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GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì 23 gennaio 2002

 

Cantico: Sir 36, 1-5.10-13 - Preghiera per il popolo santo di Dio
Lodi Lunedì 2a Settimana (Lettura: Sir 36, 1-2.4-5.12-13).

1. All’interno dell’Antico Testamento non esiste solo il libro ufficiale della preghiera del Popolo di Dio, cioè il Salterio. Molte pagine bibliche sono costellate di cantici, inni, salmi, suppliche, orazioni, invocazioni che salgono al Signore, come in risposta alla sua parola. La Bibbia si rivela, così, un dialogo tra Dio e l’umanità, un incontro che è posto sotto il sigillo della parola divina, della grazia, dell’amore.

È il caso della supplica che ora abbiamo rivolto al "Signore Dio dell’universo" (v. 1). Essa è contenuta nel libro del Siracide, un sapiente che raccolse le sue riflessioni, i suoi consigli, i suoi canti probabilmente attorno al 190-180 a.C., alle soglie dell’epopea di liberazione vissuta da Israele sotto la guida dei fratelli Maccabei. Un nipote di questo sapiente nel 138 a.C. tradusse in greco, come si narra nel prologo apposto al volume, l’opera del nonno così da offrire questi insegnamenti a una cerchia più ampia di lettori e discepoli.

Il libro del Siracide è chiamato "Ecclesiastico" dalla tradizione cristiana. Non essendo stato accolto nel canone ebraico, questo libro finì col caratterizzare, insieme ad altri, la cosiddetta "veritas christiana". In tal modo i valori proposti da quest’opera sapienziale entrarono nell’educazione cristiana dell’età patristica, soprattutto in ambito monastico, divenendo come un manuale del comportamento pratico dei discepoli di Cristo.

2. L’invocazione del capitolo 36 del Siracide, assunta come preghiera delle Lodi dalla Liturgia delle Ore in una forma semplificata, si muove lungo alcune linee tematiche.

Vi troviamo, dapprima, l’implorazione che Dio intervenga a favore d’Israele e contro le nazioni straniere che l’opprimono. Nel passato, Dio ha mostrato la sua santità quando ha castigato le colpe del suo popolo, mettendolo in mano ai nemici. Adesso l’orante prega Dio di mostrare la sua grandezza col reprimere la prepotenza degli oppressori e con l’instaurare una nuova era dai colori messianici.

Certo, la supplica riflette la tradizione orante di Israele, ed in realtà è carica di reminiscenze bibliche. Per certi versi, essa può considerarsi come un modello di preghiera da usare per il tempo della persecuzione e dell’oppressione, com’era quello in cui viveva l’autore, sotto il dominio piuttosto aspro e severo dei sovrani stranieri siro-ellenistici.

3. La prima parte di questa orazione è aperta da un appello ardente rivolto al Signore perché abbia pietà e guardi (cfr v. 1). Ma subito l’attenzione è protesa verso l’azione divina, che è esaltata attraverso una serie di verbi molto suggestivi: "Abbi pietà… guarda… infondi il timore… alza la mano… mostrati grande… rinnova i segni… compi prodigi… glorifica la tua mano e il tuo braccio destro…".

Il Dio della Bibbia non è indifferente nei confronti del male. E anche se le sue vie non sono le nostre vie, i suoi tempi e progetti sono diversi dai nostri (cfr Is 55, 8-9), tuttavia Egli si schiera dalla parte delle vittime e si presenta come giudice severo dei violenti, degli oppressori, dei trionfatori che non conoscono pietà.

Ma questo suo intervento non tende alla distruzione. Mostrando la sua potenza e la sua fedeltà nell’amore, Egli può generare anche nella coscienza del malvagio un fremito che lo porti a conversione. "Ti riconoscano, come noi abbiamo riconosciuto che non c’è un Dio fuori di te, Signore" (v. 4).

4. La seconda parte dell’inno apre una prospettiva più positiva. Infatti, mentre la prima parte chiede l’intervento di Dio contro i nemici, la seconda non parla più dei nemici, ma chiede i favori di Dio per Israele, implora la sua pietà per il popolo eletto e per la città santa, Gerusalemme.

Il sogno di un ritorno di tutti gli esiliati, compresi quelli del regno settentrionale, diventa l’oggetto della preghiera: "Raduna tutte le tribù di Giacobbe, rendi loro il possesso come era al principio" (v. 10). Viene richiesta così una specie di rinascita dell’intero Israele, come ai tempi felici dell’occupazione di tutta la Terra Promessa.

Per rendere la preghiera più pressante, l’orante insiste sulla relazione che lega Dio a Israele e a Gerusalemme. Israele viene designato come "il popolo chiamato con il tuo nome", quello "che hai trattato come un primogenito"; Gerusalemme è la "tua città santa", la "tua dimora". Il desiderio espresso poi è che la relazione diventi ancor più stretta e quindi più gloriosa: "Riempi Sion della tua maestà, il tuo popolo della tua gloria" (v. 13). Col riempire della sua maestà il Tempio di Gerusalemme, che attirerà a sé tutte le nazioni (cfr Is 2, 2-4; Mic 4, 1-3), il Signore riempirà il suo popolo della sua gloria.

5. Nella Bibbia il lamento dei sofferenti non si esaurisce mai nella disperazione, ma è sempre aperto alla speranza. Alla base c’è la certezza che il Signore non abbandona i suoi figli, non lascia cadere dalle sue mani coloro che Egli ha plasmato.

