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CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN OCCASIONE
DELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Basilica Vaticana - Martedì, 2 febbraio 1993

 

1. “Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio” (Lc 2, 27). Le parole, che leggiamo nel brano evangelico dell’odierna liturgia, si riferiscono a Simeone, un pio israelita che “aspettava il conforto d’Israele”, cioè la venuta del Messia. A lui fu affidata la parola della Rivelazione nel momento della presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la sua nascita a Betlemme. L’evangelista sottolinea come su questo uomo timorato di Dio stava lo Spirito Santo (cf. Lc 2, 26), il quale gli aveva preannunciato che “non avrebbe visto la morte senza aver prima veduto il Messia del Signore” (Lc 2, 26). L’evangelista ribadisce in particolare che Simeone, mosso appunto dallo Spirito, si recò al tempio il giorno in cui “i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge” (Lc 2, 27). Insieme a Simeone il testo evangelico presenta anche la profetessa Anna, sottolineando così la sua partecipazione alla Rivelazione del Messia: “Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme” (Lc 2, 38).

2. La presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme è strettamente collegata col mistero dell’Epifania. L’Epifania mette infatti in evidenza la presenza e l’azione dello Spirito Santo, che guida gli uomini ad incontrare e a riconoscere il Salvatore e a darne poi testimonianza. Lo Spirito Santo discenderà sugli Apostoli nel giorno della Pentecoste. Nel momento della presentazione la sua presenza anticipa e prepara quel giorno. Anticipa e prepara, 30 anni prima, l’epifania sulla riva del Giordano e tutta la missione messianica di Gesù di Nazaret. Al tempo stesso, la presentazione di Gesù al tempio esprime in maniera drammatica le modalità di tale missione salvifica. Rivolgendosi a Maria, la Madre di Gesù, Simeone dice: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2, 34-35). Illuminato dallo Spirito Santo, Simeone vede nel Bambino, presentato a Dio da Maria e Giuseppe, Colui che è venuto per prendersi cura dei figli di Abramo. “Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo” (Eb 2, 17). Ma Simeone vede già tutto questo? Lo vede veramente anche la profetessa Anna? La Chiesa, comunque, ritrova tutto ciò nella loro testimonianza. Lo ritrova nelle parole di Simeone. In esse la Chiesa ritrova anche un riferimento spirituale a quel tempio, le cui porte sollevano i propri frontali perché possa entrare il re della gloria (cf. Sal 24 (23), 7); Colui che, al tempo stesso, è anche un segno di contraddizione.

3. Carissimi fratelli e sorelle, in questa solenne celebrazione della Festa della presentazione di Gesù al Tempio, saluto di cuore tutti voi che siete venuti qui, guidati dallo Spirito Santo sulla strada della vocazione e della consacrazione. Essa vi unisce in modo speciale a Cristo, Re della gloria, a Cristo, segno di contraddizione, obbediente fino alla morte, povero e casto. Al Cristo, Figlio della Vergine. Saluto voi, che fate parte della Chiesa di Roma, costruita sul fondamento di Pietro e Paolo, sul fondamento degli apostoli e dei profeti. Mi rivolgo a voi, fratelli e sorelle che appartenete a tante Famiglie di vita religiosa e monacale residenti in Roma e, insieme con voi e mediante voi, mi rivolgo alle persone consacrate sparse in tutto il mondo. L’odierna liturgia, in cui la Chiese rende gloria a Cristo – “luce per illuminare le genti” (Lc 2, 32) – è, in modo particolare, la vostra liturgia e il vostro giorno. È anche occasione di profonda gioia per il Vescovo di Roma, che in questo giorno ha l’opportunità di incontrarvi e di ringraziare il Signore per il dono della vocazione e della vita religiosa alla Chiesa.

