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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN BANGLADESH, SINGAPORE, FIJI,
NUOVA ZELANDA, AUSTRALIA E ISOLE SEYCHELLES

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA NELL’IPPODROMO
DEL «VICTORIAN RACING CLUB»

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Melbourne (Australia), 28 novembre 1986

 

“Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo” (Ez 36, 26).

Cari fratelli e sorelle.

1. Queste parole della promessa di Dio dette attraverso il profeta Ezechiele ci fanno pensare alle parole che Gesù di Nazaret pronunciò all’inizio del suo ministero messianico: “Lo Spirito del Signore è sopra di me . . . Mi ha mandato per predicare un anno di grazia del Signore” (Lc 4, 18).

Provenendo da Dio, Gesù era consacrato con l’unzione dallo Spirito Santo. Proprio per questo fu chiamato il Cristo, che significa il Consacrato con l’unzione. Venne nel potere dello Spirito Santo, e portò lo Spirito con lui. Gesù diede lo Spirito agli apostoli. Diede lo Spirito alla Chiesa. Dà lo spirito a tutti coloro che sono aperti ad accoglierlo. Tutto questo fu preannunciato quando Dio disse: “Metterò dentro di voi uno spirito nuovo” (Ez 36, 26).

2. Oggi siamo qui riuniti nel potere della missione messianica di Cristo. Siamo uniti nello Spirito Santo. In questa grande città di Melbourne saluto lei, arcivescovo Little, e tutti voi che siete riuniti come assemblea liturgica del popolo di Dio “nell’amicizia allo Spirito Santo”. Questa non è la prima volta che vengo nel vostro Paese e in questa città. Ho vivi ricordi della salda fede mostrata dal popolo del Victoria in occasione del 40° Congresso eucaristico qui a Melbourne nel 1973. A fare gli onori di casa in occasione di quel grande evento fu il card. Knox e io fui presente quale arcivescovo di Cracovia, pellegrino della Chiesa di Polonia presso la Chiesa dell’Australia. Ricordo con gratitudine la sua amicizia e la vostra ospitalità. In quella occasione sentii parlare della grande figura dell’arcivescovo Mannix che governò questa diocesi dal 1917 al 1963. La fede era stata portata qui per la prima volta nel secolo scorso dagli immigranti irlandesi, e compito dell’arcivescovo fu di portare la sua gente a occupare il posto che le spettava in questa democrazia. In quegli anni la Chiesa crebbe e si moltiplicò, e vennero gettate le basi delle attuali vive tradizioni dell’iniziativa e dell’attività dei laici, dell’educazione cattolica e della generosa dedizione dei membri della Chiesa al progresso e allo sviluppo di questo Stato. È molto giusto ricordare questi eminenti uomini di Chiesa e rendere grazie a Dio per la loro guida.

3. Oggi ho il privilegio di essere nuovamente qui fra voi. Questa volta vengo come pellegrino da Roma. Vi porto l’eredità della Sede di san Pietro, che è la Chiesa al servizio di tutta la famiglia umana e di tutte le Chiese particolari in Australia e in tutto il mondo. La vostra è una terra immensa e meravigliosa: “Un paese dal cuore di opale, una terra caparbia, generosa”, come scrisse la vostra poetessa Dorothea Mackellar, un paese bruciato dal sole “di vaste pianure e lontani orizzonti”, ma anche un luogo sterminato e poderoso di “fuoco e carestia”, “di siccità e piogge torrenziali”. Voi avete affrontato queste sfide e la vostra situazione attuale e la vostra libertà dimostrano che avete ben operato.

A partire dalla seconda guerra mondiale uomini provenienti da molte nazioni sono venuti qui, e mentre cercavano una vita migliore per se stessi e le loro famiglie, a loro volta hanno arricchito la vita e le tradizioni del loro paese di adozione. Venivano dall’Europa, e in particolare dall’Italia, ma anche più recentemente dall’Asia e dal Sud America. Fra di essi vi sono molti cattolici, e questi hanno grandemente contribuito a costruire la Chiesa in questa terra. In tutto questo paese e questo continente le parole di Dio dette attraverso il profeta Ezechiele hanno assunto una particolare eloquenza: “Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo . . . Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio” (Ez 36, 24-28).

4. Il Concilio Vaticano II ci dice che “piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse” (Lumen Gentium, 9). Con queste parole il Concilio introduce un tema della massima importanza per la fede e la vita cristiana. È anche un tema dominante delle Sacre Scritture. Con la nuova alleanza nel suo sangue, Cristo istituisce un nuovo popolo di Dio (cf. 1 Cor 11, 25). In questo nuovo popolo c’è spazio per ogni nazione, per ogni singola persona. Il suo capo è Cristo, la sua eredità è la dignità e la libertà dei figli di Dio, la sua legge è il nuovo comandamento di amare come Cristo ci ha amati (cf. Gv 13, 34), il suo fine è la piena rivelazione del regno di Dio, che è già presente tra noi, ma che sarà completo solo quando la creazione stessa sarà “lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (Rm 8, 21).

