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VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA
 (1°-9 GIUGNO 1991)

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Chiesa dello Spirito Santo (Koszalin) - Sabato, 1° giugno 1991

 

1. “Io sono il Signore, Dio tuo, che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto . . . non avrai altro Dio fuori di me” (Decalogo, cf. Es 20, 2-3).

Dio ha scelto un luogo nel deserto: il monte Sinai - e ha scelto un popolo al quale si è manifestato come liberatore dalla schiavitù egiziana - e ha eletto un uomo, a cui affidò i suoi comandamenti: Mosè.

Dieci semplici parole. Il decalogo. La prima tra esse suona proprio così: “non avrai altro Dio fuori di me”.

2. Cari figli e figlie di questa terra sul Baltico. A volte, insieme con il vostro Vescovo guardate verso il monte Chelmska, che è una piccola altura presso il mare, però risalta sullo sfondo dell’estesa pianura della Pomerania.

Le parole di Dio pronunciate sul Sinai non hanno esse riecheggiato con un’eco lontana anche qui, su questo monte? Una volta, i lontani antenati che vissero sul Baltico, non conoscevano il Dio vivo e vero. Lo cercavano in un certo senso “come a tentoni” (At 17, 27) nei primi culti e sacrifici. E quando venne il tempo, che il Verbo di Dio trovò posto qui a Kolobrzeg, ai tempi di Boleslao il Prode, dopo pochi anni il primo vescovo Reinbern fu bandito - e le cose vecchie ritornarono per alcune generazioni ancora.

Soltanto un missionario - Otto di Bamberg consolidò il cristianesimo sul Baltico e in (tutta la) Pomerania occidentale.

Molti secoli ci separano da quei tempi. Voi stessi, infatti, siete da appena alcune decine di anni - e il vostro vescovo Ignazio è (dal 1972) appena il secondo, dopo Reinbern, vescovo a Kolobrzeg.

3. “Non avrai altro Dio fuori di me”. Questa è la prima parola del Decalogo, il primo comandamento, da cui dipendono tutti i successivi comandamenti. Tutta la legge divina - scritta una volta sulle tavole di pietra e, altresì trascritta eternamente nei cuori degli uomini. Così che anche coloro che non conoscono il Decalogo, conoscono il suo essenziale contenuto. Dio proclama la legge morale non solo con le parole dell’Alleanza - dell’Antica Alleanza del monte Sinai e del Vangelo di Cristo - la proclama con l’intima verità stessa di quell’essere ragionevole, quale è l’uomo.

Questa legge morale di Dio è data all’uomo e contemporaneamente è data per l’uomo: per il suo bene. Non è così? Non è per l’uomo ciascuno di questi comandamenti dal monte Sinai: “non uccidere - non commettere adulterio - non dire falsa testimonianza - onora il padre e la madre” (cf. Es 20, 13-14.16.20). Cristo abbraccia tutto questo con il solo comandamento: dell’amore, che è duplice: “amerai il Signore Dio tuo sopra ogni cosa - amerai l’uomo, il tuo prossimo come te stesso” (cf. Mt 22, 37).

In questo modo il Decalogo - retaggio dell’Antica Alleanza di Dio con Israele è stato confermato nel Vangelo come il fondamento morale della Nuova Alleanza nel Sangue di Cristo.

Tale fondamento morale viene da Dio, ha le radici nella sua creativa, paterna sapienza e provvidenza. Allo stesso tempo questo fondamento morale dell’Alleanza con Dio è per l’uomo, per il suo vero bene. Se l’uomo distrugge questo fondamento, si danneggia: sconvolge l’ordine della vita e della convivenza umana in ogni dimensione, iniziando dalla comunità più piccola, quale è la famiglia e andando attraverso la nazione sino a quella società del genere umano, composta da miliardi di esseri umani.

Quanto la legge morale, i comandamenti di Dio, siano per l’uomo, lo mostra in un modo particolarmente eloquente Gesù Cristo stesso (nell’odierna pericope evangelica) quando dice ai custodi della lettera della Legge, meravigliati e perfino scandalizzati: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Mc 2, 27).

