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VISITA ALLA PARROCCHIA DI SANTA PAOLA ROMANA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Sabato, 19 maggio 1990

 

“Io pregherò il padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre” (Gv 14, 16).

1. Carissimi fratelli e sorelle, queste parole del brano evangelico appena ascoltato ci conducono ancora una volta nel cenacolo. Gesù è a tavola, il giorno prima della sua passione. Agli apostoli, turbati e sgomenti al pensiero di rimanere orfani del loro Maestro, egli svela importanti segreti, con l’intento di consolarli e aprire il loro cuore alla fiducia e alla speranza, che dovranno sorreggerli e animarli nel compimento della loro missione. Gesù promette il dono dello Spirito. Lo sgomento degli apostoli, la paura di restare soli e abbandonati a se stessi, non hanno ragione d’essere: l’assenza fisica del Maestro sarà colmata dalla presenza viva e vivificante del Consolatore, di quello stesso Spirito del quale hanno fatto esperienza nella quotidiana familiarità con Cristo.

“Non vi lascerò orfani . . . Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore”. La promessa ha un suo primo compimento la sera dello stesso giorno della risurrezione: lo Spirito, già sgorgato dal costato del nuovo Adamo “dormiente” sulla croce, viene da lui effuso sugli apostoli per inaugurare il tempo della Chiesa, nata dal suo mistero pasquale. L’adempimento in pienezza si avrà cinquanta giorni dopo, nella Pentecoste, affinché il progetto divino della salvezza universale, mediante l’opera degli apostoli e dell’intera comunità dei discepoli, giunga alla sua definitiva attuazione.

2. Le parole di Gesù, tuttavia, non si arrestano alla promessa dello Spirito, che sarà dato agli apostoli. Giungono fino a descrivere l’azione, misteriosa e nascosta, ma reale ed efficace in loro e in quanti - come loro - aderendo a Cristo, formeranno il popolo della nuova alleanza.

Per tutti il Consolatore sarà “Spirito e verità” che li guiderà - come “Maestro interiore” - alla verità tutta intera, alla piena comprensione cioè del mistero di Cristo e all’esperienza viva e gioiosa della salvezza da lui realizzata con la sua Pasqua. Il che può avvenire solo nella fede e mediante la fede, opera dello Spirito e frutto della sua presenza nel cuore dell’uomo. Una presenza di consolazione e di pace, che apre alla fiducia e assicura in maniera duratura la trasmissione e l’irradiazione della buona novella rivelata da Gesù di Nazaret (Dominum et vivificantem, 7).

3. Rimanendo sempre con i discepoli del Signore, lo Spirito inoltre svelerà loro non solo il mistero che unisce il Figlio al Padre nella comunione trinitaria, ma anche il legame profondo che unisce Cristo ai suoi, nella comunione fraterna. “In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi”. Una rivelazione che si traduce in esperienza gioiosa per tutti coloro che si aprono a un rapporto d’amore a Cristo, accogliendo con docilità e osservando fedelmente i suoi comandamenti.

“Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Tutto ciò, dunque, si realizzerà per la potenza dello Spirito, sorgente di convinta e profonda adesione alla persona di Cristo e al suo messaggio d’amore, fonte di coesione e di unità per tutti coloro che gli obbediscono. La docile accoglienza dello Spirito rende possibile ai credenti l’osservanza dei comandamenti e una testimonianza di comunione, capace di muovere il cuore di quanti “sono fuori” di questo circuito di amore eppure aspirano alla verità, sognano una fraternità aperta a tutti, lavorano per una giustizia e per una pace che non conoscono barriere.

4. Si profila così un terzo aspetto dell’azione dello Spirito. Rimanendo sempre con i discepoli, egli renderà intelligibile e possibile il compimento del piano divino di salvezza, perché gli uomini di ogni tempo, di ogni razza e cultura diventino “uno” in Cristo.

Lo Spirito perciò è rivelato da Gesù come origine e fondamento non solo della comunione ma anche della missione. Questa, infatti, altro non è se non la “proposta” fatta a tutti gli uomini di entrare nel progetto salvifico, che Dio rivela e attua nella storia. Progetto che inizia il giorno di Pasqua, per compiersi nell’ultimo giorno, ma che si costruisce “oggi” mediante l’annuncio del mistero di Cristo, i gesti dell’integrale liberazione dell’uomo, la celebrazione dei sacramenti pasquali. E sempre per la potenza dello Spirito.

5. Questa missione, che è propria della Chiesa, la vediamo realizzata fin dagli inizi mediante l’opera dei primi testimoni. Ne abbiamo una prova eloquente nella prima lettura della Messa, nella quale è registrata la seconda tappa della diffusione del Vangelo da Gerusalemme alle città della Samaria e della Giudea. Ne sono protagonisti il diacono Filippo e gli apostoli Pietro e Giovanni.

L’azione evangelizzatrice di Filippo è incentrata sulla predicazione di Gesù, il Cristo, ed è accompagnata da miracoli, quali segni della presenza del Regno e della salvezza globale offerta all’uomo. L’accoglienza del messaggio è suggellata dal dono dello Spirito che gli apostoli conferiscono mediante l’imposizione delle mani. I credenti sono così innestati a Cristo e inseriti nel disegno divino di una comunione che non conosce confini e che suscita la gioia di tutta la città.

