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VISITA PASTORALE IN VENETO

CELEBRAZIONE EUCARISTICA PER LE DETENUTE DELLA «GIUDECCA»

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Venezia - Lunedì, 17 giugno 1985

 

1. Teniamo “fisso lo sguardo su Gesù . . .” (Eb 12, 2).

Desidero ripetere quest’invito della Lettera agli Ebrei, propria dell’odierna liturgia, e farne, care sorelle, il filo conduttore del nostro incontro durante questa celebrazione eucaristica. Che cosa è più essenziale quando celebriamo questo sacramento, se non proprio questo: tenere fisso lo sguardo su Gesù?

Guardiamo a Gesù nel Cenacolo e sul Calvario. Guardiamo il Crocifisso e Risorto. Guardiamo colui che è venuto e che deve venire.

Teniamo “fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede” (Eb 12, 2).

2. Questo è il Cristo che, il giorno prima della passione, disse agli apostoli: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me . . . Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi” (Gv 15, 18. 20).

Così diceva agli apostoli la vigilia della sua passione Così diceva loro sapendo che la via alla quale li preparava, avrebbe portato anche a loro molta sofferenza e persecuzioni.

Gesù ha voluto mostrare loro che è con essi, e che sarà con loro in ogni prova.

“Egli, in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce” (Eb 12, 2).

Chi prometteva a Gesù la gioia?

Molti in Israele volevano farlo re, un re terreno. Pietro stesso, mentre Gesù parlava della sua passione, della croce inevitabile, voleva distoglierlo da un tale pensiero: “Questo non ti accadrà mai” (Mt 16, 22). Ma Gesù rimproverò severamente Pietro.

3. “In cambio della gioia . . . si sottopose alla croce . . . ha sopportato contro di sé una così grande ostilità da parte dei peccatori” (Eb 12, 2-3).

E questa croce l’ha accettata volontariamente. Per amore verso il Padre e per amore verso gli uomini: proprio verso i peccatori.

Voleva essere con loro, dalla loro parte.

Ha detto anche - nella parabola del giudizio finale - “ero . . . carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25, 36).

E quando gli chiederanno, durante il giudizio: “Quando ti abbiamo fatto questo?” (cf. Mt 25, 39), egli risponderà: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi fratelli (di queste sorelle) più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40).

Per tale motivo quest’incontro ha grande significato per voi e per me; questo momento, in cui mi è dato di “venire a trovarvi”.

4. Sono qui nel vostro carcere, e insieme teniamo fisso lo sguardo su Gesù.

Vi chiedo di scoprire nel vostro isolamento la sua presenza, di essere convinte che egli è con voi, con ciascuna di voi.

“Ero . . . carcerato”, dice.

Gesù è dalla parte dell’uomo. ‘E venuto nel mondo per essere dalla parte dell’uomo. Particolarmente dalla parte dell’uomo che soffre.

Tener fisso lo sguardo su Gesù vuol dire scoprirlo presso di sé. Questa scoperta è molto importante. Essa permette in pari tempo di scoprire se stessi; di riconfermare la propria umanità, il proprio valore, la propria dignità di persona.

L’uomo non può mai essere privato di questa dignità, né privarsi di essa. Proprio per questo Cristo vuole essere accanto ad ogni persona umana. In particolare vicino a quelle persone, la cui dignità è minacciata.

E perciò dice: “Ero . . . carcerato e siete venuti a trovarmi”. Sappiamo che anche Gesù è stato realmente in prigione. Prima di aver sopportato l’ostilità della crocifissione, è stato in prigione.

Nessun carcerato, nessuna imprigionata possono essere privati di questa suprema unione, di questa solidarietà salvifica da parte di Dio-uomo.

Pensate attentamente a lui - scrive l’autore della Lettera agli Ebrei - perché non vi stanchiate perdendovi d’animo (Eb 12, 3).

5. Care sorelle! Guardiamo insieme a Cristo partecipando a quest’Eucaristia, per convincerci della sua presenza in questo carcere.

Della sua reale solidarietà con ciascuna di voi.

Quando si sarà consolidata in voi questa consapevolezza, quando avrete acquistato la certezza interiore che Cristo è con voi e che assicura l’intangibile dignità a ciascuna di voi, allora vi sarà più facile accogliere le seguenti parole dell’odierna liturgia: “Non disprezzare la correzione del Signore / e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui, / perché il Signore corregge colui che egli ama” (Eb 12, 5-6).

Una prigione è certamente il luogo della correzione inflitta agli uomini dagli organi della giustizia umana.

6. Cristo vuole essere nel carcere, affinché ciascuna di voi possa scoprire nella sua prova, nella punizione inflittale dalla giustizia umana, un motivo per elevarsi alla considerazione dell’economia della giustizia divina. Questa giustizia è sempre amore, è soprattutto amore.