4. Sì. “Il figlio dell’uomo è signore anche del sabato” (Mc 2, 27). Egli è anche Signore e Garante di quell’Alleanza di Dio con l’uomo, la quale è antica, nuova ed eterna.

Il Figlio dell’uomo. Gesù Cristo. In lui si è compiuta la nuova creazione. Il “Dio che ordinò che rifulgesse la luce dalle tenebre” (così parla dell’opera della creazione il Libro della Genesi, cf. 1,3) - “rifulse nei nostri cuori . . . sul volto di Cristo” (2 Cor 4, 6). Dio unico, vero e ineffabile ci ha fatto conoscere se stesso, il suo inscrutabile mistero, in Gesù Cristo. Egli - il Cristo - è la visibile immagine del Dio invisibile. È il Figlio consostanziale, che si è fatto uomo - il Figlio dell’uomo - nascendo dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo. Egli - “Dio da Dio, Luce da Luce” (Credo), “rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina” (2 Cor 4, 6).

Una volta qui, sul Baltico, la stessa luce rifulse nei cuori degli uomini all’inizio del nostro millennio. Oggi rifulge nei vostri cuori.

Noi tutti, battezzati nel nome della Santissima Trinità in virtù della Redenzione di Cristo mediante la Croce, “veniamo esposti alla morte”, così come Cristo accettò la morte in croce - “perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale” (2 Cor 4, 11). Sì, la vita di Cristo.

La sua risurrezione. Iniziando dal sacramento del Battesimo, partecipiamo alla morte redentrice e alla risurrezione di Cristo. Portiamo dunque dentro di noi un tesoro, l’indicibile tesoro della vita divina. Questa è “la potenza straordinaria che viene da Dio e non da noi” (cf. 2 Cor 4, 7). Tale potenza è la grazia del Battesimo che ci rende in Cristo figli della divina adozione.

Come figli della divina adozione saliamo il nostro monte Chelmska sul Baltico - là, dove una volta i nostri lontani antenati su questa terra “cercavano Dio come a tentoni” - noi veniamo con la luce della fede (cf. 2 Cor 4, 10). Veniamo, “portando nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (cf. 2 Cor 4, 10).

5. Tuttavia, cari fratelli e sorelle - “conserviamo questo tesoro in vasi di creta” (cf. 2 Cor 4, 7). I tempi in cui viviamo, l’umanità contemporanea, la cultura europea e il progresso, hanno ormai dietro di sé quella ricerca di Dio a tentoni - la quale però era sempre una ricerca e in qualche modo conduceva a Lui. Tutti hanno ereditato il tesoro. In Cristo hanno ricevuto ancora più del Decalogo. Tuttavia chi più di Cristo - crocifisso e risorto - conferma la potenza di quella prima parola del Decalogo: “non avrai altro Dio fuori di me”?

È soltanto in forza di questo primo comandamento si può pensare ad un autentico umanesimo. Solo allora “il sabato può essere per l’uomo” e tutta la moralità umanistica si verifica e si attua.

“La creatura . . . senza il Creatore svanisce” - afferma il Concilio (Gaudium et spes, 36). Senza Dio rimangono le rovine della morale umana. Ogni vero bene per l’uomo - e questo è l’essenza stessa della morale - è possibile soltanto quando su di esso veglia l’Unico che “solo è buono” (come Cristo disse una volta ad un giovane:cf. Mc 10, 18).

6. Da qui, dal Baltico, vi prego, tutti i miei Connazionali, Figli e Figlie della comune Patria, di non permettere di rompere il vaso che contiene la verità divina e la legge di Dio. Vi prego, non permettete che venga distrutto. Vi prego di incollarne nuovamente le parti se si è frantumato.

Vi prego di non dimenticare mai:

Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dèi di fronte a me” (Es 20, 2-3)!

- Non nominare il nome di Dio invano.
- Ricordati di santificare le feste.
- Onora il padre e la madre.
- Non uccidere.
- Non commettere adulterio.
- Non rubare.
- Non dire falsa testimonianza.
- Non desiderare la donna d’altri.
- Non desiderare la roba d’altri.

