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VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA
(8-14 GIUGNO 1987)

CELEBRAZIONE DELLA PAROLA NELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA DI LUBLINO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Martedì, 9 giugno 1987

 

1. Abbiamo ascoltato le parole del Vangelo di Giovanni, con le quali inizia la descrizione dell’Ultima Cena. Esse ci introducono nello stato d’animo di Gesù Cristo all’inizio degli eventi pasquali. “Gesù . . ., sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13, 1).

Proprio a queste parole fa riferimento il Congresso Eucaristico in Polonia. Esso mi ha fatto venire oggi a Lublino, nell’ambiente dell’Università Cattolica, col quale sono stato strettamente legato per diversi anni. Dopo l’incontro con i rappresentanti degli atenei accademici polacchi, delle università di antica e di recente fondazione, ci incontriamo col gruppo dei professori, studenti e dipendenti dell’Università Cattolica che oggi offre la sua ospitalità a tutti noi.

Il nostro incontro ha un carattere liturgico e la liturgia della parola di Dio ci introduce nell’intimo mistero di Cristo in quel momento decisivo in cui Cristo “sapeva che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani” (cf. Gv 13, 3).

2. “Tutto”. Ci fermiamo a questa espressione. “Tutto” è un concetto vicino a ciò che è contenuto nel vocabolo “universitas”. “Universitas” - è un particolare ambiente orientato alla conoscenza di “tutto”. Al soggettivo “universitas” corrisponde l’oggettivo “universum”.

Questo orientamento, questa aspirazione, sono strettamente uniti all’uomo di tutti i tempi, alla natura stessa dell’intelletto umano. “Intellectus est quodammodo omnia - l’intelletto umano è in un certo senso tutto” (san Tommaso). Infatti tutto ciò che in qualunque modo esiste, è dato in compito alla conoscenza umana, e dunque all’intelletto umano. Tutto ciò che in qualunque modo esiste - cioè tutta la realtà, tutta la realtà diversificata.

L’intelletto umano è rivolto verso questa realtà, sia sotto l’aspetto della sua universalità (“tutto”), sia sotto quella della diversificazione. Le istituzioni, che portano il nome “università” annunciano con il loro stesso nome questa fondamentale verità sull’uomo. Sulla conoscenza umana. Tutta la realtà viene data in compito all’uomo sotto l’aspetto della verità. L’“università” parla allo stesso tempo di un particolare “indebitamento” dell’uomo verso tutta la realtà diversificata. Questo è l’indebitamento mediante la verità. L’uomo deve al mondo la verità. L’uomo estingue questo debito mediante la conoscenza della verità sul mondo, sulla realtà, sul Creatore e sulla creazione e, allo stesso tempo, egli realizza se stesso. Giustifica la sua “intellettualità” in tutto il cosmo.

Ciò che è stato detto finora riguarda tutte le università sul globo terrestre.

3. Il Vangelo di Giovanni dice di Cristo: “Egli sapeva che il Padre gli aveva dato tutto”.

In questo modo quell’espressione “tutto” viene posta in un contesto nuovo. “Tutto” ciò che compone la realtà, ricca e diversificata, macrocosmo e microcosmo, “tutto” viene mostrato qui in relazione a Dio, al mistero trinitario, al Padre al Figlio e allo Spirito Santo.

Questo è il mistero della fede, rivelato nella parola di Dio. Il mondo - prima che esistesse in tutta la ricchezza delle creature, in tutta la sua struttura macro - e micro - cosmica, esisteva in Dio. Prima che “i mondi fossero formati dalla parola di Dio” (cf. Eb 11, 3) - chiamati all’esistenza - esistevano eternamente nel Verbo consustanziale al Padre. Esistevano, abbracciati dalla conoscenza dell’amore, abbracciati dalla vita intima di Dio uno e trino: Padre, Figlio e Spirito Santo.

E dopo la creazione quell’eterno abbraccio di Dio uno e trino continua nella storia del cosmo: “In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17, 28). “Tutto è in lui”. È in lui in modo non solo creativo cioè (secondo i nostri concetti umani: causale). È in lui nell’incessante relazione con questa increata comunione, quale Dio è in se stesso: Padre, Figlio e Spirito Santo.

4. Se l’evangelista dice di Cristo: “il Padre gli aveva dato tutto nelle mani” - questa frase rispecchia l’eterna relazione tra Dio e il mondo sul terreno della storia dell’uomo.

