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BEATIFICAZIONE DI SUOR MARIA DI GESÙ CROCIFISSO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 13 novembre 1983

 

“Ascolta, figlia” . . . (Sal 45, 11).

1. Oggi la Chiesa applica queste parole del Salmo a suor Maria di Gesù Crocifisso, Carmelitana Scalza, nata nella terra che vide lo svolgersi della vita di Gesù di Nazaret; terra che è situata in una regione che anche in questi giorni continua ad essere al centro di gravissime preoccupazioni e dolorose tensioni.

“Ascolta, figlia”. Ecco, nella memoria del Popolo di Dio viene profondamente iscritta la via di suor Maria verso lo Sposo divino. Oggi la Chiesa la incorona con l’atto di beatificazione. Tale atto vuole rendere testimonianza alla speciale “bellezza” spirituale di questa figlia della Terra Santa; una “bellezza” che è maturata nel bagliore del mistero della Redenzione: nei raggi della nascita e dell’insegnamento, della croce e della risurrezione di Gesù Cristo.

La liturgia dice alla nuova Beata: “Egli è il tuo Signore: prostrati a lui” (Sal 45, 12).

E allo stesso tempo con le parole del medesimo Salmo la liturgia manifesta la gioia per l’elevazione agli altari dell’umile Serva di Dio.

“La figlia del re è tutta splendore / gemme e tessuto d’oro è il suo vestito . . .” (Sal 45, 14): tessuto d’oro della fede, della speranza e dell’amore; delle virtù teologali e morali che essa esercitò in grado eroico come figlia del Carmelo.

2. In quest’Anno che la Chiesa vive come Giubileo straordinario della Redenzione, molte volte ci siamo riuniti attorno a figure che hanno raggiunto la gloria degli altari. È un segno particolare della inesauribile potenza della Redenzione, che opera nelle anime dei Servi e delle Serve di Dio, permettendo loro di proseguire tenacemente sulla via della vocazione alla santità.

Questa vocazione ha il suo eterno inizio nel disegno salvifico della santissima Trinità, di cui parla la seconda lettura della Messa: “Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati” (Rm 8, 29-30).

In questa grandiosa visuale paolina noi penetriamo, per così dire, nell’intimo stesso del pensiero divino, cogliendo in qualche modo la “logica” del piano della salvezza, nel concatenarsi delle misteriose azioni che conducono alla sua piena attuazione. Così dunque la vocazione alla santità è l’eterno disegno di Dio nei riguardi dell’uomo: nei riguardi, oggi, della nostra sorella Maria di Gesù Crocifisso.

3. La vocazione alla santità, inoltre, è un frutto della rivelazione e della conoscenza. Ne parla con parole penetranti l’odierno Vangelo. Dice Gesù: “Ti benedico o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11, 25-27).

La vera sapienza e intelligenza suppone la “piccolezza”, intesa come docilità allo Spirito Santo. Con essa sola è possibile, nel Figlio, per il Figlio e col Figlio, conoscere i misteri del Padre, che restano invece ignoti ai sapienti e intelligenti di questo mondo, accecati dalla stoltezza e superbia (cf. 1 Cor 1, 18-21).

La vocazione alla santità viene attuata da quei “piccoli” del Vangelo che con tutto il cuore accettano la Rivelazione divina. Grazie a ciò “conoscono il Figlio”, e grazie al Figlio “conoscono il Padre”.

Tale conoscenza infatti è, al tempo stesso, l’accettazione della vocazione: “Venite a me . . . Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me . . .” (Mt 11, 28-29).

Ed ecco che si va a Cristo proprio come a lui è venuta suor Maria di Gesù Crocifisso, cioè prendendo sopra di sé il suo giogo, imparando da lui, perché è mite e umile di cuore, e trovando ristoro per la propria anima (cf. Mt 11, 28-29).

4. E tutto ciò è opera dell’amore. La santità si appoggia, prima di tutto, sull’amore. È il suo frutto maturo. E nella liturgia odierna, in modo particolare, è esaltato l’amore:

- “l’amore, forte come la morte”;

- “l’amore che le grandi acque non possono spegnere”;

- “l’amore, in cambio del quale bisogna dare tutte le ricchezze della propria casa” (cf. Ct 8, 6-7).