Ecco il Decalogo: le dieci parole. Da queste dieci semplici parole dipende il futuro dell’uomo e delle società. Il futuro della nazione, dello stato, dell’Europa, del mondo.

“Le tue parole, Signore, sono verità. Consacraci nella verità” (cf. Gv 17, 17).

Amen.

Prima di impartire la benedizione conclusiva della Messa  il Santo Padre ha voluto salutare i fedeli della diocesi:

“Mi inchino davanti a Te, Eterno Dio”.

Desidero esprimere la mia gioia e il ringraziamento per questa comunione di preghiera nella lingua materna, perché abbiamo potuto inchinarci insieme davanti al Dio eterno, vivo e vero. Compiendo il Santissimo Sacrificio del Suo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, che una volta compiuto sull’altare della Croce dura in eterno, e nello stesso tempo continuamente si rinnova sugli altari delle chiese.

Esprimo la mia gratitudine per aver preparato a questo incontro eucaristico la diocesi di Koszalin-Kolobrzeg sul Baltico. Ringraziamo per questo vento dal mare, che è arrivato qui fino a noi subito dopo l’arrivo all’aeroporto. Esprimo la mia gioia perché ho potuto pregare insieme con i miei connazionali, ma anche con molti ospiti, soprattutto con i Vescovi giunti dall’estero che hanno concelebrato questa Santa Messa. Ringrazio i rappresentanti del governo, rappresentanti dei voivodati e delle città. Ringrazio anche le varie comunità, associazioni e rappresentanze. Ringrazio in modo speciale le scuole, gli Istituti superiori di cultura, il mondo del lavoro, l’Associazione dei Contadini, i ferrovieri di tutta la Polonia.

Ringrazio l’Associazione dei Sordomuti, i rappresentanti della fabbrica di Cegielski di Poznan, l’Associazione degli abitanti di Kaszuby, il Club dell’intelligenza Cattolica. Ringrazio tutti i presenti, provenienti anche da fuori della diocesi di Koszalin Kolobrzeg, soprattutto dalle coste settentrionali di questa regione della Polonia. Nella nostra odierna preghiera, nella mente e nel cuore dei fedeli, erano presenti in modo particolare i bambini, poiché oggi è la Giornata Mondiale dell’Infanzia. Erano presenti con quella vicinanza, che per loro aveva sempre Cristo “Lasciate che i bambini vengano a me”. Che questa Giornata Mondiale rinnovi la coscienza della grandezza di un bambino, della responsabilità per un bambino, responsabilità dei genitori e della società. Che rinnovi in noi tutti quell’amore per i bambini che ci ha rivelato Gesù Cristo.

Voglio ancora ringraziare il tempo, il tempo sul Baltico. Ho già parlato del vento. Bisogna ancora aggiungere il vecchio detto polacco: “Il sole splende, ma piove”. Perché più o meno così ha cominciato a mettersi il tempo e allora siamo andati con il vescovo Ignacy sul Monte di Chelm. Lì ho ringraziato questa pioggia per esser caduta, ma ho chiesto una revoca. E bisogna ammettere che ha mantenuto la parola. Così in questo momento possiamo già dire: pioveva, ma ora splende il sole. È un buon inizio per il mio pellegrinare attraverso la Polonia. Un buon inizio ancor di più perché tra le scritte che vedo (per fortuna non ce ne sono troppe) ce n’è una con un invito a Mosca. È venuto qui l’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz, il quale sapete dove permanentemente ora risiede e amministra, e subito dopo di lui arriva la scritta. Ecco, queste sono le “aggiunte” al finale. E adesso “mi inchino davanti a Te, eterno Dio”, e inchinandomi davanti a Te, che sei, davanti a Te, che sei Padre, Figlio, Spirito Santo, insieme con tutti i presenti Ti chiedo la benedizione per il futuro cammino di questa Chiesa sulla terra di Koszalin e su tutta la terra polacca, per il futuro cammino di questa nazione, e anche di questo pellegrino, che è giunto per visitare ancora una volta i suoi connazionali.



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