6. Carissimi fratelli e sorelle della parrocchia di Santa Paola, il messaggio della liturgia odierna offre a voi e a tutta la Chiesa di Roma, impegnata nel cammino sinodale, preziosi stimoli per l’impegno che vi attende. Esorto tutti, prima di ogni altra cosa, a incrementare la preghiera, specialmente nei prossimi giorni che ci preparano alla solennità di Pentecoste. Uniamoci come membra vive del Corpo mistico di Cristo alla supplica del nostro Capo e Signore, perché il Padre mandi lo Spirito su tutti coloro che in Roma formano la comunità dei discepoli di Gesù. Il Sinodo pastorale diocesano vuole essere, infatti, una “nuova Pentecoste” per gli uomini che vivono in questa città.

E lo sarà se i cristiani, accogliendo il Consolatore, si lasceranno guidare da lui “alla verità tutta intera” e si rinnoveranno nella fede; se apriranno il loro cuore alla parola di Dio e all’osservanza più fedele e coerente del comandamento dell’amore; se, animati dallo Spirito, vivranno uniti a Cristo come tralci alla vite, offrendo così - dentro una società lacerata dal peccato - la testimonianza di una comunione che apre alla gioia, suscita il desiderio o la nostalgia di una più ampia e profonda solidarietà tra gli uomini e spinge a un più autentico ed efficace servizio d’amore verso chi si trova in difficoltà o nel bisogno.

7. Sono questi i presupposti e le istanze della “nuova evangelizzazione” alla quale il Sinodo chiama tutti: vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi e laici. È fuori dubbio che essa, per essere autentica ed efficace, deve radicarsi - come ci ricorda l’apostolo Pietro nella seconda lettura della Messa - nell’“adorazione” di Cristo, animata dallo Spirito che, mentre ci fa “santi”, ci riempie di speranza e di passione per la venuta del regno di Dio.

La missione si svolge in un mondo, se non ostile, certo indifferente, che non risparmia persecuzioni e sofferenze a coloro che operano il bene. Ecco perché lo stesso Apostolo esorta i cristiani - e quindi anche voi - a testimoniare con coraggio la propria adesione a Cristo “pronti sempre a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in voi”. Egli aggiunge ancora, a proposito, che “tutto sia fatto con dolcezza e rispetto” e “con una retta coscienza” (1 Pt 3, 15-16).

8. Si scoprono qui le modalità caratteristiche dell’autentica evangelizzazione. L’annuncio del Vangelo, quale “proposta” di salvezza, costituisce una formidabile domanda d’amore. Come tale, se da una parte esso fonda una tremenda responsabilità in coloro a cui è rivolto, li lascia tuttavia liberi di accoglierlo o di rifiutarlo. Sarà compito dei cristiani, senza nulla togliere all’integrità del messaggio, come pure alle esigenze radicali che esso pone, annunciare il Vangelo seguendo le vie della pazienza e della dolcezza, della rettitudine d’intenzione e della coerenza morale. Essi sapranno rispettare i tempi, spesso lenti e faticosi, del cammino di fede di quanti si aprono al dono divino, e mostreranno apprezzamento per il bene, spesso nascosto e sommerso, che c’è in ogni persona umana, per la sua sete di verità, per l’anelito alla comunione con Dio e con i fratelli. Sono, questi, atteggiamenti interiori e modalità concrete, a cui devono aprirsi coloro che, aderendo a Cristo, vivono nella fedeltà i suoi comandamenti e sono docili all’azione dello Spirito.

9. “Grandi sono le opere del Signore”. Carissimi fedeli della parrocchia di Santa Paola Romana alla Balduina, le parole del salmo responsoriale mi salgono spontanee alle labbra nella gioia di questo incontro, che mi consente di “rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune” (Rm 1, 12). Saluto il card. vicario e mons. Ragonesi, vescovo incaricato di questo settore. Saluto il parroco, don Gennaro Antonini, i vicari parrocchiali e i sacerdoti che con essi collaborano nel servizio pastorale. Saluto pure i religiosi e le religiose, presenti nel territorio parrocchiale con case, scuole e opere di carattere sociale.

Il mio pensiero si allarga poi a tutti voi, fedeli di questa parrocchia, che in tanti modi vi fate carico della sua vita, delle sue attività, delle sue iniziative a servizio dei più umili e dei più poveri. In particolare, desidero rivolgere una parola di lode e di incoraggiamento a quanti offrono il loro contributo negli organismi di comunione e di corresponsabilità o nelle strutture pastorali, che hanno come scopo la promozione della liturgia, della catechesi, dei servizi caritativi. Persone singole, gruppi, associazioni, movimenti devono coordinare i loro sforzi apostolici per favorire il rilancio dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo.

È un impegno che dovete sentire particolarmente voi, fedeli di questa parrocchia, che per la Santa a cui s’intitola e per i nomi che ne qualificano molte strade, è posta in diretto rapporto con la Chiesa dei primi secoli, da cui ci vengono tante e così illustri testimonianze di eroica virtù cristiana.

“Grandi sono le opere del Signore”: le opere di un tempo, ma anche quelle di oggi. A lui, carissimi fedeli, eleviamo la nostra lode, ringraziandolo per le meraviglie che egli compie mediante il suo Spirito. Egli ce lo ottiene con la preghiera e ce lo dona - anche in questa Eucaristia - mentre celebriamo il suo mistero pasquale.

Sì, carissimi fratelli e sorelle, esultiamo di gioia e lodiamo il nome del Signore che, mentre ci rafforza nella comunione con Cristo, ci spinge alla missione, cioè di annunciare a tutti ciò che egli compie per la salvezza degli uomini. Amen!

 

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