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VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA
(8-14 GIUGNO 1987)

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Stettino - Mercoledì, 10 giugno 1987

 

1. “. . . prometto di esserti fedele sempre”.

Cari fratelli e sorelle! Figli e figlie della Chiesa in terra stettinense!

Ringrazio il vostro Vescovo, di avermi invitato qui, di essersi cordialmente adoperato, affinché la odierna visita a Stettino di Giovanni Paolo II potesse realizzarsi.

Ringrazio e saluto tutti i presenti. Saluto in modo particolare tutte le coppie di sposi e le famiglie, e coloro che si stanno preparando a fondare una famiglia. Saluto le madri, che portano sotto il loro cuore una nuova vita.

Saluto i membri della commissione dell’episcopato per i problemi della famiglia e il suo Presidente, il Vescovo Marian Przykucki; gli uomini della scienza, dediti allo studio della famiglia; gli operatori della pastorale della famiglia. Saluto tutti i movimenti che operano in favore della famiglia, ed anche i gruppi parrocchiali dei “Misericordiosi verso i più piccoli”.

Il Vescovo Kazimierz Majdanski porta nella sua “tessera” di pastore questo grande tema, questa grande causa: la famiglia. La causa del matrimonio e della famiglia. Egli l’ha servita e la serve non solo in Polonia, ma anche a Roma. Non cesso di essergli grato per ciò che egli ha fatto per il pontificio “Consiglio per la famiglia”, specialmente in occasione del Sinodo nel 1980.

Desidero perciò, seguendo il vostro invito, incontrarmi in questo sacrificio eucaristico con ogni coppia di sposi e con ogni famiglia, non solo con quelli qui presenti, ma anche con quelli che ho visto e che vedrò lungo tutto il percorso del Congresso Eucaristico in Polonia. Invito tutti a partecipare a questa solenne liturgia, e anche al rinnovamento del giuramento matrimoniale.

2. In questi giorni del congresso, tutti ci concentriamo intorno alle parole pronunciate da Giovanni evangelista, discepolo prediletto di Cristo, in occasione dell’Ultima Cena: “dopo aver amato i suoi.. li amò sino alla fine” (Gv 13, 1). Esse spiegano, allo stesso tempo il mistero della Pasqua di Cristo e la realtà sacramentale dell’Eucaristia: “li amò sino alla fine”.

Gli sposi, inginocchiati davanti all’altare il giorno delle nozze, dicono: “prometto di esserti fedele sempre”. Così dice lo sposo alla sposa e la sposa allo sposo. Così dicono insieme davanti alla maestà del Dio vivo. Davanti a Cristo.

Non sono queste parole in profonda sintonia con quelle del Vangelo: “li amò sino alla fine”? Certamente qui avviene una profonda convergenza e omogeneità. Il sacramento del matrimonio spunta dalla sorgente eucaristica. Spunta dall’Eucaristia. E ad essa conduce. L’amore umano “sino alla morte” deve fissare profondamente lo sguardo in quell’amore con cui Cristo ci ha amati sino alla fine. In un certo senso deve renderlo suo, quest’amore di Cristo, per far fronte ai contenuti del giuramento sponsale: “prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”.

3. Da questo giuramento viene edificata una particolare unità.. una comunione di persone. “Communio personarum”. Questa è l’unità - l’unione dei cuori e dei corpi. L’unità - l’unione a servizio dell’amore che dà la vita. L’unione delle persone, di un uomo e di una donna ed insieme l’unione con Dio, che è Creatore e Padre. L’unione di tutti e due in Cristo, nell’orbita di quell’amore sponsale che lui - il Redentore del mondo - elargisce alla Chiesa e in essa ad ogni uomo. Tutti infatti siamo redenti a prezzo del suo sangue. Cari fratelli e sorelle.

C’è bisogno di una preparazione molto approfondita al matrimonio, che è un grande sacramento. Bisogna, in seguito, spesso ritornare a questi sacri testi della liturgia del matrimonio, della Messa per gli sposi novelli, della santa Messa per il giubileo del matrimonio, rileggerli, meditarli . . . Queste sono parole di vita.