Il Padre, creando l’uomo a propria immagine e somiglianza, “ha dato tutto” al Figlio in modo particolare. Si può dire: ha dato - e ha dato in compito. Gli ha dato come compito la finalità del mondo visibile nell’uomo. Gli ha dato come compito la salvezza dell’uomo: “Gli ha dato nelle mani”. Ha dato come compito a lui, Figlio, il peccato che ingombra la storia dell’uomo “sin dall’inizio”. Gli ha dato come compito la redenzione del mondo.

Cristo “sapendo che era giunta la sua ora” - l’“ora” nella quale doveva adempiere definitivamente quel compito nella storia dell’umanità, viene incontro ad essa: “dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”. Così dunque quest’espressione “tutto” così essenziale per la natura e la missione di tutte le università nel mondo, acquista un significato del tutto nuovo quando intendiamo questo “tutto” in relazione a Dio uno e trino. In relazione al mistero della creazione e della redenzione. In relazione a Cristo. In relazione all’Eucaristia.

5. In questo modo tocchiamo la specificità stessa dell’Università Cattolica. Un’università con questo aggettivo possiede tutte le caratteristiche delle università in genere, partecipa allo stesso riferimento alla realtà diversificata, a “tutto”, nell’identica responsabilità per la verità nel coltivare la scienza, nelle ricerche, nei metodi di ricerca e nella sua trasmissione cioè nell’insegnamento.

Al tempo stesso, l’aggettivo “cattolica” indica che tutta questa fatica conoscitiva della comunità universitaria è altresì, riferita organicamente a ciò che proviene dalla parola della divina Rivelazione. È unita con la fede - professata ed insegnata dalla Chiesa.

“Tutto” come raggio del lavoro conoscitivo - e contemporaneamente quel “tutto” che ha il proprio inizio prima dell’“inizio”: l’inizio in Dio nell’eterno Verbo - Figlio consustanziale al Padre. È quel “tutto” che il Padre “ha dato nelle mani” al Figlio, Cristo, quando venne la sua ora: l’ora della redenzione del mondo.

Sappiamo che, al tempo stesso, questa era l’ora dell’Eucaristia.

6. Da molti secoli la Chiesa, ha preso parte al processo della fondazione delle università. Lo sappiamo bene dalla storia, specialmente dalla storia d’Europa, come anche da quella della nostra nazione.

Nei tempi moderni, mentre si sviluppava la scienza contemporanea, la Chiesa vide il bisogno di far sorgere in diversi paesi del mondo, nuove università, dotate dell’aggettivo “cattoliche”, affinché il significato, che il “tutto” possiede nella parola della divina Rivelazione non cessasse di essere presente nel grande processo conoscitivo. Nello sforzo creativo dell’intelletto umano, che estingue mediante la verità il suo debito verso l’intera realtà.

È un fatto molto significativo e molto eloquente, che una tale università cattolica sia stata fondata anche a Lublino, quasi contemporaneamente al momento, in cui la Polonia riacquistò l’indipendenza come Stato.

7. Incontrandomi oggi con tutta la comunità accademica dell’Università Cattolica di Lublino, desidero che facciamo una riflessione approfondita in base alle parole della liturgia, in primo luogo sul significato di quel servizio, di cui parla Cristo, secondo il testo del Vangelo di Giovanni.

“Se . . . io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13, 14).

L’università di Lublino è sorta ed esiste sotto il motto “Deo et Patriae”. Queste parole vogliono dire servizio. Il servizio di Dio e della Chiesa, della nazione e della patria. Penso che esista qualche “tertium comparationis”, che permette di accostare con umiltà la storia poco meno settantenne dell’Università Cattolica di Lublino agli oltre seicento anni della storia dell’Università Jagellonica. L’amore della verità al servizio dell’uomo. La formazione della coscienza e dell’atteggiamento della nazione mediante il solido servizio alla verità. È molto eloquente il fatto che questo ateneo sia l’unica università cattolica tra i paesi, che nel sistema dell’esercizio dell’autorità e dell’organizzazione sociale, accettano come ufficiale l’ideologia materialista marxista.

