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VIAGGIO APOSTOLICO IN COREA, PAPUA NUOVA GUINEA,
ISOLE SALOMONE E THAILANDIA

INCONTRO CON I MALATI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Chiesa di San Giuseppe - Port Moresby (Papua Nuova Guinea)
Martedì, 8 maggio 1984

 

Cari fratelli e sorelle.

1. La pace di nostro Signore Gesù Cristo riempia i vostri cuori! Sia benvenuta questa occasione di essere tra voi che portate il peso della malattia e del dolore, e di incoraggiarvi a unire le vostre sofferenze alle sofferenze di Cristo.

Quando Gesù incaricò i suoi apostoli di “predicare il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15), promise che certi segni avrebbero accompagnato la loro opera. “Nel mio nome - disse - scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove . . . imporranno le mani ai malati e questi guariranno” (Mc 16, 17-18). Queste parole del nostro Salvatore ci rivelano come l’assistenza agli infermi sia strettamente legata alla predicazione del Vangelo e costituisca una parte importante della missione di Cristo nel mondo.

Non può sorprendere, dunque, che i missionari venuti a Papua Nuova Guinea non solo portassero la buona novella della salvezza, ma anche si prendessero cura dei malati. E davvero la loro amorevole compassione per coloro che soffrivano fece un’impressione profonda sui vostri avi. Guardando a questo esempio di carità e fede, essi accolsero benevolmente fra loro i missionari e aprirono le porte dei loro cuori al Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo.

2. Con uguali sentimenti io vengo a voi oggi. Vengo a dirvi del mio amore per voi in Cristo, e ad assicurarvi la sollecitudine pastorale dell’intera Chiesa. La Chiesa, come Gesù suo redentore, vuole sempre essere vicina a coloro che soffrono. Essa li eleva al Signore con la preghiera. Offre loro consolazione e speranza. Li aiuta a trovare un senso nelle apprensioni e nel dolore, insegnando loro che la sofferenza non è una punizione divina, né la conseguenza di un maleficio degli spiriti maligni. La Chiesa porta ad esempio Cristo che, attraverso la sua crocifissione e risurrezione, ha riscattato tutta la sofferenza dell’umanità e ha così conferito un senso a questo mistero della umana esistenza.

La Chiesa offre grazia e forza per mezzo del sacramento dell’Unzione degli infermi. Seguendo il rituale descritto da san Giacomo, il sacerdote che amministra questo sacramento prega per la persona malata “dopo averla unta con olio, nel nome del Signore” (Gc 5, 14). In tal modo, il Signore, nella sua misericordia e nel suo amore, aiuta la persona malata con la grazia dello Spirito Santo; la libera dal peccato, la salva e la eleva. Questo sacramento della Chiesa è un’esperienza che conforta, eleva e santifica il malato; è un incontro personale con Cristo, il redentore e guaritore dell’umanità.

3. Cari fratelli e sorelle, voglio che sappiate quanto siete importanti per la Chiesa, perché svolgete un ruolo insostituibile nella sua missione di salvezza. Quando portate le vostre sofferenze in unione con il Signore, nostro salvatore, voi, come dice san Paolo, “completate nella vostra carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24). Unendo le vostre sofferenze al sacrificio di Cristo, aiutate gli altri a prendere parte alla redenzione di Cristo. Cooperate con Cristo nel portare la sua salvezza in Papua Nuova Guinea e nel mondo. Nel cercare di vivere il mistero della sofferenza in unione con Cristo, siate uomini e donne di preghiera. Dice san Giacomo: “Pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza” (Gc 5,16).

Provate in modo particolare a incoraggiare e sostenere i vostri fratelli e sorelle che soffrono. Fate che la vostra sofferenza, sopportata nell’amore per Cristo, formi in voi un cuore pieno di compassione e misericordia. Possa il nostro Padre celeste “colmare ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Gesù Cristo” (Fil 4, 19). E possa l’amore di Gesù essere sempre nei vostri cuori.

 

© Copyright 1984 - Libreria Editrice Vaticana

 



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