4. Oggi, vi invito a questo, a meditare tutte le letture della solennità della Sacra Famiglia, che insieme celebriamo qui, a Stettino.

Dunque, la prima lettura: dal Libro del Siracide, il salmo responsoriale, che si ripete anche nella liturgia del sacramento del matrimonio. La seconda lettura: san Paolo ha trasmesso nella Lettera agli Efesini le più importanti verità sul tema del mistero divino del matrimonio. Tuttavia la lettura odierna viene presa dalla Lettera ai Colossesi.

Si può dire, vi troviamo un insegnamento conciso e allo stesso tempo molto essenziale su: come edificare la comunione matrimoniale e familiare. Come costruirla nella dimensione di tutta la vita, ed insieme - per ogni giorno.

Insegna dunque l’Apostolo che l’amore è “il vincolo” (cf. Col 3, 14), che costituisce quasi un epicentro che dà la vita che tuttavia bisogna sistematicamente e con perseveranza “rivestire” con tutto il modo di agire. Questo testo dell’Apostolo indica diverse virtù da cui dipende la solidità, anzi, lo sviluppo dell’amore tra gli sposi. Egli scrive: “Rivestitevi dunque . . . di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi” (Col 3, 12-13).

Quanto è concreto questo! L’Apostolo ha davanti agli occhi la vita matrimoniale dei suoi tempi, ma gli uomini del nostro secolo possono ritrovarvisi.

Il matrimonio - è la comunione di vita. È la casa. È il lavoro. È la sollecitudine per i figli. È anche gioia comune e svago. Non raccomanda l’Apostolo di “ammonirci” anche “cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali” (cf. Col 3, 16)?

5. Bisogna leggere queste parole appartenenti al patrimonio apostolico della Chiesa nel loro timbro originale con tutti i particolari e allo stesso tempo - bisogna costantemente tradurle nel linguaggio dei nostri tempi, delle nostre condizioni, a volte tanto difficili, dei nostri problemi e delle nostre situazioni.

Anche per ciò che riguarda il rapporto: genitori-figli, l’Apostolo scrive: “Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto” (Col 3, 20), ma scrive anche: “Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino” (Col 3, 21).

Un nesso molto eloquente. Che cosa possono significare queste parole oggi, nelle condizioni della Polonia di oggi?

Sembra che sia indispensabile un grande lavoro per la formazione di una spiritualità matrimoniale. Il sacramento contiene in sé un esplicito impegno: fedeltà, amore, onestà. Questi sono impegni di natura morale. Il matrimonio e la famiglia si edificano sulla loro base. In questo modo esso diventa una comunione degna di uomini, una vera comunione di vita e di amore. L’arca dell’alleanza con Dio in Cristo.

Il servizio della Chiesa di Cristo nei riguardi della famiglia ha formato, iniziando dagli albori nella nostra storia e lungo i secoli, un eccellente modello di famiglia. Ha formato anche una morale che si distingue per un grande rispetto per la dignità della donna. La beatificazione di Carolina Kózka, figlia del mondo rurale polacco, ne è un’eloquente espressione.

E questo servizio continua incessantemente nelle sue nuove manifestazioni rispondenti ai nuovi bisogni. La Chiesa in Polonia ha meriti rilevanti per la difesa dei diritti della famiglia.