E l’amore - sempre e dappertutto - mira a un bene. A un bene vero, a un bene maggiore.

Così, mentre gli uomini possono amministrare soltanto la giustizia, Dio - mediante la giustizia, e anche mediante la punizione - cerca ciò che corrisponda al suo amore paterno.

Vuole che ogni persona umana ritrovi se stessa nella propria umanità. Vuole che si converta “al suo cuore”. Vuole che incominci ad amare . . .

Cristo è qui, in questo carcere, in mezzo a voi, vicino a ciascuna di voi, perché crediate nell’amore del Padre;

- perché, mediante questa vostra sofferenza, umiliazione e prova, crediate di più in Dio che permette anche questo, per il vostro bene, per farvi partecipi della sua santità,

- perché in questo modo ognuna ritrovi se stessa: creda in se stessa.

Questa è appunto la via della salvezza.

Quanto appropriato risuona il salmo responsoriale dell’odierna liturgia: “Non abbandonarmi, Dio della mia salvezza” (Sal 27, 9).

7. Così dunque partecipando all’Eucaristia, guardiamo insieme a Gesù che ci guida nella fede, e la perfeziona.

La può “perfezionare” anche qui, nel carcere!

Egli è quel Gesù che il giorno prima della sua passione, dovendo lasciare i suoi più cari, promise loro il Consolatore: “verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre . . .” (Gv 15, 26).

Così Gesù dice agli apostoli nel Cenacolo, dove è stata istituita l’Eucaristia: e così dice a voi, con particolare riferimento a coloro che tra voi riceveranno tra poco il sacramento della Confermazione.

Celebrando quest’Eucaristia in mezzo a voi, nel carcere, desidero che la promessa di Cristo fatta nel Cenacolo, si compia anche su di voi:

- che il Consolatore, lo Spirito di verità sia con voi;

- che proprio qui vi insegni ogni verità.

8. Care sorelle, ho letto con commozione quanto avete saputo capire ed esprimere nel seminario del febbraio di quest’anno. Vi ho trovato intuizioni e proposte che - ne sono certo - le autorità non mancheranno di prendere in seria considerazione, attuando l’applicazione di quei diritti che la legge stessa prevede. Quanto avete detto sta ad indicare la qualità della vostra consapevolezza. Lasciate, quindi, che insista su questo pensiero; siate amiche fra di voi e sostenete umanamente le difficoltà le une con le altre. Il Signore, che è l’unico a scrutare i cuori, non potrà che benedire e custodire questa carità nascosta e generosa. Non cedete alla rassegnazione di chi si sente vinto. Dove le persone si incontrano da persone, lì è la vita e la solidarietà che danno speranza.

Ognuna di voi porta, nel segreto della sua coscienza, la sua propria storia. Tutti possiamo sbagliare. La pena è per una riparazione e un ricupero, e non per una vendetta. So che non è facile entrare in questi pensieri. Voglio dire: non è facile vivere con dignità e pazienza questa pena. Le giornate sono lunghe e i mesi e gli anni non passano mai. Datevi, allora, fiducia reciproca, state in dialogo, apritevi nella confidenza dell’amicizia. Cercate di capirvi e aiutatevi a riscoprire la vostra personalità.

9. Ritrovate la strada che porta verso Dio. Non un Dio qualsiasi, ma quel Dio che si è manifestato Padre nel volto amabilissimo di Gesù di Nazaret. Ricordate certo l’abbraccio tenero e affettuoso del Padre quando ritrova il figlio “prodigo”. Dio ama per primo. Se vi lasciate incontrare da lui il vostro cuore troverà la pace. Sarà facile rispondere al suo amore con amore. Per capire, basta pensare a Gesù nella croce e al ladro crocifisso con lui, accanto a lui. Gesù gli assicura: “Oggi sarai con me in paradiso” (Lc 23, 43). Lì è la prima e la più bella immagine della nuova umanità: l’umanità della misericordia e del perdono. La Chiesa sa e sente di essere nata lì sulla croce, dentro questa misericordia e questo perdono.

Vi assicuro che la Chiesa si impegna ad aiutarvi affinché la realtà sociale e la stessa comunità cristiana si adoperino per creare un clima di accoglienza e di fiducia.

Una presenza significativa della Chiesa in mezzo a voi è già la comunità religiosa che di fatto convive qui ed è a vostro servizio. Come lo è il sacerdote che voi ascoltate e stimate. Penso di poterli ringraziare a nome vostro. Come ringrazio tante persone che vi amano e si prodigano in modi diversi per voi.

Vi saluto tutte, augurandovi di conoscere la verità di Cristo, la quale rende liberi. Cristo ha detto: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 32).

 

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