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VISITA PASTORALE IN CAMPANIA

SANTA MESSA NELL’EX CAMPO PROFUGHI DI AVERSA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Aversa (Caserta) - Martedì, 13 novembre 1990

 

“Signore, tu hai parole di vita eterna” (Gv 6, 68).

1. È questa la confessione di Simon Pietro pronunziata nei pressi di Cafarnao, dove - secondo il Vangelo di Giovanni - Cristo preannunziò l’istituzione dell’Eucaristia.

Signore, “Tu hai parole di vita eterna”! Lungo il corso dei secoli, di generazione in generazione, milioni di labbra e di cuori hanno ripetuto e ripetono queste parole di Pietro, in tanti luoghi della terra.

Queste stesse parole le ripete oggi la comunità cristiana di Aversa, riunita intorno al vescovo di Roma per celebrare l’Eucaristia. Sono molto lieto, carissimi fratelli e sorelle, di essere fra voi. Sono contento di far visita a una Chiesa di antichissime tradizioni, che annovera tra i suoi pastori insigni maestri di dottrina e di fedeltà al Vangelo. Mi piace ricordare particolarmente san Guitmondo che, oltre a contribuire al completamento della cattedrale, si impegnò a innalzare un solido e maestoso edificio spirituale, imperniato sulla fede nel mistero della santissima Trinità e sull’Eucaristia.

A tutti offro il “bacio della pace” (1 Pt 5, 14). Lo offro al vostro Pastore, il carissimo mons. Giovanni Gazza, ai sacerdoti, alle Famiglie religiose maschili e femminili operanti nella vostra diocesi, e ai figli della vostra terra missionari in altre regioni del mondo, all’intero popolo di Dio che costituisce il sacerdozio regale, redento dall’inestimabile sacrificio di Cristo.

2. “Tu hai parole di vita eterna”! L’apostolo Pietro ha forse voluto affermare soltanto che Cristo proclama la verità sulla vita eterna? La “parola” nella tradizione ebraica è una realtà dinamica, una forza che attua ciò che esprime. Nel prologo del Vangelo di Giovanni la Parola, “il Verbo”, è Persona, il Figlio eterno di Dio, della stessa sostanza del Padre, Dio da Dio e Luce da Luce.

Le “parole di vita eterna”, quindi, non solo significano, ma attuano la realtà della vita eterna. Gesù parla di questa realtà agli apostoli, alla vigilia della sua passione, nel cenacolo: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23).

La vita eterna è Dio stesso nella realtà ineffabile dell’eterna Trinità che abita nell’anima dell’uomo. La vita eterna è la Vita di Dio innestata nell’anima dell’uomo: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

3. Cristo dice: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola”. Nel terreno dell’essere umano, l’amore di cui parla il Signore Gesù (“se uno mi ama”) attecchisce in virtù dell’azione dello Spirito Santo.

La vita eterna è proprio questo amore: partecipazione dell’Amore di Dio, partecipazione dell’Essenza di Dio. L’Amore di cui san Paolo scrive che “non avrà mai fine”. Anche se nella vita terrena è unito alla fede e alla speranza, l’amore non tramonta: soltanto l’amore non passa. Esso è, per dirla ancora con san Paolo, la virtù “più grande di tutte” (1 Cor 13, 8. 13).

4. Carissimi fratelli e sorelle, questo amore, che “non avrà mai fine”, e che trasforma l’esistenza del credente, sgorga dalla Eucaristia. Ben a ragione, dunque, nella preparazione spirituale di questa visita, come pure nel piano pastorale della diocesi, voi avete posto al centro di tutta l’azione apostolica e missionaria il mistero eucaristico. L’Eucaristia è, infatti, il fermento soprannaturale capace di rinnovare l’umanità ed è per mezzo di essa che lo Spirito Santo genera e alimenta la comunione piena e perfetta nella Chiesa. È ancora grazie al sacramento dell’Amore che la Chiesa “avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento . . . annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga” (Lumen gentium, 8).