La famiglia secondo l’intento di Dio, è un luogo sacro e santificante. La Chiesa sempre e dovunque ha vegliato su questa santità, ma essa desidera in modo particolare essere vicino alla famiglia, quando questa comunione di vita e d’amore, questa arca dell’alleanza con Dio, vengono minacciate dall’interno, oppure - come spesso oggi avviene - dall’esterno. E la Chiesa nella nostra terra sta fedelmente dalla parte della famiglia, dalla parte del suo vero bene, persino quando, a volte, non trova una dovuta comprensione presso la famiglia stessa. Non solo annuncia con amore, ma anche con fermezza, la dottrina rivelata riguardante il matrimonio e la famiglia, non solo ricorda i suoi doveri e i suoi diritti, come pure i doveri altrui, specie quelli della società e dello Stato nei suoi riguardi, ma anche costantemente cerca di sviluppare le necessarie strutture della pastorale che mirano a portare l’aiuto morale alla famiglia cristiana. E può darsi che a questa presenza e a questa sensibilità, dobbiamo principalmente il fatto che il male che minaccia la famiglia continua ad essere chiamato tale, che il peccato continua ad essere chiamato peccato, lo snaturamento - snaturamento; che non vi è qui l’uso di costruire delle teorie per giustificare il male. Anzi, cresce continuamente il numero delle persone, che in diversi campi, desiderano portare aiuto alla famiglia nella realizzazione della sua vocazione.

E continuano anche ad aumentare le file delle giovani coppie e delle famiglie, che in modo estremamente vitale realizzano pienamente nella loro vita la totalità dell’insegnamento cristiano sul matrimonio e sulla famiglia e ciò frequentemente in forma di apostolato di gruppi di famiglie, unite tra loro, collegati strettamente con la pastorale delle famiglie svolta dalla Chiesa in Polonia.

6. L’odierno Vangelo ci conduce, insieme a Maria e Giuseppe, al tempio di Gerusalemme: la presentazione del Figlio primogenito il quarantesimo giorno dopo la nascita.

Ed ecco, in mezzo al rito, previsto dalla legge di Mosè risuona all’improvviso la voce di un anziano, che dà la piena dimensione profetica dell’evento nel tempio di Gerusalemme.

Simeone parla di Gesù:

“Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione” (Lc 2, 34). E aggiunge rivolgendosi alla madre: “. . . perché siano svelati i pensieri di molti cuori . . . anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2, 35).

Cristo - segno di contraddizione.

Cari fratelli e sorelle, questa “contraddizione” non passa forse anche attraverso questo grande, ed insieme fondamentale settore di vita umana, di vita sociale, quali sono proprio il matrimonio e la famiglia?

Non proviamo qui allo stesso tempo in misura particolare quella minaccia? Quella sconfitta morale riportata dall’uomo: la donna, l’uomo, i figli (!), ed insieme la società e la nazione.

Ed anche lo Stato. Non si può “far traballare” questa “piccola” comunità, la quale sta alla radice di ogni comunità, senza che tutta la vita sociale e nazionale non riporti perdite e danni irrecuperabili.

7. Non vi è una vita più efficace per la rinascita delle società di quella di una rinascita per mezzo di famiglie sane.

E la famiglia, che è “la prima scuola alle virtù sociali, di cui appunto hanno bisogno tutte le società” (Gravissimum Educationis, 3), oggi è molto minacciata. Tutti lo sappiamo. È minacciata dall’esterno e dall’interno. E bisogna, che di questa minaccia della propria sorte parlino, scrivano, si pronuncino tramite films oppure altri mezzi di comunicazione sociale non solo coloro che - come affermano - “hanno diritto alla vita, alla felicità e all’autorealizzazione”, ma anche le vittime di questo egoismo fortificato dalle leggi. Bisogna che parlino di questo le spose tradite, lasciate e abbandonate, che ne parlino i mariti abbandonati. Bisogna che ne parlino i figli, privati di un vero affetto, feriti nella loro personalità e condannati alla mutilazione spirituale, i figli affidati per legge ad istituzioni sostitutive - ma . . . quale istituzione può sostituire una vera famiglia? Bisogna far sentire la voce delle vittime - vittime dell’egoismo e della “moda”, del permissivismo e del relativismo morale; delle vittime delle difficoltà materiali, esistenziali e quelle dell’abitazione. “Per questo la Chiesa - usando le parole dell’esortazione Familiaris Consortio - difende apertamente e fortemente i diritti della famiglia dalle intollerabili usurpazioni della società e dello Stato” (Ioannis Pauli PP. II, Familiaris Consortio, n. 46).

