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SANTA MESSA AL PONTIFICIO COLLEGIO FILIPPINO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Sabato, 30 gennaio 1982

 


Vostre Eminenze, 
fratelli Vescovi amatissimi.

Il mio messaggio è oggi diretto soprattutto ai sacerdoti che costituiscono il corpo studentesco del Collegio filippino qui a Roma. È in particolar modo per voi, miei fratelli sacerdoti, che sono venuto qui. Nello stesso tempo penso a tutto il popolo filippino, ricordando con gioia la mia visita nel vostro paese, un ricordo che, in unità a Cristo, offro al Padre in questo Sacrificio eucaristico.

1. Questo pomeriggio Gesù ci raduna in unità quali suoi discepoli. Noi stiamo celebrando ora la nostra unione con lui. Stiamo celebrando l’unità di Cristo con la sua Chiesa, un patto d’amore che è significato nel sacramento del matrimonio. E come nella festa di nozze di Cana la nostra celebrazione di oggi è completa: essendo discepoli di Cristo noi ci siamo radunati attorno a Gesù, per essere rafforzati dalla compagnia con lui, per entrare più profondamente nella sua amicizia e per condividere la sua Cena Pasquale. Nello stesso tempo sappiamo che la Madre di Gesù è qui presente. Ci sentiamo in pace; ci sentiamo sicuri a riguardo del viaggio che ci attende nella nostra vita, poiché ci siamo radunati sotto la protezione di Maria, “Nuestra Senõra de la Paz y Buen Viaje”, alla quale questo Collegio è dedicato.

2. L’avvenimento di oggi evoca l’intera realtà della storia religiosa del popolo filippino. Dei giovani vengono mandati dai loro Vescovi a questo Collegio perché possano prepararsi ad entrare nella tradizione ormai centenaria di fedeltà e di evangelizzazione. Questi giovani giungono qui per prepararsi alla causa del Vangelo. Come Giovanni XXIII sottolineò in occasione della inaugurazione di questo Collegio, questa istituzione costituisce anche un vincolo particolare tra le Filippine e la Sede di Pietro.

Qui, per grazia di Dio, gli ideali del sacerdozio devono essere vissuti dai singoli sacerdoti che sono sostenuti da una comunità che, insieme, abbraccia e promuove quegli stessi ideali. Da qui questi ideali devono essere trasmessi ai seminari e alle parrocchie, ovunque nelle Filippine. Qui i giovani sacerdoti possono riflettere profondamente su ciò che significa essere mandati a proclamare il Vangelo della salvezza. Quale grande speranza costituisce dunque questo istituto per tutto il popolo filippino; esso rappresenta la loro speranza e le loro suppliche a Dio per avere sacerdoti che siano alla sequela di Cristo.

Nel mio discorso ai sacerdoti e ai seminaristi a Cebu, ho detto quanto la Chiesa ha bisogno di sacerdoti. Ed oggi vorrei aggiungere quanto il Collegio Filippino può fare per aiutare i sacerdoti ad adempiere alla loro missione e incontrare perciò i bisogni della Chiesa. Qui voi avete l’opportunità di formare, mediante l’Eucaristia, una vera comunità che si esprime nella preghiera, nella carità e nello zelo. Mentre vi preparate a divenire ministri di riconciliazione per il Popolo di Dio, autentici araldi della conversione interiore, voi avete la meravigliosa opportunità di imparare, facendone voi stessi esperienza, l’amore al sacramento della Penitenza e di dare ad esso quella priorità che esso deve avere nella Chiesa di oggi. Nella vostra comunità avete anche l’opportunità di guardare al futuro, riflettendo alla luce della Parola di Dio, sulla situazione ecclesiale che vi attende nelle vostre rispettive diocesi. Nella preghiera e nella meditazione mediante la vostra dedizione allo studio, il Signore vi parlerà ed infiammerà i vostri cuori dello zelo per il benessere del popolo filippino.

Comincerete a rendervi conto sempre di più quanto urgente sia la causa dell’evangelizzazione, quanto la Chiesa abbia bisogno di voi per continuare la sua specifica missione. Ma nello stesso tempo vedrete che esistono condizioni per un reale sacerdozio, per una reale ed effettiva collaborazione con Cristo Sacerdote Supremo.