Per mezzo del potere della grazia di Dio, questo popolo messianico procede attraverso la storia, non senza prove e tribolazioni, cercando di costruire la comunanza di vita, carità e verità (cf. Lumen Gentium, 9). Qui all’ippodromo Flemington di Melbourne ci raduniamo come parte del popolo di Dio per celebrare l’Eucaristia e, nel dare testimonianza del sacrificio redentore di Cristo, diamo ragione della speranza della vita eterna che è in noi (cf. 1 Pt 3, 15).

5. Cattolici del Victoria e di tutta l’Australia, vi rendete pienamente conto di cosa significa appartenere alla Chiesa? Soprattutto, attingete a sufficienza alla forza dello Spirito Santo, che sostiene la Chiesa nella verità e nell’amore di Cristo, in modo da poter adempiere ai compiti di comunicare questa verità e questo amore al mondo? Vi rendete pienamente conto - per usare le parole di san Pietro - che siete “pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale” (1 Pt 2, 4)? La vostra è indubbiamente una grande dignità!

Quale successore di Pietro, ho il compito di incoraggiare le Chiese particolari a condividere sempre di più la comunione che è la Chiesa universale, una comunione col Padre attraverso il Figlio e lo Spirito Santo, e una comunione dei suoi membri tra di loro. La seconda lettura esprime tutta la forza della nostra unione nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica: “Ora voi siete corpo di Cristo” (1 Cor 12, 27). L’Australia è lontana da Roma dal punto di vista geografico, ma i vincoli che ci uniscono nella Chiesa sono molto più forti di quelli di stretta parentela. San Paolo ci dice che “Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito” (1 Cor 12, 13). Ed è lo Spirito Santo che ci tiene uniti nella fede, nella speranza e nella carità.

6. “Servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza. Riconoscete che il Signore è Dio; egli ci ha fatti e noi siamo suoi” (Sal 99, 1-3). Questi parole del Salmo sono rivolte a tutto il popolo di Dio. In Cristo esse sono rivolte a ciascuno di noi: ad ogni uomo, donna e bambino. Esse sono un invito a esercitare l’ufficio fondamentale del sacerdozio dei fedeli, che significa dare gloria a Dio e riconoscere il suo dominio su tutta la vita.

Il nuovo popolo di Dio è un popolo sacerdotale che condivide l’unico sacerdozio di Cristo: attraverso il Battesimo egli “ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre” (Ap 1, 6). Siamo un popolo di preghiera e di adorazione, di santità e rinascita spirituale. In breve, questo comune sacerdozio di tutti i battezzati si esprime in due modi: da una parte attraverso il culto e l’adorazione di Dio, e dall’altra operando per estendere il suo regno nelle cose della famiglia umana. Entrambe le cose fanno parte della nostra vocazione cristiana e non vanno separate. Il sacramento della Cresima ci aiuta a condividere più pienamente questi compiti.

Tutti i membri della Chiesa, giovani e vecchi, uomini e donne, sacerdoti, religiosi e laici hanno determinati doveri verso Dio. Essi sono chiamati a riconoscere il suo primato nella propria vita mediante la liturgia e la preghiera. I sacramenti, e in particolare l’Eucaristia, sono un ponte tra il mondo temporale e il regno di Dio. Sono gli strumenti della grazia salvifica di Cristo all’opera nella nostra vita, ci permettono di rendere grazie a Dio per tutte le buone cose che possediamo; ci aiutano a pregare per le nostre necessità e le necessità della famiglia umana. In questo senso la tradizione della Messa domenicale è di grandissima importanza. Il popolo di Dio è chiamato a raccolta per la celebrazione della morte e risurrezione salvifiche del Signore il primo giorno della settimana, il giorno in cui la sua risurrezione manifestò l’accettazione della nostra redenzione da parte del Padre.

A chi si è allontanato dalla pratica della fede, dico questo: ascoltate Cristo e scoprirete nuovamente il significato del suo amore. Lo sentirete chiamarvi a ritornare alla “casa del Padre”. Forse temete una mancanza di comprensione da parte della comunità. Certo, la Chiesa non è mai perfetta in tutti i suoi membri, ma essa è la casa del Padre. Ed è solo nella casa del Padre che potrete condividere appieno i doni di amore e riconciliazione in Cristo.