Se non erro, abbiamo la più alta percentuale di madri che lavorano professionalmente, che svolgono questo lavoro a discapito della loro vita familiare. Tutto questo fa sì che - in collegamento con i particolari condizionamenti economici - la famiglia polacca venga invasa da una specifica assenza di sensibilità ai valori extra-materiali del lavoro umano, della scomparsa della fiducia nel senso del lavoro onesto, dell’impossibilità di vedere i suoi fini a lungo andare, si nota invece il fenomeno di provvisorietà, di immediatezza e di vita di giorno in giorno, e a volte anche la voglia di cercare il guadagno e il benessere all’estero - a spese della vita familiare.

Ciò di cui parlo in termini generali è oggetto di numerose discussioni, di sapienti analisi e di adeguate pubblicazioni, e prima di tutto è un realistico postulato della famiglia, specialmente giovane, cosiddetta “con prospettive di sviluppo”; è il postulato della famiglia con molta prole, è il postulato - semplicemente della famiglia. Che non manchi la buona volontà.

Preghiamo con fervore perché a nessuno manchi la buona volontà, l’iniziativa, la realizzazione. Affinché la famiglia sia forte di Dio, e il paese sia forte della famiglia sana fisicamente e moralmente. Il fondamento della stabilità della famiglia è la consapevolezza del senso cristiano del matrimonio, approfondita e sviluppata nella Chiesa e nel suo programma, nei suoi sacramenti, la consapevolezza, il cui frutto sarà la stabilità “nonostante tutto”.

8. Fissando lo sguardo sull’evento che ebbe luogo nel tempio di Gerusalemme, confessiamo insieme a Simeone che Cristo è “la luce dell’umana salvezza”, che egli è la “gloria” del Popolo di Dio (cf. Lc 20, 30.32).

Perciò ci troviamo davanti a un grande compito. Durante la grande novena in preparazione del millennio del battesimo della Polonia l’episcopato precisò questo compito in una fase concisa: la “famiglia forte di Dio”.

La famiglia forte di Dio è insieme la famiglia come forza dell’uomo: una famiglia di nobili persone. Una famiglia di persone che si danno reciprocamente amore e fiducia. Una famiglia che è “felice” e che rende felici. L’arca dell’alleanza.

Al punto di partenza di una famiglia si trova la trasmissione della vita. La Chiesa insegna: la trasmissione responsabile della vita. E dedica a questo problema molta attenzione - e molta fatica. Responsabile - vuol dire: degna della persona umana creata “a immagine e somiglianza di Dio” (cf. Gen 1, 26). Responsabile dell’amore. Sì l’amore, cari sposi, viene misurato proprio da questa responsabilità di genitori. E dunque famiglie responsabili della vita, dell’educazione. Non parlano proprio di questo le parole del giuramento degli sposi?.

La responsabilità reciproca: dello sposo per la sposa, della sposa per lo sposo, dei genitori per i figli.

La responsabilità paterna: “Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli” - dice il Libro del Siracide (Sir 3, 2). E la responsabilità materna. Non si può tuttavia dimenticare che l’uomo deve essere il primo nell’assumersi questa responsabilità. Se l’Apostolo dice: “Voi mogli, siate sottomesse ai mariti” (Col 3, 18), dice allo stesso tempo: mariti, siate responsabili! Siate veramente meritevoli della fiducia delle vostre spose! E dei vostri figli.

9. Negli anni ottanta, Stettino è stato luogo di importanti eventi - e di importanti patti tra le autorità dello Stato e i rappresentanti del mondo del lavoro.

Quale era il senso di quei patti? Non si trovava di tutto ciò che corrisponde alla dignità del lavoro umano - alla dignità del lavoratore? Dell’uomo e della donna?

Il lavoro umano: non è forse allo stesso tempo un punto fisso di riferimento all’intera società, e in essa - di ogni famiglia?

Giustamente dunque qualcuno in Polonia ha detto: “Ci è stato dato come compito il lavoro sul lavoro”. Sì. Gli avvenimenti degli anni ottanta hanno lasciato a noi tutti proprio questo compito: lavoro sul lavoro. In diverse dimensioni. Perché il lavoro umano ha molte dimensioni e molti aspetti per sé essenziali.

