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VISITA ALLA PARROCCHIA DELLO SPIRITO SANTO ALLA FERRATELLA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 16 aprile 1989

 

1. “Io sono il Buon Pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me” (Gv 10, 14).

È la quarta domenica di Pasqua. La Chiesa oggi annuncia il mistero pasquale mediante la figura del Buon Pastore. La verità di questa figura, infatti, è profondamente pasquale. Chi è appunto, secondo le parole di Cristo, il Buon Pastore? È colui, che “offre la vita per le pecore” (Gv 10, 11). E proprio questo è il mistero pasquale.

L’intera Chiesa - mediante le parole della liturgia - guarda oggi a Cristo, il Buon Pastore, credendo che quanto egli ha espresso nella sua parabola, quanto è stato confermato dal sacrificio della Croce e dalla Risurrezione, questo permane, e costituisce nella Chiesa - e mediante la Chiesa - una realtà viva e costantemente presente.

Oggi preghiamo pure affinché l’intero Popolo di Dio sia permeato dallo spirito del Buon Pastore; perché tale spirito si diffonda nelle persone e nelle comunità; perché si manifesti in modo particolare nelle vocazioni sacerdotali e in quelle religiose - nella vocazione al servizio pastorale nella Chiesa e nel mondo.

2. Ritroviamo questa verità centrale espressa come in tre dimensioni dall’odierna liturgia.

Innanzitutto la dimensione cristologica. Essa può essere colta nelle parole del Vangelo secondo san Giovanni. Gesù dice: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 27-30).

Il Cristo è il Pastore buono e sapiente, e noi siamo le sue pecore, che prestano ascolto a quanto egli dice (cf. Gv 10, 27) osservandone i comandamenti e andando dietro ai suoi passi con fede e amore.

Egli ha cura del suo gregge e dà la vita per esso, perché ha profondamente a cuore quelli che il Padre gli ha dato (cf. Gv 10, 28).

Il Cristo manifesta l’amore del Padre attraverso la libera e totale offerta di sé, affinché i suoi seguaci abbiano la vita eterna e nessuno li sottragga a lui. “Io do loro la vita eterna e non andranno perdute” (Gv 10, 28): queste consolanti parole proclama il Cristo, che nel sacrificio si comunica alle anime per diventare principio di vita piena ora e per l’eternità, in modo analogo a quello con cui il Padre si comunica al Figlio ed è con lui una cosa sola (cf. Gv 6, 59; 10, 29).

3. C’è poi la dimensione ecclesiologica: Cristo Buon Pastore, è presente oggi nel mondo mediante la Chiesa. Di tale dimensione ci parla il brano degli Atti degli Apostoli, nel quale è narrata l’attività di Paolo e Barnaba ad Antiochia di Pisidia, per recare la lieta notizia di un Dio che ci ha amati fino ad immolare il suo Figlio, e che chiama ogni essere umano ad incorporarsi a Cristo.

Questa universale volontà redentrice fu proclamata dall’Apostolo delle genti e dal suo compagno di evangelizzazione con franchezza (cf. At 13, 46) e senza esitazione alcuna. Pertanto, alle obiezioni, che - per gelosia - i Giudei di quella città rivolsero loro, allo scopo di impedire che la salvezza fosse annunciata anche ai pagani, essi risposero ricordando quanto aveva ordinato il Signore per bocca del profeta Isaia: “Io ti ho posto come luce per le genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra” (cf. Is 49, 6; in At 13, 47).

La carità del Salvatore riempiva a tal punto il loro cuore che le difficoltà incontrate non divennero mai ostacolo alla predicazione, ma furono assunte e sopportate nella consapevolezza che l’identificazione con Cristo crocifisso avrebbe portato i frutti della sua Risurrezione.

Carissimi, non limitiamoci solo ad ammirare la coscienza e la decisa volontà con cui gli apostoli proclamavano la verità sulla salvezza, ma cerchiamo di essere anche tenaci testimoni della risposta che il Risorto, luce vera per ogni persona, dà all’anelito di ogni uomo, con il miracolo della sua misericordia e del suo amore salvifico. Facciamo sì che la missione di Cristo divenga la nostra vocazione, per crescere nella sua conoscenza e nel suo amore e contribuire a dilatare la sua Chiesa.

4. Infine la lettura dell’Apocalisse di Giovanni ci consente di riscoprire la verità sul Buon Pastore nella dimensione escatologica.

“L’ovile” è qui rappresentato come “una moltitudine immensa . . . di ogni nazione, razza, popolo e lingua” (Ap 7, 9).

I battezzati in Cristo “sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col Sangue dell’Agnello” (Ap 7, 14). Il sacrificio del Buon Pastore, che ha offerto la propria vita per le pecore, dà così i suoi frutti.

