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 SANTA MESSA ALLA GROTTA DI LOURDES 
PER I PELLEGRINI IRLANDESI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Giardini Vaticani, 23 aprile 1982

Cari fratelli e sorelle irlandesi,

Mercoledì scorso ho avuto la gioia di dare il benvenuto alla Garda Sìochàna na hEireann durante l’Udienza Generale. Questo mi ha dato l’opportunità di esprimervi nuovamente la mia gratitudine e per incoraggiarvi nelle vostre vite cristiane. Oggi abbiamo l’occasione per essere ancora insieme nel vostro cammino di fede. Siamo insieme con la Beata Vergine Maria, al suo altare in Vaticano, per chiederle di condurci a Gesù e di riunirci attorno alla persona di suo Figlio, che è il nostro Signore Salvatore.

1. In verità, sperimentiamo questa mattina la realtà della scena descritta per noi nel Vangelo.

Raccolti come i discepoli sulla collina presso il Mare di Galilea, abbiamo Gesù tra noi. È il centro della nostra assemblea, il centro delle nostre stesse vite. Come i discepoli sappiamo di essere oggetto delle sue cure e preoccupazioni. Egli è il Buon Pastore che ci ama profondamente e teneramente. Siamo venuti ad ascoltarlo, a guardarlo mentre ringrazia suo Padre; siamo venuti per prendere parte al suo grande atto di ringraziamento. Siamo venuti per poter anche noi, come i discepoli, essere nutriti dalla sua parola e dal pane che ci offre per la vita eterna. Ognuno di noi è venuto a questa assemblea Eucaristica colmo di quel sentimento che il salmista esprime stamane: “Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi” (Sal 26,13).

2. L’essere tutti insieme, con Maria, in compagnia di Gesù, ci da una grande gioia e una meravigliosa sicurezza. Siamo mossi dallo Spirito Santo a dar voce alla nostra fede, alla nostra fiducia e alla nostra speranza in Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio di Maria: “Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita...” (Sal 26,1).

La presenza di Cristo ci fortifica e ci sostiene. Gesù è con noi come lo fu con gli apostoli durante tutte le difficoltà che incontrarono nel testimoniare il suo nome.

E proprio come i Discepoli incontrarono molte difficoltà parlando a nome di Gesù, anche noi arriveremo a capire sempre più che l’autentica vita cristiana chiede uno sforzo costante. Ci sono ostacoli di diversa natura, ma Dio è in noi con la sua grazia, spingendoci sempre alla fedeltà, invitandoci costantemente a vivere in sintonia con il messaggio che abbiamo ricevuto.

3. Seguendo l’esempio degli Apostoli, dobbiamo continuare a proclamare, con parole ed opere, il Lieto Annunzio del Mistero Pasquale. Il Lieto Annunzio della nuova vita in Cristo, della Pasqua di pace e riconciliazione, è stato affidato a tutti noi. Deve essere vissuto e proclamato non solo nei templi pubblici delle nostre chiese, ma anche in ogni casa privata, in ogni “chiesa domestica” che è la casa. Il Lieto Annunzio della Resurrezione di Cristo deve essere vissuto e proclamato in ogni casa d’Irlanda.

Negli Atti degli Apostoli ci viene detto che gli Apostoli “non cessavano di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo” (At 5,42). Si, il Lieto Annunzio non deve mai essere interrotto fin che dura il nostro pellegrinaggio terreno. Con l’aiuto di Dio, rimanete sempre uniti tra di voi, con Cristo nel mezzo. E siate sempre custodi del Lieto Annunzio, guardiani della pace di Cristo. Amen.

 

 

© Copyright 1982 - Libreria Editrice Vaticana

 



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