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CELEBRAZIONE EUCARISTICA PER L'ORDINAZIONE EPISCOPALE DI 74 DIACONI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 25 maggio 1986

 

1. “Gloria tibi Trinitas”. Con tutta la Chiesa cantiamo oggi la gloria della santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Cantiamo gloria a Dio che è uno nell’unità della sua divinità. A Dio che è uno nell’imperscrutabile mistero della divina trinità. Uno nell’unità della divinità. Uno nell’unità della comunione. “Gloria tibi Trinitas”. Cantiamo gloria a Dio “che è, che era e che viene” (Ap 1, 4)

2. “Quando . . . verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera” (Gv 16, 13). Quando verrà . . . Proprio perché egli non soltanto “è”, ma anche “è venuto” - proprio per questo fatto - ci ha reso vicino il mistero della sua vita trinitaria. Il Dio dell’assoluta trascendenza si è fatto Dio dell’economia della salvezza. “E noi vedemmo la sua gloria” (Gv 1, 14).

Dice Cristo: “Quando verrà lo Spirito di verità . . . egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà” (Gv 16, 13-15).

3. Così parlava Cristo alla vigilia della sua passione. Parlava del Padre, di se stesso, dello Spirito . . . Lo Spirito è colui che nella realizzazione dell’economia trinitaria della salvezza “prende dal Figlio”. Prende da ciò che è del Figlio - e nello stesso tempo - da ciò che nel Figlio è del Padre. “Tutto quello che il Padre possiede è mio”.

Dal Padre per il Figlio nello Spirito Santo - è l’opera della creazione. Dal Padre per il Figlio nello Spirito Santo - è l’opera della redenzione. È l’opera del divino rinnovamento di ciò che è creato. Ogni cosa rinnovata nello Spirito Santo per opera del sacrificio del Figlio deve tornare al Padre dal quale ha preso inizio. E in questo modo “tutto vive”. Dio “non è un Dio dei morti ma dei viventi” (Mc 12, 27).

4. “Prenderà del mio”, dice Cristo agli apostoli la sera nella quale istituisce l’Eucaristia e fa di loro un regno e li costituisce sacerdoti (cf. Ap 1 ,6; 5, 10). Oggi queste parole devono compiersi in voi, cari neo-presbiteri.

Ecco, lo Spirito Santo deve attingere al sacerdozio di Cristo: al sacerdozio unico ed eterno che è nel Figlio, e deve rendervene partecipi. Deve evocare, mediante il segno di questo sacramento, ciò che è in lui, Gesù Cristo, e che Cristo ha previsto per ciascuno di voi similmente a come lo ha previsto per i Dodici che erano con lui nel cenacolo quando diceva: “Questo è il mio corpo . . . Questo . . . è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo . . . in memoria di me” (1 Cor 11, 24-25).

Lo Spirito di Verità deve oggi ripeterlo a voi. Deve annunziarvelo mediante l’imposizione delle mani vescovili e sacerdotali che ci uniscono alla sacra eredità del cenacolo.

5. Voi che fra poco riceverete l’ordinazione sacerdotale, provenite da diverse parti del mondo, da 23 nazioni: Spagna, Italia, Francia, Austria, Malta, Scozia, Irlanda, Polonia, Cecoslovacchia, Turchia, India, Canada, Stati Uniti, Messico, Guatemala, Porto Rico, El Salvador, Panama, Venezuela, Perù, Argentina, Brasile, Uruguay.

Ciascuno di voi costituisce una persona unica e irripetibile. E ciascuno ha ricevuto, dalla pienezza del dono di Cristo, il proprio dono. Questo dono sarà suggellato oggi con il carattere indelebile del sacramento. E contemporaneamente in questo dono e mediante questo sacramento dovete far parte nella Chiesa di una comunità particolare. Nella pluralità dovete formare nella Chiesa l’unità del presbiterio nata dalla ricchezza infinita dal dono del sacerdozio di Cristo.

6. La Chiesa di Dio vi accoglie con gioia. Con gioia vi accoglie il Vescovo di Roma. Vi accoglie e vi invia con la potenza dello Spirito di Verità, con la potenza del Consolatore. Voi stipulate oggi un’alleanza permanente con la Sapienza divina; con quella Sapienza della quale parla la prima lettura dell’odierna liturgia, con la Sapienza che è eternamente generata in Dio “dagli inizi della terra . . . quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua” (Pr 8, 23-24).

Voi concludete l’alleanza che è stata confermata per sempre nel Sangue di Cristo. Voi vivete a gloria della santissima Trinità: “Gloria tibi Trinitas”.

7. Prendetevi profondamente a cuore quella grandezza dell’uomo, della quale parla il Salmo: “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il Figlio dell’uomo perché te ne curi?” (Sal 8, 5). Sì, tu te ne curi. E misura di questa sollecitudine paterna è Cristo. Gesù Cristo, nel quale trova vera luce il mistero dell’uomo e la sua vocazione (cf. Gaudium et Spes, 22).

Prendetevi a cuore questo mistero. Vivete per esso. Lavorate per esso. Dedicate a esso tutte le vostre forze. Siano per esso fruttuosi la vostra vita sacerdotale e il vostro servizio.

8. Non si riferiscono forse a voi le parole del Salmo: “gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, / tutto hai posto sotto i suoi piedi” (Sal 8, 7)? Sì. Queste parole si riferiscono a voi in modo particolare. Voi dovete svelare la grandezza dell’uomo traendo occasione anche dal peccato, servendo allo Spirito di verità che viene costantemente per convincere il “mondo quanto al peccato” (Gv 16, 8). “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati . . .” (Gv 20, 22-23).

9. Cari figli! Voi che “mediante la fede” ottenete “di accedere a questa grazia” (Rm 5, 2), a questa grazia speciale che è contenuta nel sacramento del Sacerdozio, permanete in essa! Permanete in essa, per mezzo della potenza del sacrificio di Cristo, per mezzo dell’azione dello Spirito Consolatore; siate in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo (cf. Rm 5, 1). Permanete in lui vantandovi nella speranza della gloria di Dio (cf. Rm 5, 2).

“Gloria tibi Trinitas”!

 

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