Durante il nostro primo incontro a Jasna Gora nel 1979, dicevo che l’università è un campo della lotta per l’umanità dell’uomo, e che si tratta di liberare questo enorme potenziale spirituale dell’uomo, mediante il quale egli realizza la propria umanità: (cf. Ioannis Pauli PP. II, Allocutio, die 6 iun. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II [1979] 1456ss.) - Deo et Patriae, mediante la forza della verità e lo sforzo dell’intelletto umano che sta al suo servizio. Mediante il servizio alla Verità suprema e a quella verità che è il riflesso della Verità infinita nella vita del mondo e degli uomini. Chi afferma l’uomo per se stesso, afferma il Creatore dell’uomo; chi afferma il suo Creatore, non può non affermare l’uomo. Perciò in ciascuna delle facoltà dell’università cattolica, perfino in queste eminentemente naturali e “laiche”, la fatica della mente in cerca della verità deve essere unita alla fede; la quale anche in questi settori trova la sua conferma ed il suo approfondimento. Tale è il profilo della Chiesa postconciliare e del Cattolicesimo d’oggi.

Contemporaneamente un’università cattolica è una viva testimonianza nei riguardi di tutti coloro, che vorrebbero collocare la religione nell’ambito di un mondo irrazionale. Per questa reciproca apertura della fede e della ragione umana, serve nella nostra terra l’Università Cattolica di Lublino, portando il proprio contributo al tesoro della scienza e della cultura polacca, conquistando anche la stima nel mondo, testimoniata dalla sua multiforme collaborazione con analoghi centri di scienza in Europa e fuori di essa.

È inestimabile il suo ruolo come educatrice dell’intelligenza cattolica nella nostra patria nello spirito dei valori cristiani, umanistici e nazionali. Merita pure aggiungere che un rilevante numero dei membri dell’episcopato polacco deve all’Università Cattolica di Lublino la propria formazione intellettuale e spirituale.

Con gratitudine ricordiamo oggi le figure dei professori, dei dipendenti e degli studenti, da don Idzi Radziszewski al Primate del millennio e a tanti eminenti laici cattolici.

8. Riflettendo sul significato di servizio che la vostra comunità deve svolgere verso Dio e verso la Patria (Deo et Patriae), dobbiamo insieme addentrarci nell’insegnamento dell’Apostolo nella Prima Lettera ai Corinti: “. . . Dio che opera tutto in tutti” (1 Cor 12, 6). “. . . lo Spirito, che si manifesta (mediante molteplici doni) per la utilità comune” (cf. 1 Cor 12, 7).

Dobbiamo dunque meditare la verità sui “doni”, sui talenti, sui carismi, che l’Apostolo ci ha annunciato in occasione dell’odierno incontro.

L’università è uno specifico banco di lavoro. Forse al primo sguardo risalta il suo lavoro didattico. Però con una conoscenza più approfondita diventa chiaro che la sua “acqua per la vita” (la sua “linfa”) che vivifica tutto l’insegnamento, è il lavoro scientifico di carattere creativo e di ricerca.

L’esercizio della scienza e i metodi ad esso propri costituiscono in un certo senso la forma fondamentale dell’esistere e dell’operare di una università. Da essa cresce ogni altra, e dunque, la trasmissione delle nozioni acquisite alle vaste schiere di studenti, come anche la formazione dei nuovi uomini di scienza.

Ho già parlato di questo in diverse occasioni. Qui desidero sottolineare che i molteplici doni, nei quali si manifesta lo Spirito, i doni ed i talenti degli uomini, che formano il profilo dell’ateneo in una data epoca, e tutti i doni dei membri della comunità accademica vengono concessi da Dio per il bene comune. Con tali doni Dio ha deposto nei nostri cuori quasi “una piccola parte di se stesso”, il soffio del suo Spirito, un dono ma anche un compito.

La specificità cattolica decide dell’attrattiva dell’Università Cattolica di Lublino in tutta la famiglia accademica polacca. Essa intuisce esattamente che qui ci si può aspettare non solo una solida scienza, ma anche l’accesso ad un altro ordine della verità, a quella specifica luce che il mistero di Cristo getta sul mistero dell’esistenza umana. Da qui anche il bisogno di uscire continuamente incontro ai bisogni degli ambienti scientifici della patria intera. È possibile compiere questo solamente per mezzo della chiarezza del proprio atteggiamento accademico ed insieme cristiano, mediante la sensibilità a ciò che è umano e divino. Ciò riguarda i professori, gli studenti, tutti quelli che formano questa università.

