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VISITA PASTORALE IN VENETO

SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA A TREVISO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 16 giugno 1985

 

1. “. . . Dio ci ha trovati degni di affidarci il Vangelo” (1 Ts 2, 4).

Ecco, si presenta oggi davanti a noi la beata figura di un figlio di questa terra: Giuseppe Sarto-San Pio X Ieri lo abbiamo venerato nel suo luogo natale: Riese. Oggi, qui a Treviso, ascoltiamo nel Vangelo lo stesso dialogo di Cristo risorto con Simon Pietro: “Mi ami?” (Gv 21, 15). “Signore, tu lo sai che ti amo” (Gv 21, 15. 16).

Quando, nelle diverse tappe della sua vita, Giuseppe Sarto, come Pietro, rispose alla domanda di Cristo, udì anche - in un grado e con un contenuto sempre nuovo - la stessa risposta del Maestro: “Pasci i miei agnelli” (Gv 21, 15).

Poteva anche, quel figlio beato della vostra terra, l’uomo scelto dal Signore per il suo esclusivo servizio, applicare a se stesso le parole dell’apostolo Paolo dell’odierna liturgia: “. . . Dio ci ha trovati degni di affidarci il Vangelo” (1 Ts 2, 4).

2. “Degni”!?: questa parola nasconde in sé tutto il senso della propria indegnità, così essenziale per ogni cristiano. “Signore, io non sono degno” dice ognuno di noi al momento della santa Comunione eucaristica.

Certamente anche Pietro si sentiva indegno, quando Cristo parlò con lui dopo la risurrezione - dopo il triplice rinnegamento - e si sentiva indegno Paolo, mentre scriveva le parole dette sopra, nella Lettera ai tessalonicesi; Paolo, che in passato era stato persecutore dei cristiani.

Indegno si sentiva anche Giuseppe Sarto, quando Cristo lo chiamò,
prima, al sacerdozio;
in seguito, all’episcopato;
e infine - nella Cappella Sistina, nell’elezione del conclave - come successore di San Pietro in Roma.

Si sentiva indegno. E, nello stesso tempo, per la grazia dello Spirito Santo ebbe questa consapevolezza, che Dio, che sin dall’inizio affidava il suo Vangelo a “uomini indegni”, voleva, attraverso le diverse tappe, affidarlo proprio a lui: a Giuseppe Sarto, figlio di questa terra, nella quale oggi si trova in pellegrinaggio un altro indegno successore di San Pietro, per rendere grazie a Dio per tutto il servizio del Vangelo che la Chiesa deve a Pio X, Giuseppe Sarto.

3. Il Vangelo fu affidato a lui, Giuseppe Sarto, perché “ha sofferto”, cioè ha sperimentato il sacrificio nella sua vita, nella povertà delle sue origini, nell’assidua applicazione allo studio, nel bisogno della carità degli altri, per raggiungere la meta desiderata del sacerdozio.

Ha avuto il coraggio di annunciare il Vangelo di Dio in mezzo a molte lotte. Fin da giovane sacerdote - come attestano i laboriosi quaderni del catechismo compilato a Salzano - lottò contro l’ignoranza religiosa, si prodigò verso i poveri contribuendo alacremente per la loro promozione sociale. Da vescovo a Mantova si dedicò a portare il clero a una conveniente pratica della vita pastorale. Ma soprattutto da sommo pontefice visse “in mezzo a molte lotte” il suo pontificato, operando con coraggio, talvolta nell’incomprensione e nel pianto, ma con decisa volontà di salvare la Chiesa dal rischio di dottrine alienanti per l’integrità del Vangelo. Egli lavorò con grande sincerità, per mettere in luce le pieghe subdole del sistema teologico del modernismo, con grande coraggio, mosso nel suo impegno solo dal desiderio di verità, affinché la rivelazione non venisse sfigurata nel suo contenuto essenziale.

Questo grande disegno costrinse Pio X a un continuo lavoro interiore per non cercare “di piacere agli uomini”. Sappiamo bene quante avversità egli dovette soffrire proprio per l’impopolarità a cui si sottopose con le sue scelte. Egli volle essere gradito “a Dio, che prova i nostri cuori”, come discepolo fedele del maestro Gesù. “L’ufficio divinamente affidatoci - egli diceva - di pascere il gregge del Signore . . . comporta anche quello di custodire con ogni vigilanza il deposito della fede trasmesso ai santi, ripudiando le profane novità di parole e le opposizioni di una scienza di falso nome” (cf. Pio X, Pascendi: “Pii X Pont. Max. Acta”, vol. IV, p. 47).