7. Il comune sacerdozio dei fedeli, cui tutti i cristiani partecipano in ragione della loro consacrazione battesimale, permette ai fedeli di offrire tutta la loro attività a Dio quale sacrificio spirituale in unione col sacrificio eucaristico di Cristo e della sua Chiesa. La vita, con tutte le sue possibilità e responsabilità, con le sue gioie e i suoi dolori, le sue speranze e le sue pene, diviene simile a un tempio in cui Dio è adorato e la sua volontà compiuta. I laici in particolare sono chiamati a portare il messaggio e lo spirito del Vangelo nel mondo quotidiano della famiglia, del lavoro e dello svago. Quando contribuite a incarnare il messaggio cristiano nella vostra cultura, e quando aiutate la società ad avere un maggior rispetto per la dignità umana, state adempiendo a uno dei vostri compiti quale popolo sacerdotale.

8. Ogni cristiano e i gruppi cristiani devono mostrare Cristo al mondo, e devono farlo attraverso il duro lavoro e la competenza professionale, la loro dedizione, la loro aderenza ai principi. In una democrazia qual è l’Australia vi sono moltissime occasioni per l’attività cristiana. Questa è una benedizione, un diritto da difendere ed esercitare con discernimento e serietà. Nelle cose secolari sono soprattutto i laici a dover essere testimoni di Cristo e dei valori cristiani. Nella vita pubblica vi è una grande necessità di una visione, di un coraggio e di un giudizio cristiani. I giudizi pratici possono talvolta differire, ma le opinioni politiche non devono divenire fonte di divisione in seno alla comunità ecclesiale.

Il popolo sacerdotale di Dio può fare molto nell’ambito della giustizia sociale. I poveri e i bisognosi, i deboli e i falliti nella nostra società dei consumi, i disoccupati, gli ammalati, i giovani, i vecchi, hanno diritto di precedenza nell’amore della comunità cristiana. E poi vi è il richiamo dei poveri al più vasto mondo che vi circonda. Il vostro “Progetto compassione” ha dato in grande misura la necessaria assistenza al prossimo. Sono certo che esso ha anche accresciuto la vostra consapevolezza dell’interdipendenza di tutto il popolo di Dio.

9. E che dire delle molte forme di povertà spirituale che affliggono la società contemporanea? La comunità cristiana rimarrà salda nella difesa del matrimonio e della famiglia? Ne va della sopravvivenza stessa e del benessere della nostra società. La comunità cristiana difenderà il dono della vita dal concepimento al momento della morte? Non è la qualità della vita - per quanto importante essa possa essere - a rendere la vita sacra, ma il fatto stesso della nostra esistenza. La vita è un dono di Dio. L’uomo non è altro che il suo amministratore entro i limiti del disegno del Creatore. Nessun diritto umano è sicuro in un mondo senza saldi principi morali, in un mondo in cui ogni cosa è relativa e dipende unicamente da una particolare opinione o punto di vista. Dio ci ha dato la ragione, e il suo insegnamento rivelato, per aiutarci a riconoscere queste verità e difendere i valori fondamentali. Se li comunichiamo in modo errato o ignoriamo le loro conseguenze nella vita pubblica, avremo tradito la nostra eredità cristiana.

La mia visita intende essere un invito alla comunità ecclesiale in Australia, e in particolare ai laici, a prendere fermamente posizione a favore della vita e dell’amore, della verità e della giustizia, e della dignità di ciascun essere umano. In ultima analisi vi sto chiedendo di prendere posizione a favore di Dio! Ciò che sto dicendo è questo: “Riconoscete che il Signore è Dio; egli ci ha fatti e noi siamo suoi” (Sal 99, 3). Questo è il grande compito del popolo sacerdotale di Dio.

10. Indirizzo il mio appello in particolare ai giovani, soprattutto ai giovani adulti. Il futuro di qualsiasi società dipende dai suoi giovani. In effetti i giovani sono il bene più prezioso di qualsiasi società, e una comunità è in declino quando non vuole figli, quando non li ama e non li rispetta. Giovani dell’Australia, vi chiedo: Dio ha una parte nelle vostre speranze e ambizioni per l’Australia di domani? Sognate voi un’Australia nella quale il povero e l’oppresso, il bisognoso e l’emarginato, le persone spiritualmente cieche e quelle che cercano di dare un senso alla propria vita saranno sorrette dalle mani di un Dio amorevole? E vi rendete conto che Dio non ha altre mani che le vostre da tendere a chi è nella necessità? Siete disposti a rispondere alla sfida di Cristo?