Voi sapete quanto sia vivo nel mondo contemporaneo il desiderio della testimonianza quasi come una prova che è possibile, sì!, che esiste l’unità di verità e di vita.

Il ruolo e l’attrattiva dell’Università Cattolica si collegano con la speranza, che qui si troverà una vera comunione che unisce i professori, i dipendenti amministrativi e gli altri lavoratori, la comunità degli studenti - una testimonianza visibile di Cristianesimo vivo; che un’autentica famiglia universitaria cattolica è non solo il luogo della “verità scientifica”, ma anche della “verità di vita”, mediante il superamento delle diverse forme di debolezza e del male, delle diverse forme della negazione della verità nella vita personale, nel reciproco rapporto verso gli altri, come anche nella superficialità delle ricerche, o nella scelta dell’oggetto di indagine non secondo i criteri di ricerca della verità, ma secondo motivi contingenti, extrascientifici.

“. . . Dio che opera tutto in tutti”.

Conservate la viva consapevolezza, che questa è la via che percorrete insieme a Cristo; che questa è la via che percorrete attraverso il difficile “oggi” della Chiesa nel mondo contemporaneo e nella nostra patria, per portare la luce della scienza e della fede, la luce della vita cristiana basata sulla verità, così necessaria nella preparazione del suo “domani” cristiano.

Permettete che riporti qui le parole che ho pronunciato nell’ambiente universitario di Louvain La Neuve, con la quale siete da anni uniti da una collaborazione fruttuosa: “. . . Un’incessante ricerca per ritrovare il creativo dinamismo dello spirito, presuppone una decisa volontà dell’intera comunità universitaria, e in particolare dei professori e delle autorità accademiche, il superamento di se stessi e la viva virtù teologale della speranza. La scienza, il sapere disconoscono il fatalismo, e cercano di costruire un futuro di libertà . . . Il futuro non è più il fatalismo al quale bisogna assoggettarsi, ma un programma, il compito per una realizzazione comune con l’aiuto della luce divina” (Ioannis Pauli PP. II, Discorso tenuto alle autorità accademiche e agli studenti dell’Università Cattolica di Louvain, 21 mag. 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 1601).

Bisogna infine sottolineare che il profilo dell’Università Cattolica di Lublino viene determinato in misura rilevante dalla fonte della sua esistenza, quale è la generosità dei cattolici della nostra nazione.

Particolarmente conosciuta in questo campo è l’attività dei circoli degli amici dell’Università Cattolica di Lublino nel paese e all’estero. Al nostro incontro sono presenti gli eminenti rappresentanti dell’emigrazione polacca, insieme con i dirigenti dell’Associazione per le Relazioni con i Polacchi all’Estero. Rivolgo a loro la parola di un cordiale saluto. Gli stessi saluti rivolgo a tutti gli altri ospiti.

Grazie alla generosità dei fedeli, l’Università Cattolica di Lublino è proprietà di cattolici e della Chiesa cattolica, che hanno il giusto diritto di attendere, che essa sia al servizio del bene dell’uomo e al servizio della causa della Chiesa, secondo i principi da essa stabiliti. A tutti gli amici di questa università esprimiamo qui la nostra profonda gratitudine.

9. “Dopo aver amato i suoi . . . li amò sino alla fine”.

Inseriamo l’odierna giornata nell’insieme del Congresso Eucaristico.

Nell’Eucaristia trova costantemente la sua espressione sacramentale “tutto” ciò che il Padre “ha dato” al Figlio.

“Ha dato” perché il Figlio abbracci e trasformi, muti “questo tutto” proprio mediante quell’amore con cui egli “amò sino alla fine”.

L’Eucaristia dunque è allo stesso tempo la sorgente di questo amore in noi. La sorgente di quest’amore qui, in questa università cattolica. È la sorgente. È la chiamata a questo amore, che libera definitivamente l’uomo, che salva, che gli dà la vita. La vita eterna.

Università! Alma mater! Anche tu sei abbracciata da quest’amore, col quale Cristo amò sino alla fine.

Sei abbracciata dall’Eucaristia. Persisti in questo abbraccio salvifico del Redentore del mondo. Servi la verità!

Se servi la verità - servi la libertà.

La liberazione dell’uomo e della nazione. Servi la vita!



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