3. A Cebu ho parlato di tre di queste condizioni. Vi è soprattutto la necessità della unità interiore con Cristo – quel tipo di unione interiore alla quale Cristo ha chiamato gli Apostoli. Essi erano i suoi migliori amici, i compagni che egli si era scelto personalmente, coloro con i quali egli aveva condiviso i suoi pensieri ed ai quali alla fine egli affidò la missione che aveva ricevuto dal Padre.

Una seconda condizione per un sacerdozio efficace è la necessità assoluta dell’unità con il Vescovo, nella fraternità del presbiterio. Gesù desidera che la nostra unità visibile nel sacerdozio rifletta la sorgente del suo dinamismo interiore: la sua unione con il Padre. Da tempi antichissimi i Padri della Chiesa proclamano questa verità con eloquenza ed insistenza. La terza condizione per un fruttuoso servizio al Popolo di Dio è il dono totale del nostro essere a Cristo. Nel dare interamente noi stessi a lui – mediante il dono che facciamo con il nostro celibato – riceviamo come dono da Cristo il potere di amare più profondamente tutti coloro che costituiscono il “corpo di Cristo”. Chiamandoci al sacerdozio, Gesù ci chiama ad un amore generoso e pronto al sacrificio.

4. In ragione del nostro Battesimo in Cristo, siamo chiamati dal Padre alla santità, come ci ricorda san Paolo nella lettura di oggi pomeriggio: “Prima che il mondo fosse creato, egli ci ha scelto, ci ha scelto in Cristo, per essere santi e immacolati e vivere nell’amore” (Ef 1,4). Queste parole acquistano per noi qui presenti una particolare intensità. Vivere da figli adottivi significa molto più per noi se pensiamo che siamo identificati con Gesù, l’unico Figlio del Padre, nel suo ruolo di Sacerdote Supremo, costituito come tale nel momento dell’Incarnazione nel grembo della Vergine Maria. Maria presiede al destino di questo Collegio, proprio come ha presieduto per secoli all’evangelizzazione delle Filippine. Ella è vicina a tutti coloro che condividono il sacerdozio di suo Figlio. Nel Vangelo di oggi ella rompe il silenzio che di solito la circonda per dire queste parole di consiglio: “Fate ciò che egli vi dirà” (Gv 2,5). Il Vangelo racconta come seguendo il suggerimento di Maria e in obbedienza alle parole di Cristo sortirono effetti insperati. Gesù compì il “primo segno” del suo ministero evangelico.

Oggi Maria ci ripete: “Fate quello che egli vi dirà”. E mediante la fedeltà a lei e in obbedienza a Gesù, sicuramente continueremo ad avere risultati. Noi crediamo che Gesù compirà altri “segni” della sua potenza e del suo amore, per incontrare le necessità della sua Chiesa, nonostante le inadeguatezze dei suoi servitori.

5. Se ascoltiamo attentamente, Gesù ci dice di prepararci alla nostra missione di evangelizzazione, così che possiamo proseguire nella predicazione del Vangelo di salvezza, nell’annuncio della Buona Novella che è rivolta a tutti i popoli, nella proclamazione, nelle parole stesse di Gesù, che “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio, affinché chi crede in lui non perisca ma abbia la vita eterna. Perché Dio ha mandato suo Figlio nel mondo, non per condannare il mondo, ma perché il mondo possa essere salvato mediante lui” (Gv 3,16-17). Se ascoltiamo Maria e obbediamo a Gesù il nostro ministero di evangelizzazione sarà benedetto. Per questa ragione siamo convinti che questo è un giorno di speranza per questo Collegio e per gli studenti e tutto il personale. Con l’aiuto di Dio questo istituto adempierà in verità al suo provvidenziale ruolo al servizio della continuità dell’evangelizzazione in tutte le Filippine. È un giorno di speranza per tutta l’Asia, nella luce di Cristo che splende dalle Filippine.

6. Cari fratelli, ricordate sempre che la Madre di Gesù e qui con voi; ella è con noi oggi e continuerà ad essere con voi nella vostra preparazione alla vostra futura missione in patria. Ella vi accompagnerà nel vostro viaggio di evangelizzazione nel vostro paese. Comportatevi secondo le sue parole: ascoltate Gesù quando vi invita ad approfondire l’unità interiore con lui, l’unità con i vostri Vescovi e una rinnovata dedizione all’amore generoso e fedele nel servizio all’evangelizzazione. Sarà sempre così. Dovunque siate potete sempre dire: la Madre di Gesù e qui!

 

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