La selezione fatta dalla Liturgia ha tralasciato un’espressione felice nella nostra preghiera. Essa chiede a Dio di rendere "testimonianza alle creature che sono tue fin dal principio" (v. 14). Fin dall’eternità Dio ha un progetto di amore e di salvezza destinato a tutte le creature, chiamate a divenire suo popolo. È un disegno che san Paolo riconoscerà "rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito:… disegno eterno che Dio ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore" (Ef 3, 5-11).


Saluti:

I warmly welcome the English-speaking pilgrims and visitors here today, especially those from England, Denmark, Finland, Japan and the United States. I greet especially the Marist Brothers: may your time of renewal in Rome strengthen your commitment to teach the young the way of Christ. Upon all present I invoke the blessings of peace, and I ask you to be united spiritually with me and the representatives of the world religions as we go on pilgrimage to Assisi tomorrow in order to pray for peace in the world.

J’accueille avec joie les pèlerins de langue française, en particulier les jeunes de l’école catholique Rocroy Saint-Léon et du lycée Gregor Mendel, de Paris. Alors que les responsables des grandes religions se réuniront demain à Assise pour invoquer le Seigneur de la paix, puissiez-vous contribuer, par votre prière et par votre témoignage de vie chrétienne, à faire régner la paix dans le monde ! À tous, j’accorde bien volontiers la Bénédiction apostolique.

Herzlich begrüße ich alle Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache. Vertraut in allen Lebenslagen der liebenden Vorsehung Gottes und schöpft Kraft aus seinem Wort! Gerne erteile ich euch und euren Lieben daheim sowie allen, die mit uns über Radio Vatikan oder das Fernsehen verbunden sind, den Apostolischen Segen.

Amados peregrinos de língua portuguesa, a minha saudação afectuosa com um renovado convite para me acompanharem na oração que amanhã, de Assis, se elevará pela recomposição da harmonia e concórdia no seio da grande família humana, que tem Deus por Pai. Em seu Nome, a todos abençoo e desejo paz e bem!

Doy mi cordial bienvenida a todos los peregrinos venidos de España y de América Latina, de modo particular a los grupos de las parroquias de San Juan y San Pablo de Murcia. Que la lectura y meditación de este Cántico renueve en cada uno de vosotros la certeza de que el Señor nunca abandona a sus hijos. ¡Que Dios os bendiga!

Saluto in lingua slovacca

Zo srdca pozdravujem maturantov Stredného odborného učilišt’a Pier Giorgia Frassatiho z Bratislavy.

Milí mladí priatelia, pozajtra sa konči Oktáva modlitieb za jednotu krest’anov. Modlime sa neúnavne za plné spoločenstvo veriacich v Krista i za pokoj vo svete.

Rád žehnám Vás i Vašich drahých.

Pochválený bud’ Ježiš Kristus!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto di cuore gli studenti prossimi alla maturità del Liceo tecnico "Pier Giorgio Frassati" da Bratislava.

Cari giovani, dopodomani termina l’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani. Non cessiamo di pregare per la piena comunione fra i credenti in Cristo e per la pace nel mondo.

Volentieri Benedico voi ed i vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!

* * * * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto il gruppo dei non udenti appartenenti all’Ente Nazionale Sordomuti, che provengono da diverse Regioni italiane. Carissimi, vi ringrazio per la vostra presenza così numerosa e vi assicuro la mia preghiera, perché si rafforzi in voi il desiderio di conoscere e seguire Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo.

Saluto, inoltre, i partecipanti alla giornata di studio sull’Enciclica "Laborem exercens", promosso dalla Federazione Agricola Ambientale Alimentare Industriale. Cari Fratelli e Sorelle, mentre esprimo apprezzamento per questa iniziativa, auspico che essa accresca il vostro impegno di testimonianza evangelica nella società.

Il mio pensiero va infine, come di consueto, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Carissimi, in questa settimana di preghiera per l’unità dei cristiani sia intensa la nostra invocazione perché quanto prima si giunga alla piena comunione di tutti i discepoli di Cristo.

In questo spirito, invito voi, cari giovani, ad essere ovunque, specialmente con i vostri coetanei, testimoni di unità nell’adesione al vangelo; chiedo a voi, cari malati, di offrire le vostre sofferenze per il raggiungimento di questa meta; esorto voi, cari sposi novelli, a essere all’interno della vostra famiglia un cuor solo ed un’anima sola.

Come sapete, domani mi recherò ad Assisi, dove, insieme con Esponenti di Chiese e Comunità ecclesiali e con Rappresentanti di altre religioni, vivremo una giornata dedicata alla preghiera per la pace nel mondo. Si tratterà di un pellegrinaggio di speranza, sulle orme di san Francesco d'Assisi, profeta e testimone di pace.

Confido che tale iniziativa, oltre agli effetti spirituali che sfuggono alle misure umane, possa contribuire a orientare gli animi e le decisioni verso sinceri e coraggiosi propositi di giustizia e di perdono. Se così sarà, avremo contribuito a consolidare le basi di una pace autentica e duratura.

Invito, pertanto, i fedeli cattolici ad unire la loro preghiera a quella che domani, ad Assisi, eleveremo insieme come cristiani, coltivando al tempo stesso nel loro cuore sentimenti di simpatia per i seguaci di altre religioni convenuti nella città di San Francesco a pregare per la pace.

A tutti, singoli e comunità, esprimo fin d'ora la mia cordiale riconoscenza.

  



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