Questa sfida ha diversi gradi. Innanzitutto essa dice: “Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti” (Mt 19, 18). Quando il giovane del Vangelo chiede di sua iniziativa cosa può fare di più, Gesù risponde: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (Mt 19, 21).

La sfida che il Papa vuole lanciare ai giovani di Melbourne, del Victoria e dell’Australia è la stessa sfida che Cristo lanciò a quel giovane. L’Australia ha bisogno della testimonianza della vostra vita cristiana. L’Australia ha bisogno di giovani che vivano in carità e verità, che vivano una vita casta e diano testimonianza del progetto di Dio con l’amore umano nel matrimonio. L’Australia ha bisogno di giovani che facciano liberamente i sacrifici necessari per seguire Gesù più da vicino nel sacerdozio o nella vita religiosa o nella castità consacrata, nella povertà e nell’obbedienza. In un modo o in un altro Cristo parlerà certamente ai vostri cuori. In una forma o in un’altra vi chiamerà al sacrificio e al servizio.

11. Mi è stato detto che Melbourne è una città di movimenti e di idee. È stata all’avanguardia della programmazione sociale, e più di recente nel campo della biotecnologia. È qui, pertanto, che desidero sottolineare che il progresso è vero progresso solo quando rispetta l’immagine di Dio nell’uomo, quel Dio che si è rivelato nella storia umana, e che ha rivelato che il significato ultimo della vita umana - di ogni vita umana - è l’unione con lui, per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo.

Vorrei chiedere agli uomini e donne di scienza di essere certi di utilizzare veramente la loro ricerca e le loro capacità tecniche per il servizio all’umanità, di accertarsi che esse non divengano mai falsi idoli. Se la scienza fosse separata dalle sue esigenze morali ed etiche non potrebbe mai portare l’umanità a una vita migliore. L’umanità possiede già sufficiente esperienza per sapere che una tale scienza non può che distruggere la libertà e la dignità stessa della persona umana che intendeva servire.

Oggi ascoltiamo ancora una volta la promessa di Dio fatta attraverso il profeta Ezechiele: “Io vi purificherò . . . da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo . . . Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio” (Ez 36, 25-28). Oggi abbiamo anche bisogno di poter ripetere le parole del Salmo: “Servite il Signore nella gioia . . . poiché buono è il Signore, eterna la sua misericordia, la sua fedeltà per ogni generazione” (Sal 99, 2-5).

Il Signore è buono! Egli è il nostro bene supremo! Anche il mondo è buono, il mondo che ci circonda, il mondo costruito dalla civiltà umana. È buono perché può condurci a Dio. Ma se il mondo allontana l’uomo da Dio, se lo distoglie dal suo destino finale, non serve più al suo scopo, anche se sembra soddisfare e offrire felicità. “Egli ci ha fatti e noi siamo suoi” (Sal 99, 3). Il nostro compito è servirlo nella gioia.

12. Questa è la mia speranza per tutti voi: un vero rinnovamento di spirito e di vita per voi, vescovi del Victoria, per i sacerdoti, i diaconi e i seminaristi, chiamati ad essere ministri del popolo di Dio con tutto l’amore e la sollecitudine del buon pastore; per voi, religiosi e religiose, che siete testimoni privilegiati dell’amore di Dio per il suo popolo; per voi, laici della Chiesa nel Victoria, chiamati a costruire il regno di Cristo della giustizia, della verità e dell’amore in questa terra benedetta. Possa Maria essere costante ispirazione e modello per tutti.

Fratelli e sorelle di altre Comunioni cristiane, uomini e donne di altre religioni e voi tutti uomini di buona volontà: permettetemi di includere anche voi in questa preghiera di speranza e di benedizione. Possiate tutti voi, cari abitanti dell’Australia, servire “il Signore nella gioia”! (Sal 99, 1). Amen.

Dopo la benedizione

È stata per me una grande gioia aver potuto celebrare questa santa Eucaristia insieme con voi. È stata una immensa gioia celebrarla per voi tutti, popolo di Dio e cittadini di Melbourne e dello Stato di Victoria. Voi siete tutti australiani, ma molti di voi mi salutano lungo le strade dicendo “Viva il Papa”. Perciò desidero rispondere con questa stessa lingua. Voglio salutare tutti quei cittadini australiani che provengono dall’Italia e desidero portare il vostro saluto ai vostri concittadini quando ritornerò in Italia. Dio benedica tutti voi, la città di Melbourne, lo Stato di Victoria e tutta l’Australia. Sono veramente grato a tutti coloro che hanno preparato questa meravigliosa celebrazione. Sono grato in modo particolare al coro e alla Provvidenza, che ci ha donato una giornata così bella e un vento così forte. Sia lodato il Signore.



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