Egli diede alla Chiesa un esempio, cercando sempre tutte le occasioni possibili per “spezzare il pane” della parola di Dio ai piccoli, alla gente semplice, mediante la catechesi, avendo cura delle sue creature come una madre che nutre, educa e difende. Uomo di senso pratico, egli si sentì in dovere di tracciare dettagliatamente i programmi della sua azione pastorale anche per gli altri pastori della Chiesa, affinché nessuno rimanesse escluso dall’impresa apostolica che occorreva per il bene del popolo di Dio.

Davvero, in questo modo egli amò con tutto se stesso la comunità cristiana e diede la propria vita, il suo impegno totale, per fungere autenticamente da guida del gregge.

4. Per tutto il gregge! perché l’annuncio dell’autentica fede nella catechesi è compito che Dio affida a tutti i battezzati, come afferma il Vaticano II.

Il laico cristiano è inserito a pieno titolo nell’opera dell’evangelizzazione, perché è chiaro che tutta la Chiesa, che riceve coesione e unità da Cristo, capo e pastore e maestro, compie “l’opera del ministero, per l’edificazione del corpo di Cristo” (Ef 4, 17).

Tale partecipazione all’apostolato, lungi dall’essere un momento sostitutivo del ministero dei sacerdoti e dei vescovi, costituisce un’essenziale qualità di ogni battezzato, inviato da Cristo nel mondo per essere testimone della fede tra i fratelli e annunciatore delle meraviglie di Dio.

La catechesi e la testimonianza sono gli urgenti impegni di questo apostolato; ma ciò comporta anche autentiche e impegnative responsabilità. Ogni laico, per essere autentico apostolo, deve conoscere il suo maestro, Cristo, deve amare la sua Chiesa con amore filiale. Al catechista e al testimone occorre la fedeltà all’intera dottrina, condizione indiscutibile per la comunione nella verità con tutto il popolo di Dio.

Il laico, consapevole della vocazione all’apostolato, non cercherà mai di agire in dissonanza, di esaltare una sua autonomia dal magistero, non assumerà come fonte del suo annuncio la propria soggettiva esperienza di fede; ma cercherà dalla dottrina annunciata dalla Chiesa la forza della verità rivelata, assimilata e vissuta con integra fedeltà.

5. Con grande fiducia e con profondo spirito di fraternità mi rivolgo a voi, cari sacerdoti della Chiesa di Treviso, perché teniate sempre viva la memoria e l’esempio di San Pio X nella vostra missione per realizzare il suo programma di apostolato: è programma valido per ogni presbitero che vive con responsabilità i segni dei suoi tempi.

I laici saranno apostoli, saranno con voi catechisti e annunciatori del Vangelo, saranno con voi pedagoghi dell’esperienza del Signore se voi seguirete la via giusta per suscitare attorno a voi vocazioni ferventi all’apostolato.

Come ieri a Riese ho ricordato che dalla famiglia e dalla parrocchia nacque la vocazione di Giuseppe Sarto, così ora vorrei dirvi con forza che l’apostolato nasce da voi, da voi prende l’esempio. Dalla vostra dedizione alla catechesi scopriranno di essere chiamati per nome da Gesù Cristo i ragazzi e i giovani che frequentano le vostre parrocchie e i vostri oratori. Suscitate nei giovani la consapevolezza della loro chiamata. Insegnate ad ogni cristiano ad essere a servizio del Vangelo in virtù del Battesimo, e troverete aperta la porta anche alla vocazione più sublime e più grande, che è quella del sacerdozio ministeriale. Così è avvenuto per Giuseppe Sarto; ma così è successo per ciascuno di noi, che abbiamo trovato lungo il nostro cammino sacerdoti “affezionati a noi”, desiderosi di donarci “non solo il Vangelo di Dio”, ma disposti a “dare la vita” per l’apostolato al quale erano stati chiamati. Questi apostoli ci hanno affascinato e ci hanno aperto gli occhi sulla parola di Cristo che ci chiamava.

6. Desidero ora rivolgere il mio saluto a voi tutti che partecipate a questa celebrazione eucaristica.

Ringrazio il vostro vescovo, monsignor Antonio Mistrorigo, rinnovandogli l’espressione della mia partecipazione al ricordo del suo 50°, di sacerdozio e 30° di episcopato; e ringrazio tutto il presbiterio trevigiano per il suo zelo, per il generoso donarsi all’apostolato e al ministero, per la fedeltà alla Chiesa di Roma e per la fedeltà al servizio delle anime.

