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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN NORVEGIA, ISLANDA,
FINLANDIA, DANIMARCA E SVEZIA

SANTA MESSA NEL PIAZZALE ANTISTANTE IL CASTELLO DI AKERSHUS

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Oslo (Norvegia) - Giovedì, 1° giugno 1989

 

“Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode” (Sal 34, 2).

Cari fratelli e sorelle.

1. Per la prima volta in assoluto il successore di san Pietro celebra l’Eucaristia in questi Paesi nordici. Sono profondamente commosso. E non sono il solo. Sono certo che anche voi, miei confratelli della famiglia della fede (cf. Gal 6, 10) siete profondamente grati a Dio che ci ha concesso di offrire questa liturgia di “ringraziamento”. Benediciamo Colui che è nostro Creatore e il Signore della storia. Dio - Padre, Figlio e Spirito Santo - che ci ha riuniti per l’Eucaristia, che è la preghiera e il sacrificio di Cristo stesso in unione con il suo corpo, la Chiesa.

È per me una grazia e un onore straordinario lodare Dio qui, a Oslo, capitale della Norvegia, nell’Europa del Nord, in Scandinavia,

- insieme con voi, Vescovo Schwenzer e Vescovo Gran e agli altri membri della Conferenza Episcopale dei Paesi nordici,
- insieme a voi, sacerdoti, religiosi e laici della diocesi di Oslo,
- con voi, cari fratelli e sorelle della comunità luterana!

La lode al Signore è sulle nostre labbra e nei nostri cuori!

2. “Voi siete il sale della terra . . . Voi siete la luce del mondo . . . Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5, 13. 14. 16).

È questo il messaggio della lettura del Vangelo che abbiamo appena udito. Gesù sfida i suoi discepoli con il compito di trasformare il mondo, di portare nuova luce alla nostra condizione umana, affinché il bene prevalga e Dio venga onorato. Sono passati oltre mille anni dacché questo messaggio salvifico fu proclamato per la prima volta in questa terra. La vita e il martirio del grande sant’Olav segnò il “Battesimo” dei popoli della Norvegia. Attraverso il Battesimo i vostri antenati furono sepolti nella morte redentrice di Cristo e sono risorti con lui a nuova vita.

Cristo diventò la loro luce. Ricordate e custodite questo retaggio, che è anche il retaggio del vostro Paese, descritto per il mondo in modo tanto vivido dalla vostra grande scrittrice, Sigrid Undset.

3. Il tema della luce e del buio che ricorre in tutta la Rivelazione deve essere particolarmente caro ai popoli del Nord che, più pienamente di altri popoli che vivono altrove, sperimentano ogni anno il passaggio dall’oscurità invernale allo splendore dell’estate. Siete tutti felici di vedere i giorni che si allungano e diventano più caldi. La Scrittura usa proprio questo simbolismo per indicare i termini del pellegrinaggio attraverso la storia di ogni individuo e di tutta l’umanità nella speranza di salvezza.

“Dio è luce e in lui non ci sono tenebre. Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità; ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri” (1 Gv 1, 5-7).

Esiste un’oscurità che è inevitabile nella vita su questa terra. Esistono il dolore, la sofferenza e la morte; vi sono speranze disattese e promesse non mantenute; vi è la crudeltà e l’ingiustizia. Il pensiero filosofico moderno ha dedicato una grande attenzione agli aspetti esistenziali e metafisici dell’ansia che accompagna gli esseri umani nel loro pellegrinaggio attraverso la vita: l’ansia di un’esistenza finita e di possibilità umane limitate.

Ed esiste spesso un’altra “paura” nascosta nella nostra coscienza. È legata al nostro senso di responsabilità nei confronti del bene e del male che sperimentiamo in noi stessi e nel mondo che ci circonda. Uno dei principali documenti del Concilio Vaticano II descrive la condizione umana in questo mondo: “Come creatura, (l’uomo) esperimenta in mille modi i suoi limiti . . . Debole e peccatore, non di rado fa quello che non vorrebbe e non fa quello che vorrebbe. Per cui soffre in se stesso una divisione, dalla quale provengono anche tante e così gravi discordie nella società” Gaudium et Spes, 10). Per molti, tuttavia, la “paura” che nasce dalla debolezza e dal peccato è un passo positivo verso la conversione e il cambiamento.

4. È compito della Chiesa aiutare gli uomini e le donne d’oggi ad affrontare le sfide proprie della loro condizione umana. Il primo passo è quello di superare la nostra riluttanza ad esaminare noi stessi e le verità e i valori sui quali costruiamo le nostre vite. Cos’è l’uomo? Qual è il significato della sofferenza, del male, della morte, che non sono stati eliminati dal progresso? Qual è lo scopo del progresso stesso, conquistato ad un prezzo tanto alto? Cosa possiamo offrire alla società? Cosa possiamo aspettarci da essa? Che accade al termine della nostra vita terrena? Gaudium et Spes, 10).

Rispondendo a questi interrogativi, “La Chiesa crede che Cristo, per tutti morto e risorto, dà all’uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza perché l’uomo possa rispondere alla suprema sua vocazione” Gaudium et Spes, 10). Oggi è dato a me - il Vescovo di Roma e successore di san Pietro - di riaffermare questa fede, qui a Oslo: di incoraggiare una seria riflessione sulla fuga da Dio e dai valori morali più alti che è tipica della società secolarizzata.

