitiva subendo la morte dalle mani dei pagani, vicino alla foce del Baltico.

Vescovo e Martire!

La patria si è aperta largamente a questa testimonianza. Presso le reliquie del Martire è cresciuta la prima metropoli polacca di Gniezno. Si è formata la struttura portante della storia della Nazione e dello Stato.

Nei cuori degli uomini si è rafforzato il Vangelo della verità e della libertà. E continua a permanere. L’uomo non può vivere senza verità e libertà. Né la Nazione. Né lo Stato.

Tale è anche il senso di questi difficili mesi e giorni che vivo insieme con voi, cari connazionali, ai piedi della Signora di Jasna Góra, sulle storiche vie di san Wojciech (Adalberto).

Il prezzo della verità e della libertà dell’uomo appartiene al retaggio della Pasqua. Questo prezzo si è iscritto una volta per sempre nella Croce e Risurrezione di Cristo.

Cristo dice: abbiate fiducia, io ho vinto il mondo!

 

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