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SANTA MESSA PER L' AMMINISTRAZIONE DELLE CRESIME 

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 27 giugno 1982

 

Cari fratelli e sorelle,

e voi specialmente, carissimi figlioli, che ricevete il sacramento della Confermazione!

1. Si rinnova oggi in mezzo a noi il grande evento della Pentecoste. Anche se la data liturgica di questa festa è ormai passata da alcune settimane, per voi cresimandi oggi è davvero Pentecoste, perché per il mio ministero di Vescovo, con l’imposizione delle mani e con l’unzione del sacro crisma, voi state per ricevere il dono dello Spirito, ch’è lo Spirito del Signore nostro Gesù Cristo.

Per questo ho voluto una cerimonia intima all’interno di questa grande Cappella, una cerimonia che per l’ambiente in cui si svolge e, più ancora, per il raccoglimento che insieme esige e concilia, possa in qualche modo riprodurre l’atmosfera di spirituale comunione e di tonificante carità che regnava là nel Cenacolo di Gerusalemme, dove avvenne la prima effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa.

Apostoli e discepoli “tutti... erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù, e con i fratelli di lui... Arrivato il giorno della Pentecoste, si trovarono tutti insieme nello stesso luogo... Ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo” (At 1,14; 2,1.4).

Ecco, amatissimi fratelli e figli, nel raccoglimento, nella preghiera, nella coesione della carità tutti noi qui presenti dobbiamo attendere, implorare, accogliere lo Spirito che viene. E con noi – ricordate – c’è Maria, Madre di Gesù e Madre nostra.

2. Grande sacramento è la santa Cresima, molto importante nel quadro generale della vita cristiana, iniziata all’atto del santo Battesimo: è un sacramento assai ricco per spirituale significazione e virtù.

Dire dono dello Spirito, infatti, significa dire simultaneamente i doni dello Spirito: i suoi sette mirabili doni che si accompagnano alla grazia divina, inondando l’anima di luce, di forza e di coraggio.

Ricordate quel che avete appreso nel corso di catechismo? Sapienza, intelletto, consiglio, fortezza...: è, dunque, un dono che si moltiplica e si ramifica in tanti doni, che fanno di chi li riceve un perfetto cristiano. Come gli Apostoli che, dopo aver ricevuto lo Spirito di verità e di consolazione promesso loro da Gesù al termine dell’Ultima Cena (cf. Gv 14,16-17.26;16,7-14), furono in grado di superare i limiti dell’umana debolezza per farsi intrepidi annunciatori e predicatori del Vangelo nel mondo, così anche voi, e soprattutto voi, cari fanciulli e fanciulle, ricevendo quest’oggi lo stesso Spirito, tutti possiamo e dobbiamo essere perfetti cristiani, pronti sempre e in tutto, con la parola e con le opere, a testimoniare Cristo nella società di oggi.

3. Non posso, purtroppo, sviluppare e spiegare, come pur converrebbe, questi rapidi richiami. Ma permettetemi almeno di svolgere, tra i tanti, un solo pensiero, al quale ci introduce già la bella Orazione dell’odierna Domenica, che parla di noi come figli della luce, ed al quale possiamo poi ritornare meditando intorno ai due miracoli operati dal Signore, di cui ci parla la lettura evangelica (Mc 5,21-43).

Divenuti figli di Dio in forza del santo Battesimo, arrivati per mezzo di esso alla luce della fede, in noi l’effusione dello Spirito che si riceve nella Confermazione viene ad illuminare più ampiamente questo panorama, aprendo le nostre anime ad una più chiara e profonda visione: con la Cresima, insomma, oltre all’aumento della grazia santificante, otteniamo maggior luce e siamo chiamati a maggiore responsabilità. Per questo comunemente si dice che essa ci fa perfetti cristiani. Essere perfetti cristiani significa dare spazio alla nostra fede; significa vivere veramente, nella quotidianità della nostra esistenza, da figli della luce.

Non uno, ma due – come ho detto – sono i miracoli del Signore, che ci sono riferiti nel Vangelo odierno. Ecco Giairo, il capo della sinagoga, che si prostra dinanzi a Gesù per implorare la salvezza e la vita per la figlioletta dodicenne, ormai agli estremi. Ecco l’anonima donna che, sofferente da dodici anni, dice a se stessa: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita”.

Sono miracoli che, pur diversi tra loro per i particolari e per le circostanze, hanno tuttavia in comune non soltanto il fatto di essere cronologicamente collegati e come “collocati l’uno dentro l’altro”, ma soprattutto una fondamentale e condizionante premessa: cioè la fede viva e lucida di quell’uomo e di quella donna nella potenza sovrana e misericordiosa del Signore Gesù. Non importa che l’uno preghi per la figlia e l’altra per se stessa; non importa che l’uno preghi con aperta, insistente parola e l’altra preghi senza proferire alcun suono esterno. Quel che importa è il fatto che entrambi sono mossi ed internamente illuminati da una fede forte e coraggiosa. E proprio come premio e risposta a questa loro fede segue la duplice guarigione miracolosa: è risuscitata la bambina; è risanata la donna (cf. Mc 5,21-43).

4. Una simile fede illuminata, robusta, intrepida deve essere il distintivo di chi riceve, o ha ricevuto, il sacramento della Confermazione. Certo, si tratta della stessa fede del Battesimo; ma essa – come un organismo fisico, che s’irrobustisce e si sviluppa – deve accrescersi man mano che si accresce l’età. Se ha già la fede il battezzato, più vigorosa, più matura, “più adulta” deve essere la fede che possiede il cresimato.

Proprio questo ideale della “crescita” della fede, come intensificazione di luce, desidero oggi proporre a voi. Nella nostra epoca, più che in passato, c’è un maggior bisogno di fede per essere testimoni di Cristo in un mondo secolarizzato. Fate in modo dunque che lo stato di perfetti cristiani, in cui vi costituisce la Cresima, tocchi in profondo la vostra anima e vi trovi corrispondenza in un’autentica vita di fede; fate in modo che alla posizione oggettiva sacramentale si allinei, senza distacchi né incrinature né contraddizioni, la posizione soggettiva esistenziale di ciascuno di voi.
Il dono dello Spirito come i singoli suoi doni, non esimono dalla risposta alla volontà, né dallo sforzo necessario per farli tutti fruttificare: il Signore non dispensa mai l’uomo dall’impegno della corrispondenza e della collaborazione. E se tra questi doni si distingue – come ho voluto ricordarvi – quello di una più copiosa effusione di luce soprannaturale, ne segue che più decisa e più ferma dev’essere da parte dell’uomo la risposta personale.

A questo fine, perché ciò si verifichi in ognuno di voi cresimandi, desidero unire alle mie parole di incoraggiamento l’assicurazione di una speciale preghiera. Per voi io invoco lo Spirito di Dio, perché voglia egli stesso confermare dall’alto del suo tempio nella Gerusalemme celeste (cf. Sal 68,29) quel che sta per operare con la virtù del suo sacramento. Così sia.

 

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