Mille anni di vita cristiana hanno profondamente segnato la società norvegese. La vostra attenzione per i bisognosi, la vostra sollecitudine per gli handicappati, i deboli e gli anziani, la vostra protezione dei diritti delle donne e delle minoranze, la vostra disponibilità a condividere il vostro benessere con i poveri del mondo, la generosità con cui avete aperto le vostre frontiere ai rifugiati e il contributo della Norvegia alla pace nel mondo sono tutti valori che scaturiscono dalla vostra eredità cristiana, dalla “grazia battesimale” della Vergine. La sfida che tutti i cristiani in Norvegia devono affrontare una testimonianza autentica e convinta al messaggio del Vangelo, che è la radice e il fondamento di questi valori. “Voi siete il sale . . . ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato?” (Mt 5, 13). Non vi scoraggiate per l’enormità del compito. Il Signore che vi ha chiamati sarà la vostra forza.

5. Il Signore vi ha chiamati insieme.

Miei cari fratelli e sorelle cattolici, figli e figlie della Norvegia, e tutti voi, che provenite da altri paesi e che avete stabilito qui la vostra patria: le parole del profeta Ezechiele possono essere applicate a voi: “Vi prenderò dalle genti, / vi radunerò da ogni terra, / e vi condurrò sul vostro suolo . . . / voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio” (Ez 36, 24-28).

Nelle varie lingue, il Papa ha poi proseguito:

Dio vi ha convocato qui da molti paesi (norvegese),
Dio vi ha convocato qui dalla Spagna e dall’America Latina (spagnolo),
Dio vi ha convocato qui dalla Germania (tedesco),
Dio vi ha convocato qui dalla Polonia (polacco),
Dio vi ha convocato qui dalla Francia (francese),
Dio vi ha convocato qui dal Vietnam (vietnamita),
Dio vi ha convocato qui dalla Croazia (croato),
Dio vi ha convocato qui dall’Italia (italiano),
Dio vi ha convocato qui dall’Ungheria (ungherese),
Dio vi ha convocato qui dall’Olanda (olandese).
6. “Vi condurrò sul vostro suolo . . .”.

Queste sono le parole che il profeta ha detto ai figli e alle figlie di Israele strappati alla loro terra verso l’esilio. Questo è il significato storico delle parole del profeta. Ma vi è un altro senso in questa affermazione, un senso che si riferisce ad un “esilio” più profondo, che tutti i figli e le figlie di Adamo condividono su questa terra. Mentre protestanti e cattolici sono in cammino verso la loro dimora eterna, non è forse la loro vera “patria” il Regno di Dio, già presente nell’unica Chiesa di Cristo sulla terra?

Due fatti importanti e solenni sono dinanzi a tutti coloro che amano la Chiesa come Corpo di Cristo. Il primo è che la buona Novella della Redenzione non è stata ancora proclamata a tutti. Il secondo è il peso della divisioni fra i cristiani che la storia ci ha lasciato in eredità. Tutti noi siamo sfidati dal comandamento del Signore: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15). La vocazione missionaria è radicata nel fatto stesso di essere cristiani. E lo è anche la chiamata all’unità della Chiesa. In Norvegia i rapporti ecumenici hanno raggiunto un alto livello di comprensione e collaborazione reciproche. Restano molti problemi difficili a livello di fede e dottrina, ma avete la certa fiducia che lo Spirito “vi guiderà alla verità tutta intera” (Gv 16, 13).

Come colui che ha ereditato da Cristo il “ministero Petrino”, sono soprattutto io che devo ripetere, con umiltà e fervore, la preghiera di Cristo nell’ultima Cena: “Padre . . . siano essi una cosa sola . . . perché il mondo creda” (Gv 17, 21). Padre, Signore dei nostri cuori e delle nostre coscienze, fa’ che questo accada! Tu che attraverso le labbra di Ezechiele hai promesso al tuo popolo: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo”, tocca i nostri cuori! Risveglia il vostro spirito! Animaci col potere di una nuova Pentecoste!

7. Il profeta parla a nome di Dio: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi / uno spirito nuovo . . . / Porrò il mio spirito dentro di voi, / e vi farò vivere secondo i miei precetti” (Ez 36, 26-27).

In tal modo lo stesso Signore Iddio diventa la nostra forza.

Lo Spirito di Dio - lo Spirito di verità, il paraclito, il consolatore - diventa un pellegrino nei nostri cuori, in ciò che è più intimo nella nostra condizione umana. A motivo di ciò, i “cuori di pietra” - insensibili, indifferenti, immersi nel qui e adesso, chiusi a Dio - diventano “cuori di carne”, cuori umani sensibili, che avvertono la presenza e i bisogni di ogni fratello e sorella, cuori aperti a Dio: cuori aperti alla Parola di Dio e all’ethos divino.

Per questa meravigliosa trasformazione.

“Celebrate con me il Signore, / esaltiamo insieme il suo nome” (Sal 34, 4).

 

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