4. Come ha sottolineato con forza il Concilio Vaticano II, la vita religiosa costituisce un grande dono per la missione della Chiesa nel mondo ed offre un prezioso contributo non solo alle sue molteplici attività pastorali, ma soprattutto alla varietà dei suoi carismi e alla testimonianza di integrale fedeltà che essa deve rendere al Vangelo. “La professione dei consigli evangelici appare dunque come un segno, che può e deve attirare efficacemente tutti i membri della Chiesa a compiere con slancio i doveri della vocazione cristiana” (Lumen gentium, n. 44). Nel nostro secolo non sono mancati testimoni eminenti di tale radicalità evangelica. Ho avuto la gioia di elevare agli onori degli altari, nel corso dell’anno passato, un numero considerevole di anime consacrate. Alcune di tali persone hanno reso la loro fedele testimonianza evangelica con il supremo sacrificio della vita. Penso, ad esempio, ai martiri claretiani di Barbastro, – un’intera comunità religiosa composta di sacerdoti, studenti di teologia prossimi all’ordinazione presbiterale e di fratelli laici – uccisi in Spagna nel 1936. Morirono, questi eroici araldi di Cristo, stringendo tra le mani il Crocifisso. Sulla strada del martirio li hanno seguiti e continuano a seguirli schiere di umili e spesso nascosti discepoli del Signore. Come non ricordare qui le missionarie e i missionari caduti sul campo dell’evangelizzazione e dell’attività missionaria? Come non far memoria delle anime consacrate, silenziosamente immolate sull’altare della totale donazione di sé a Dio? Il loro esempio, il loro sangue versato è seme di nuove vocazioni. Mentre in alcune regioni del mondo si continua ad assistere purtroppo al prolungarsi di un preoccupante inverno vocazionale, altrove, dove più fidente e coraggiosa è l’adesione al Vangelo, è in atto un’autentica rifioritura, ricca di speranza e di promesse per la Chiesa e per l’umanità. Lo Spirito del Signore agisce con tanto maggior potenza quanto più deciso è nelle anime consacrate e nell’intera famiglia cristiana il rifiuto di adattarsi allo spirito di questo mondo e più generosa si fa l’accoglienza del mistero della Croce. L’auspicato rinnovamento della Comunità dei credenti e l’autentico ecumenismo, così intimamente legati nella nuova evangelizzazione, possono trovare nella fedele pratica dei consigli evangelici un valido sostegno ed un insostituibile contributo. Occorre veramente, secondo quanto abbiamo meditato nella recente Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, “portare il frutto dello Spirito per l’unità dei Cristiani”. Questo avverrà soprattutto grazie alla vostra quotidiana immolazione, carissimi fratelli e sorelle, chiamati a seguire il Signore nella vita consacrata. La Chiesa conta su di voi! Innalziamo dunque a Dio con fiducia le nostre invocazioni, certi che anche in questo nostro tempo, travagliato da uno spirito che si oppone alla verità portata da Cristo, Egli non farà mancare alla sua Chiesa persone sante e coraggiose, totalmente consacrate alla gloria di Dio e al vero bene dei fratelli, quali trasparenti testimoni del messaggio evangelico.

5. Carissimi Religiosi e carissime Religiose, questo è il vostro giorno. La Chiesa vede in ciascuno e ciascuna di voi, – vede nelle vostre Famiglie religiose – la continua opera dello Spirito Santo. Anche voi, mossi dallo Spirito Santo, entrate nel tempio: nel grande spazio spirituale, che è la Chiesa di Dio, per essere una viva testimonianza, una profezia del Regno di Dio in mezzo alla gente della nostra epoca. Quanto provvidenziali sono state le parole profetiche di Simeone e di Anna, pronunciate nel quarantesimo giorno dopo la nascita di Gesù! Quanto benedetta è la vostra testimonianza, la vostra profezia di vita e di missione ogni giorno! Siate, cari fratelli e sorelle, partecipi della luce, “che splende nelle tenebre” (Gv 1, 5). Servite Cristo, la luce del mondo. I vostri occhi possano vedere la luce della salvezza preparata da Dio di fronte a tutti i popoli. Come le vergini prudenti della parabola evangelica, possiate restare vigilanti nell’attesa dello Sposo, per corrergli incontro, al suo sopraggiungere, con le lampade accese. Amen!  

 

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