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SANTA MESSA NELLA BASILICA DI SANTA SABINA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Mercoledì delle Ceneri 
24 febbraio 1982

 

1. La liturgia delle Ceneri.

Forse mai la parola di Dio suona per noi così direttamente.

Mai si rivolge a ciascuno così, senza eccezione:
“Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai”.

Ed anche ciascuno accetta queste parole. Sono tanto evidenti! La loro verità viene confermata con tanta esattezza dalla storia dell’umanità. E dall’esperienza di ogni uomo.

Queste parole parlano della morte, con la quale termina la vita di ciascun uomo sulla terra.

Contemporaneamente, esse richiamano ciascuno di noi verso “l’origine”. Sono state pronunciate al primo Adamo come un frutto del peccato: “Dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti” (Gen 2,17).

La morte come frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male. Frutto del peccato. Queste parole le dice Dio-Jahvè. Il Dio-Creatore. Colui che ha chiamato – e chiama costantemente – dal nulla all’esistenza il mondo e l’uomo. Ed egli creò l’uomo “con polvere del suolo” (Gen 2,7): lo plasmò con la stessa materia, con la quale è costruito tutto il mondo visibile.

2. Quando Dio dice (e la liturgia delle Ceneri ripete) “polvere tu sei e in polvere tornerai” (Gen 3,19), queste parole suonano come una severa sentenza.

E Dio, che le pronunzia, si rivela in esse come il Creatore e come il Giudice.

Tuttavia, queste parole sono contemporaneamente piene di sofferenza. Si esprime in esse un preannunzio del Venerdì Santo. Si esprime in esse la sofferenza del Figlio di Dio, il quale dice: “Abbà, Padre!... allontana da me questo calice!” (Mc 14,36).

Sì! Queste parole severe nascondono in sé il dolore di Dio. Infatti, egli le pronunzia all’uomo da lui creato a propria immagine e somiglianza; l’immagine e la somiglianza di Dio... deve tornare in polvere?

Non comprendiamo le parole dell’odierna liturgia, se non sentiamo in esse un grande dolore di Dio, se non sentiamo in esse il dolore dell’amore!

“Il Signore si mostri geloso per la sua terra e si muova a compassione del suo popolo”, prega il profeta Gioele (Gl 2,18).

3. “L’amore geloso”. L’amore umano è geloso a causa della strettezza del cuore umano e a causa della piccolezza dell’uomo. Ma l’amore può essere “geloso” anche a causa della grandezza del Creatore e del Padre: geloso perché egli ha tanto amato il mondo..., e, in questo mondo, ha tanto amato l’uomo, da farlo a propria immagine e somiglianza. È l’amore geloso dell’immagine e della somiglianza di Dio, perdute e cancellate nell’uomo dal peccato.

L’amore geloso significa in questo caso la prontezza a tutto per riconquistare e per ricostruire il bene rovinato, la bellezza offuscata dell’immagine e della somiglianza di Dio. Dio ha tanto amato!

4. Le Ceneri: inizio della Quaresima. L’uomo chiamato a partecipare al dolore di Dio fino alla morte dell’Eterno Figlio il Venerdì Santo. L’uomo chiamato a rispondere all’amore di Dio: all’amore geloso del bene perduto, dell’opera di Dio sfigurata.

L’uomo chiamato alla riconciliazione con Dio nella morte di Cristo.

L’uomo chiamato alla penitenza.

Ed ecco, egli viene, china la testa, riceve la cenere sulla sua fronte e sente le parole, nelle quali si nasconde il dolore di Dio e il suo “amore geloso”.

“Ricordati che sei polvere, e in polvere tornerai”.

E contemporaneamente sente le parole:
“paenitemini”! fai penitenza e credi al Vangelo!

5. L’appello alla penitenza è, al tempo stesso, invito alla fede che libera dalla stretta del male. Credi al Vangelo! Credi alla buona novella!

Il dolore di Dio-Creatore, Venerdì Santo del Redentore: sofferenza che mediante l’amore fa rinascere il bene, fa rinascere la vita.

L’amore geloso fino al compimento finale dell’eterno Disegno della Salvezza.

Accetta quest’Amore!

Sì. China il tuo capo, penitente: ricevi la cenere sulla tua fronte!

Ma soprattutto credi al Vangelo! Accetta quest’Amore, che è più potente del peccato e della morte!

Incomincia la Quaresima!

    

 

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