Così ne parla l’autore del Cantico dei cantici. E san Paolo, nella lettera ai Romani, insegna che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8, 28). Proprio questa cooperazione traccia la via della santità, direi, giorno per giorno, per tutta la vita. Su questa via si realizza la santità come eterna vocazione di coloro “che sono stati chiamati secondo il disegno di Dio” (cf. Rm 8, 28).

5. Le letture della Liturgia odierna sono uno splendido commento alla vita di suor Maria, nata vicino a Nazaret e morta nel Carmelo di Betlemme a 33 anni. Il suo amore per Cristo è stato forte come la morte; le prove più dolorose non lo hanno spento, ma al contrario lo hanno purificato e irrobustito. Essa ha dato tutto per questo amore.

L’intera vita della piccola araba, colma di straordinari doni mistici, è stata, nella luce dello Spirito Santo, la risposta cosciente e irrevocabile ad una vocazione di santità, vale a dire a quel progetto eterno di salvezza, di cui parla san Paolo, che la misericordia divina ha stabilito per ciascuno di noi.

Tutta la sua vita è frutto di quella suprema “sapienza” evangelica della quale Dio si compiace di arricchire gli umili e i poveri, per confondere i potenti. Dotata di grande limpidezza d’animo, di una fervida intelligenza naturale e di quella fantasia poetica caratteristica dei popoli semitici, la piccola Maria, non ebbe l’opportunità di accedere ad alti studi, ma ciò non le impedì, grazie alla sua eminente virtù, di essere ripiena di quella “conoscenza” che ha il massimo valore, e per donarci la quale Cristo è morto in croce: la conoscenza del Mistero Trinitario, prospettiva tanto importante in quella spiritualità cristiana orientale, nella quale la piccola araba era stata educata.

6. Come si legge nel Decreto canonico di beatificazione, “l’umile serva di Cristo, Maria di Gesù Crocifisso, appartenendo per stirpe, rito, vocazione e peregrinazioni ai popoli dell’Oriente ed essendone in qualche modo rappresentante, è come un dono fatto alla Chiesa universale da coloro che, nelle misere condizioni di lotta e di sangue nelle quali stanno versando, specialmente ora ricorrono con grande fiducia dell’animo alla sua fraterna intercessione, nella speranza che anche grazie alle preghiere della Serva di Dio vengano finalmente restituite la pace e la concordia in quelle terre, dove “il Verbo si è fatto carne” (Gv 1, 14), essendo egli stesso la nostra pace”.

La Beata Maria è nata in Galilea. Per questo il nostro pensiero orante vuole andare oggi in modo speciale alla Terra dove Gesù ha insegnato l’amore ed è morto perché l’umanità avesse la riconciliazione. “Quella Terra - come ricordavo già in altra occasione - vede, da decenni, due popoli contrapposti in un antagonismo finora irriducibile. Ognuno di loro ha una storia, una tradizione, una vicenda propria, che sembrano rendere difficile una composizione” (Giovanni Paolo II, Allocutio occasione oblata orationis dominicae Angelus Domini habita, 5, domenica 4 aprile 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/1 [1982] 1110).

Oggi più che mai le minacce che incombono ci sollecitano a fare dell’amore e della fratellanza la legge fondamentale dei rapporti sociali e internazionali, in uno spirito di riconciliazione e di perdono, prendendo ispirazione dallo stile di vita, del quale la Beata Maria di Gesù Crocifisso è di esempio non solo per il suo popolo, ma per il mondo intero. Questo nuovo stile di vita possa darci una pace fondata non sul terrore, ma sulla reciproca fiducia.

7. Ci rallegriamo oggi presso l’altare della Confessione di san Pietro per la beatificazione di suor Maria. Iscriviamo questa gioia della Chiesa nel conto dell’Anno Giubilare della Redenzione. Lodiamo insieme con Cristo il Padre perché agli occhi dell’anima di suor Maria di Gesù Crocifisso ha rivelato il mistero della verità e dell’amore e l’ha resa partecipe della gloria del suo Regno.

Preghiamo col Salmista la nuova Beata perché il Signore conceda pace alla sua terra: “Domandate pace per Gerusalemme: sia pace a coloro che ti amano, sia pace sulle tue mura, sicurezza nei tuoi baluardi. Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: “Su di te sia pace!”. Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene” (Sal 122, 6-9).

 

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