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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA FESTA DEI SANTI PIETRO E PAOLO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 29 giugno 1986

 

1. Da ogni timore il Signore mi ha liberato (cf. Sal 33, 5).

Nella solennità liturgica dei santi apostoli Pietro e Paolo, la Chiesa canta il Salmo 33. È un fervido invito all’adorazione di Dio, alla proclamazione gioiosa della sua gloria tra gli uomini. “Benedirò il Signore in ogni tempo, / sulla mia bocca sempre la sua lode. / Io mi glorio del Signore, / ascoltino gli umili e si rallegrino”.

È come se entrambi i santi apostoli volessero, con queste stesse parole, tramandare alla Chiesa che è in Roma e in tutto il mondo il loro ultimo messaggio. Il messaggio collegato col giorno della loro morte di martiri, che proprio l’odierna festività ricorda e rinnova, ogni anno, nella memoria della Chiesa e del mondo.

Al centro stesso di questo messaggio si trovano le parole che rendono testimonianza alla potenza del Signore, dello Spirito del Signore, il quale supera ogni debolezza umana. “Ho cercato il Signore e mi ha risposto, / e da ogni timore mi ha liberato”.

2. Sì. Il Signore mi ha liberato da ogni timore. Nel contesto delle letture della presente liturgia queste parole ci inducono a pensare soprattutto a quel timore mortale, che visse Pietro, e insieme con lui l’intera Chiesa a Gerusalemme, quando l’apostolo fu messo in prigione da Erode Agrippa I “con il proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo Pasqua” (At 12, 4).

Questo fu senza dubbio uno dei momenti critici all’inizio stesso della vita della Chiesa apostolica. Tanto più che, già prima, Erode “aveva fatto uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni” (At 12, 2). Momento di grande prova per Pietro e per la piccola comunità cristiana a Gerusalemme! Non era pertanto strano che, mentre Pietro era tenuto in prigione e la custodia era stata particolarmente rafforzata, una preghiera salisse incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui (cf. At 12, 4-5).

E la preghiera della Chiesa venne esaudita. Pietro condotto miracolosamente fuori della prigione, dove era custodito da quattro picchetti di soldati, in un certo senso fece sue le parole del salmista: “Da ogni timore il Signore mi ha liberato”.

3. Giudicando in base allo svolgersi degli avvenimenti registrato nel Vangelo, Simon Pietro non fu un uomo pusillanime, anzi dimostrò una certa veemenza, come quando estrasse la spada per difendere il suo Maestro nel Getsemani. Tuttavia ebbe anche momenti di abbattimento, come ne sono testimonianza la notte nel Getsemani e l’arresto di Gesù, quando Pietro lo rinnegò. Non fu presente durante la “via crucis” né sul Calvario. Senza dubbio gli avvenimenti del Venerdì santo provocarono avvilimento e paura nel cuore degli apostoli e di Pietro. Paura di ciò che già aveva avuto luogo e di ciò che sarebbe potuto avvenire in seguito.

È difficile descrivere lo stato d’animo in cui hanno vissuto gli apostoli e Pietro dopo la crocifissione di Cristo. È certo che il giorno della risurrezione ha portato un cambiamento radicale: il Signore li ha veramente liberati da ogni timore, rivelandosi ad essi già la sera stessa nel cenacolo.

La paura, che a motivo delle terribili prove dei giorni passati si innestò nel cuore di Pietro, non era riuscita tuttavia a distruggere in lui l’amore verso Cristo. Il Signore lo aveva liberato da ogni timore, mediante l’amore. Sappiamo tuttavia che Pietro non era più così sicuro, come prima, del suo amore per il Redentore. Alla domanda: “Mi ami?”, rispose richiamandosi a ciò che Cristo stesso sapeva sul suo cuore (cf. Gv 21, 17). Eppure Cristo conosceva anche i suoi abbattimenti, il suo triplice rinnegamento.

4. Continuando a seguire il corso degli avvenimenti scritti nel seguito degli Atti degli apostoli, possiamo constatare che la liberazione definitiva dal timore è avvenuta il giorno della Pentecoste. Lo si rileva dal comportamento di tutti gli apostoli, ascoltando le parole di Pietro rivolte in quel luogo agli abitanti di Gerusalemme: “Da ogni timore il Signore mi ha liberato”.

Esiste un nesso organico tra tale giorno e quello della morte di martirio che ebbe luogo qui a Roma. Durante tale periodo Pietro appare come uomo liberato da ogni timore per la potenza di Dio: per la potenza dello Spirito Santo. Questa potenza di Dio ha plasmato la missione apostolica di Pietro annunziata tempo prima e a lui conferita da Cristo con le parole: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16, 18). Questa potenza divina ha trasformato quell’uomo. Gli ha consentito di superare debolezze e paure. Il Signore l’ha liberato da ogni timore e lo ha confermato in quella particolare diaconia di carità che è il pascere il suo gregge.