Mi sono ben note le molteplici attività per la catechesi, promosse in diocesi, per l’apostolato tra i giovani, per la preparazione al matrimonio dei vostri fedeli e l’apostolato familiare. Ho ben presente quanto viene fatto perché in tutte le scuole sia vivo l’annuncio della dottrina cattolica. Apprezzo inoltre l’opera svolta dalla scuola di teologia per laici, per preparare un laicato cosciente della propria fede ed esperto nel proclamarla. Questo è motivo di grande conforto. Altrettanto è motivo di gioia sapere che state celebrando con grande impegno il vostro Sinodo diocesano.

Conosco anche le difficoltà e le tensioni che la vostra diocesi deve affrontare, ma confido che, tenendo fisso lo sguardo all’amore di San Pio X a Dio e alle anime, saranno superate.

7. Da questi luoghi che hanno visto l’opera pastorale di Giuseppe Sarto, sacerdote, parroco e direttore spirituale del seminario, mi e caro rivolgere, con le sue stesse parole, un caldo appello ai sacerdoti d’Italia: “Voi tutti vedete, ovunque siate, quale momento attraversa la Chiesa per un disegno misterioso di Dio. Rendetevi dunque conto che avete il sacro dovere di prestarle assistenza e aiuto nelle sue strettezze . . . ora più che mai urge che il clero rifulga di virtù non comune, esemplarmente illibata, viva, operosa, pronta più che mai ad agire e a soffrire con fortezza per Cristo” (Pio X, Haerent animo: “Pii X Pont. Max. Acta”, vol. IV, p. 259).

San Pio X ci ha insegnato ad amare la vocazione, e noi dobbiamo testimoniare il nostro amore e la nostra gioia per questo dono di Dio, Preoccupandoci di suscitare vocazioni intorno a noi, attenti ad orientare verso Gesù Cristo giovani capaci di assumersi il coraggio di “annunziare il Vangelo anche in mezzo a molte lotte”. Il Signore non cessa di suscitare anime sincere e generose, “degne della sua fiducia”, che sapranno comportarsi con il vivo “desiderio di piacere a Dio e non agli uomini”.

Questa terra ha dato alla Chiesa numerose vocazioni anche perché ha trovato in Giuseppe Sarto un solerte maestro di spirito.

Fate rivivere la missione dei seminari. Mentre cresce felicemente il numero di coloro che accettano la divina chiamata, deve farsi più attenta la sollecitudine per la loro formazione spirituale, morale, culturale, senza la quale l’urgenza di comunicare Cristo verrebbe vanificata. Il momento del seminario, tempo in cui Dio “prova i nostri cuori” per plasmarli su una “pietà sincera” (cf. Ivi, p. 242) è validissimo e non facilmente sostituibile per la preparazione al ministero ecclesiale.

Sappiate, sacerdoti di tutta la Chiesa, percorrere la strada sacerdotale di Giuseppe Sarto. Egli ci illumina sul valore di un servizio pastorale generoso, che non cerca la “gloria umana”, ma di piacere a Dio, per essere trovati da lui degni dell’affidamento del Vangelo.

8. Il 150° anniversario della nascita di Giuseppe Sarto e il centenario della sua consacrazione episcopale hanno indotto il Vescovo di Roma a venire in questi luoghi, dai quali egli fu chiamato all’inizio di questo secolo.

A distanza di anni e di decine di anni ci si manifesta nuovamente come importante e piena di attrattiva la figura del figlio di questa terra, il quale sembra tuttora dire

- prima come sacerdote e parroco,

- in seguito come vescovo, patriarca di Venezia e cardinale,

- infine come Pontefice -: siamo “così affezionati a voi che avremmo desiderato di darvi non solo il Vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari” (1 Ts 2, 8).

Questa la confessione di Paolo nella Lettera ai Tessalonicesi. Così la confessione di Pietro, al quale Cristo ha detto: “Pasci le mie pecorelle!” (Gv 21, 16. 17).

Altrettanto dice la confessione di Giuseppe Sarto-Pio X, all’inizio del nostro secolo.

Nonostante l’indegnità umana ognuno di essi ripete: “. . . Dio ci ha trovati degni di affidarci il Vangelo”.

Che queste parole diventino per noi tutti fonte di ispirazione e di sostegno, alla fine di questo secolo, che al suo inizio vide sulla sede di Pietro il santo papa Pio X - Giuseppe Sarto, figlio della vostra terra.

Amen.

 

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