Il lavoro sul lavoro in riferimento ai fondamentali diritti e alle fondamentali esigenze della vita familiare rimane sempre il nostro compito polacco. Bisogna assumersi questo compito instancabilmente.

10. Bisogna tenere presente che la natura e la missione della famiglia costituiscono il più responsabile servizio sociale, e dunque le famiglie hanno diritto a tali condizioni di esistenza, che garantiscono loro il livello di vita e un adeguato sviluppo, rispondenti alla loro dignità. Si tratta qui di una giusta retribuzione del lavoro. Si tratta di un tetto sopra la testa, dell’abitazione, iniziando dalle giovani coppie e delle famiglie che si stanno appena formando. “Infatti, la famiglia è, al tempo stesso, una comunità resa possibile dal lavoro e la prima intensa scuola di lavoro per ogni uomo” (Ioannis Pauli PP. II, Laborem Exercens, 10). Si tratta dunque - ripeto - di un costante miglioramento di condizioni di vita, e in questo ambito di un giusto trattamento della donna-madre, che non può essere costretta economicamente ad intraprendere un lavoro retributivo fuori casa, a spese dei suoi insostituibili obblighi familiari. Allo stesso tempo però bisogna porre la domanda se non sia stato smarrito il giusto senso del lavoro. E se alle basi di questo “smarrimento” non si trovi la dimenticanza di quel principio fondamentale che guidava la laboriosità e la capacità dei Polacchi di una buona amministrazione: “prega e lavora”.

Poiché il lavoro, come insegnava l’indimenticabile Cardinale Stefan Wyszynski, ha due scopi: “il perfezionamento delle cose e il perfezionamento dell’uomo che lavora . . . deve essere eseguito affinché come effetto di esso l’uomo diventi migliore” (S. Wyszynski, Duch pracy ludzkiej, Poznan 1957, p. 32). Succede così quando viene messo in pratica il consiglio dell’Apostolo delle genti: “Qualunque cosa facciate, fatelo di cuore come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che quale ricompensa riceverete dal Signore l’eredità” (Col 3, 23-24).

11. Invito ora tutte le coppie di sposi qui riunite - e indirettamente, da qui, da Stettino, tutte le coppie di sposi in terra polacca - a rinnovare il loro giuramento di sposi davanti alla Madre di Dio nella sua effigie di Fatima.

Cari fratelli e sorelle!

“La parola di Cristo dimori in voi abbondantemente” (Col 3, 16).

Essa è divenuta la vostra parte. È divenuta in un certo senso la parola vostra sin dal giorno in cui avete pronunciato sui gradini dell’altare: “prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”.

In questo giuramento degli sposi la parola di Cristo, in tutta la ricchezza del suo contenuto salvifico, santificante, è divenuta la parola del sacramento del matrimonio. E voi siete stati i ministri di questo grande sacramento. Questa è la vostra partecipazione “sacerdotale” al mistero di Cristo e della Chiesa. Questo è il sacramento di tutta la vostra vita.

Ripetete dunque le parole, che vi seguiranno per tutti i giorni di questa vita, sino alla morte! Ripetetele, per rinnovare la grazia del sacramento, che vi è stata data il giorno delle nozze - e che vi viene costantemente, se voi la cercate. Se voi collaborate con essa. Ripetete . . .

E che “nei vostri cuori regni la pace di Cristo” (cf. Col 3, 15) che “il mondo non può dare” (cf. Gv 14, 27).

Cristo stesso dà questa pace, la dà a coloro che la cercano con tutto il cuore.

Rinnovando le vostre promesse matrimoniali mettete tutta la vostra vita familiare, i vostri figli, le vostre preoccupazioni di genitori nelle materne mani di Maria. Deponete tutto questo sotto il cuore di questa Madre che ci precede “nella peregrinazione della fede”. Proprio nello spirito di questo affidamento delle famiglie polacche, le chiediamo di accettare le “corone pontificie” segno di venerazione e d’amore di tutto il Popolo di Dio in questa terra.



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