Questa comunione, che è soprattutto dono di Dio, deve farsi annuncio di salvezza anche qui, nella vostra diocesi e nella fertile campagna aversana, in un contesto certamente ricco di vitalità umana e spirituale, ma nel quale si avvertono anche i segni di non poche contraddizioni e difficoltà. La disoccupazione, l’inadeguatezza delle infrastrutture e dei servizi sociali e tutte le problematiche connesse con lo sviluppo rapido di questi anni, rendono la vita complessa e non facile. In tali condizioni c’è il rischio che la violenza dilaghi e cresca l’emarginazione specialmente giovanile; soprattutto si corre il pericolo che la fede e i valori cristiani perdano la loro incidenza nel tessuto sociale della vostra città.

5. Come far sì che il Vangelo diventi fermento di riconciliazione e di solidarietà? Come realizzare anche qui l’unione dei cuori e dei sentimenti, di cui parla l’apostolo nella lettera ai Filippesi?

È da Cristo Eucaristia che ci viene la risposta: egli è la sorgente della vita e dell’amore. Nell’Eucaristia, Cristo vi chiama a far lievitare quei fermenti di verità, di giustizia e di bontà che provengono dalla vittoria del Risorto; a isolare quei fenomeni negativi che inquinano la società e che hanno la loro matrice in una mentalità secolaristica e individualistica; a ricuperare la coscienza della propria dignità e della propria responsabilità.

Così la Comunione eucaristica si fa comunione ecclesiale; si fa solidarietà spirituale e materiale verso gli altri che sono nella necessità; si fa effettiva attenzione verso i poveri, gli emarginati, i piccoli, gli indifesi; si fa rispetto per la vita stessa che è dono intangibile di Dio, che ha creato l’uomo “a sua immagine e somiglianza” (Gen 1, 26). L’Eucaristia diventa così anche celebrazione dell’amore, della fratellanza, dell’amicizia, della condivisione, del perdono e della promozione di ogni nostro simile.

Carissimi fratelli e sorelle, vivete così l’Eucaristia, andate a Cristo, sacerdote e vittima, con queste disposizioni di animo, con questo cuore, con questi propositi. Accorrete fiduciosi a lui, fonte inesauribile di santità! La celebrazione fervorosa della santa Messa sia per voi, presbiteri, costituiti dispensatori dei divini misteri ed educatori del popolo affidato alle vostre cure pastorali, il cuore di tutta la vostra esistenza e del vostro ministero pastorale. Siate innamorati dell’Eucaristia! Celebratela con dignità e sommo rispetto.

Da essa le persone consacrate possono attingere il coraggio necessario per rispondere fedelmente alla loro particolare vocazione. Nell’Eucaristia ogni fedele prende coscienza di essere inviato a servire i fratelli, ad amare i poveri e a costruire una società nella quale regni la giustizia e la fraternità.

La comunità cristiana diventa allora strumento di pace, di quella pace che il Signore le ha affidato come dono e come missione. Cristo è la vostra pace (Ef 2, 14). Mistero dell’Amore che non muore!

6. Alla pace che il Signore ci ha lasciato, alla pace che egli ci ha dato prendono parte l’intera comunità e ogni singolo credente. Noi la imploriamo tutti i giorni, quando, nel corso dell’Eucaristia, ci scambiamo reciprocamente il segno della pace.

Diventa allora nostra parte, nostra eredità, la gioia di cui parla l’odierno Vangelo: Pace e gioia!

Ecco i frutti della vita, secondo il comandamento dell’amore proclamato da Cristo. Frutti che noi sperimentiamo già sulla terra, e che preannunziano, al tempo stesso, la vita eterna. La felicità eterna. Ecco i frutti, mediante i quali, in un certo modo, si rivela il Dio Vivente che abita in noi, come aveva preannunciato Gesù (cf. Gv 14, 23). È da essi che conosciamo pure come le parole di vita eterna cominciano a realizzarsi in noi.

In questi frutti si manifesta il “conforto derivante dalla carità” (cf. Fil 2, 1). Dall’Amore che non avrà mai fine! Amen. 

 

© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana

 



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