Il mio pensiero si rivolge con particolare sentimento ai cari fratelli nell’episcopato che riceveranno - come è ormai consuetudine - il pallio in questa solennità. Tale insegna liturgica, oltre che espressione della giurisdizione, indica anche un vincolo speciale col successore di Pietro e vi invita a un maggior impegno nell’amore a Cristo e al prossimo. Carissimi fratelli, vi saluto cordialmente e vi incoraggio nel vostro ministero di condurre l’uomo a Cristo, custodendo, in voi e nelle persone a voi affidate, quella santità di vita, che viene dalla sua grazia, e comunicando a tutti la sua verità e il suo amore.

Un saluto speciale porgo al nuovo patriarca di Antiochia dei Maroniti, sua beatitudine Nasrallah Pierre Sfeir, giunto a Roma con una delegazione di arcivescovi e vescovi, quasi ripercorrendo le orme di Pietro e portando nel cuore le sofferenze e le speranze di tutto il Libano.

In questa celebrazione sono lieto inoltre di salutare con affetto la delegazione inviata dal patriarca di Costantinopoli Dimitrios I e presieduta da sua eminenza il metropolita Crisostomos di Mira. La tradizionale visita dei rappresentanti del Patriarcato ecumenico per la solennità dei santi Pietro e Paolo è significativo momento del cammino verso il ristabilimento della pienezza della comunione fra Chiese sorelle.

5. Volgiamo ora la nostra attenzione alla figura dell’apostolo Paolo, il quale, come Pietro, fu trasformato dalla potenza divina, ma in un altro modo. Senza dubbio Saulo di Tarso è stato una personalità umana diversa da quella del pescatore di Galilea: egli prima fu un nemico accanito del “nome di Cristo”, e poi divenne il suo apostolo più fervoroso. n modo diverso sperimentò su se stesso la potenza del Signore. In modo diverso - completamente diverso - partecipò alla stessa esperienza pasquale, che prima avevano vissuto Pietro e gli apostoli. i potrebbe dire che la Pasqua venne a Saulo insieme alla Pentecoste e lo trasformò immediatamente in Paolo.

E allora provò uno spavento più grande, ma questo fu uno spavento “liberante”. Forse conosciamo meno quei tratti della personalità di Paolo, che ci permetterebbero di determinare la sua maturazione dal timore al coraggio, come nel caso di Pietro. Nondimeno anche lui dà una testimonianza simile a quella di Pietro: “Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza . . . così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi salverà . . .” (2 Tm 4, 17-18).

La sorgente della forza spirituale dell’apostolo dei Gentili, la sorgente del suo grande vigore è il Signore: è Cristo crocifisso e risorto, che opera mediante lo Spirito di verità. In molti luoghi e circostanze Paolo di Tarso ne dà una trasparente testimonianza.

6. L’odierna solennità rinnova nella memoria della Chiesa la storia spirituale di entrambi gli apostoli: di Pietro e di Paolo. Rende presente la testimonianza, che hanno dato a Cristo fino alla morte per martirio qui a Roma, al tempo di Nerone. Nella loro morte si sono realizzate fino in fondo le parole del salmista: “Ho cercato il Signore e mi ha risposto, e da ogni timore mi ha liberato”.

Il salmista sottolinea, al tempo stesso, che questa liberazione salvifica, che è insieme una splendida vittoria sulla debolezza umana, viene partecipata ai “poveri”, a “coloro che temono Dio”, ai “poveri in spirito” che pongono la loro fiducia in Dio, e da lui cercano la forza per la vittoria. In questa vittoria, in cui l’uomo dà testimonianza alla potenza di Dio, contemporaneamente Dio stesso, lo stesso Spirito Santo dà testimonianza all’uomo. L’uomo diventa un vivo segno della vittoriosa potenza ai Dio.

In questo modo il messaggio dei santi apostoli Pietro e Paolo parla alla Chiesa anche ai nostri giorni. Infatti la Chiesa, le singole persone, le comunità, sia i laici che i pastori, sono costantemente soggette alla prova: a diverse prove. In vari modi si cerca di “intimorire” la Chiesa e i suoi seguaci. Si può parlare di “una geografia dell’intimidazione” della Chiesa e degli uomini credenti anche nel nostro tempo. Si può anche parlare di diversi meccanismi di intimidazione, che parzialmente rassomigliano a quelli di allora e in parte sono diversi, più perfezionati, più raffinati.

La testimonianza dei santi apostoli Pietro e Paolo in un certo senso ripete a tutti e ovunque, con la stessa semplicità e umiltà, ma anche con la stessa fermezza come ai giorni di Nerone: “Ho cercato il Signore e mi ha risposto, / e da ogni timore mi ha liberato” (Sal 33, 5).

 

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