I salvati dal Redentore stanno “davanti al trono e davanti all’Agnello” (Ap 7, 9) e, poiché sono “stirpe eletta e regale sacerdozio” (cf. 1 Pt 2, 9) celebrano la perenne liturgia del cielo col sacrificio di lode, di adorazione e di pietà.

Essi sono nella gioia e le palme che hanno nelle loro mani indicano che essa è fatta di pace, di vittoria e di serenità perché sono per sempre “davanti al trono di Dio”, che li ama e li accoglie per l’eternità nel suo “santuario”. In esso splende la gloria di Dio, il quale pone su tutti la sua vastissima “tenda” (cf. Ap 7, 15): divina dimora per l’intera umanità, che ivi trova la realizzazione di tutte le proprie aspirazioni.

E tale infatti è il destino che il Padre vuole per ciascuno di noi. E per questo “L’Agnello . . . sarà il loro - e nostro pastore” su questi eterni pascoli di felicità - e “li guiderà alle fonti delle acque della vita” (cf. Ap 7, 17).

5. In quanti luoghi della terra le comunità della Chiesa riunite per ascoltare la Parola di Dio, gustano questa verità dell’immagine biblica del Buon Pastore! Desidera farlo anche oggi la vostra comunità parrocchiale, cercando i legami tra la Parola di Dio e la propria vita.

La mia visita pastorale offre a questo riguardo un motivo particolare, perché sono qui tra voi per dirvi che la Rivelazione raggiunge chi è impegnato nell’attento ascolto della Parola di Dio e nel generoso sforzo per tradurla in atto.

Il Redentore educa alla fede insegnando che questa si mantiene viva con uno sforzo continuo di purificazione, di umiltà e di confidente audacia.

6. Carissimi fratelli e sorelle della parrocchia dello Spirito Santo, ponete costantemente la vostra fiducia nel Signore risorto e chiedetegli il dono di conoscere il suo volere insieme con l’energia spirituale di compierlo.

Mentre a tanto vi esorto, sono veramente lieto di esprimervi la mia letizia di poter celebrare con voi questa santa Eucaristia e di salutare, innanzitutto, il Cardinale vicario insieme con monsignor Clemente Riva, Vescovo ausiliare di questo settore. Rivolgo la mia parola di saluto al parroco, padre Giuseppe Marabelli. Egli si trova tra voi sin dagli inizi della parrocchia e il suo affetto nei vostri confronti non è venuto meno col passare degli anni, anzi si è accresciuto. Con spirito sacerdotale egli condivide con il vice parroco e gli altri sacerdoti la sua attenzione e sollecitudine a questa comunità.

Saluto poi le suore della Carità, che egregiamente collaborano alle attività parrocchiali, i catechisti, che svolgono un importante servizio nella crescita della fede della vostra parrocchia.

7. Nel rivolgere una parola di incoraggiamento a quanti appartengono alla Legio Mariae e al gruppo della “Caritas” parrocchiale, esorto tutti a crescere nella devozione alla Vergine e nel compimento delle opere di misericordia, che manifestano ai sofferenti la carità di Dio e fanno rifiorire in ciascuno di essi la dignità di figli di Dio.

Mi sta a cuore pure invitarvi a continuare nella generosa risposta all’opera pastorale, che viene svolta fra voi. Tale azione mira a far sì che il tempio, di recente costruito sia formato di pietre vive e consapevoli, che formano la vostra comunità ecclesiale: sia cioè fondato su di voi che con i sacramenti, la catechesi e la carità dovete rendervi immagine del Cristo crocifisso e risorto, come lui pieni di abnegazione e di gioia.

8. “Acclamate al Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia” (Sal 100, 2).
Oggi noi ci uniamo nella gioia pasquale con la Chiesa diffusa su tutta la terra.
Qual è il motivo di questa gioia?

Ascoltiamo il salmista:
“Riconoscete che il Signore è Dio; / Egli ci ha fatti e noi siamo suoi, / suo popolo e gregge del suo pascolo” (Sal 100, 3).

Ecco la gioia che deriva dalla fede. Noi non siamo di “nessuno”. Dio ci ha creati, apparteniamo solo a lui. Siamo il suo popolo. Il Buon Pastore, Cristo crocifisso e risorto, testimonia chi siamo noi per lui, e per il Padre. Testimonia che il Signore è buono: eterna è la sua misericordia (cf. Sal 100, 5).

Ecco il motivo valido della gioia pasquale. Ciascuno di noi e tutta la Chiesa viva questa gioia con fiducia. Nel mistero del Buon Pastore trovi la luce, che indica la strada nel buio. Scopra sempre di nuovo la forza e la potenza per poter compiere il proprio pellegrinaggio, seguendo il sentiero del Cristo risorto.

 

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