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CELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA CHIESA
DI SANTA SUSANNA ALLE TERME DI DIOCLEZIANO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 27 giugno 1993

 

“Chi accoglie Cristo accoglie colui che lo ha mandato, il Padre” (cf. Mt 10, 40).

Cari fratelli e sorelle,

1. Esprimiamo la gioia di accogliere Cristo. Rallegriamoci del fatto che dai tempi apostolici Roma, la capitale dell’antico Impero, ha accettato Cristo. Cantiamo la nostra gioia perché i nomi degli apostoli Pietro e Paolo sono indelebilmente legati a questa città. Essi vennero qui mandati dal Signore. Dopo la risurrezione, Cristo disse agli apostoli: “Come il Padre ha mandato me... ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20, 21-22). E così noi crediamo che fu lo Spirito Santo a dirigere i passi di Pietro, il pescatore di Galilea, e di Paolo, il discepolo di Tarso, verso questa Città di Roma. Attraverso il loro ministero apostolico e, infine, attraverso il loro martirio essi hanno confermato le parole del loro Signore e Maestro.

Cristo ha detto: “Chi non prende la sua croce e non mi segue non è degno di me” (Mt 10, 38). E qui a Roma Pietro prese la sua croce su cui offrì la sua vita. Cristo ha detto anche: “Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la ritroverà” (Mt 10, 39). E così Paolo – come Pietro – qui a Roma perse la sua vita per la salvezza di Cristo, “Sanguis martyrum semen christianorum” (cf. Tertulliano, Apologeticus, 50): la Chiesa cresce saldamente sull’esempio dei martiri. Così le parole di Cristo si adempirono negli apostoli: “Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato” (Mt 10, 40). Tutto questo è successo a Roma.

2. Sono passati cinquecento anni da quando gli abitanti del vecchio mondo scoprirono il nuovo mondo. Scoprendo quel continente aprirono tutta una nuova area di missione e apostolato. L’evangelizzazione dell’America si diffuse gradualmente da una regione all’altra di quel grande continente, nel sud, nel nord. Il comando di Cristo di predicare il Vangelo ai confini del mondo è stato adempiuto. L’eredità di Pietro e Paolo continuò a vivere nella Chiesa sul Nuovo Continente, e alla fine una parte di essa da lì ritornò a Roma, alle tombe degli apostoli.

La comunità americana di Santa Susanna, che oggi ho la gioia di visitare, è, come è stata, un simbolo vivente dell’unicità della fede nella diversità dei discepoli di Cristo.

Desiderando di provvedere meglio alla cura pastorale per i residenti e i pellegrini americani a Roma, il 10 gennaio 1922, Papa Benedetto XV designò la chiesa di Santa Susanna come la Chiesa nazionale americana affidando questo apostolato ai Paulist Fathers. Saluto con affetto Padre Joseph Gallagher, Presidente dei Paulist Fathers, come pure il rettore, padre John Foley, e gli altri sacerdoti che attualmente servono la comunità. Essi stanno seguendo le orme dei sacerdoti che per più di settant’anni hanno fatto di questa chiesa una casa spirituale per coloro che sono lontani dal proprio paese. Per tanta gente Santa Susanna è stata un luogo di amicizia e solidarietà, una comunità credente nutrita dalla vita sacramentale della Chiesa, una vita che mostra la sua vitalità in abbondanti opere di fede e servizio.

3. Un particolare ringraziamento desidero anche rivolgere al Ministero per i beni culturali della Repubblica Italiana, qui rappresentato dal direttore generale, prof. Francesco Sisinni, per l’assistenza fornita durante il restauro di questa bella chiesa. Possano tutti coloro che hanno contribuito a tale opera essere ricompensati spiritualmente per la loro generosità (cf. 2 Cor 9, 11)! Vorrei, altresì, manifestare il mio apprezzamento alle Monache cistercensi, la cui vita consacrata alla preghiera contemplativa e alla penitenza silenziosa assicura spirituale sostegno per l’autentica vita cristiana della comunità. Auspico che questa lieta circostanza porti ad apprezzare sempre più intensamente la profonda comunione che unisce fra loro i “battezzati in Cristo Gesù”. A tutte rivolgo un incoraggiamento perché nei vostri rapporti con i residenti in Roma, i visitatori e i pellegrini di lingua inglese, continuiate a manifestare l’universalità e la cattolicità della nostra fede.

4. Il ministero dei Paulist Fathers è caratterizzato dalla loro triplice missione di evangelizzazione, riconciliazione ed ecumenismo. Questi tre compiti provvedono a una solida struttura per la vita e la missione cristiana della comunità di Santa Susanna. Il Sinodo romano recentemente conclusosi ha affidato a tutti i fedeli di questa “grandissima e antichissima Chiesa” (cf. Sant’Ireneo, Adversus haereses, III, 3,3) la missione della nuova evangelizzazione. Il fatto che la maggior parte di voi hanno le loro origini in un paese diverso e in una cultura diversa non vi esclude dalla vita ecclesiale di questa Città. Piuttosto, la testimonianza del Vangelo e l’esempio dei veri discepoli non conoscono confini. Il compito di un cristiano è sempre portare la luce di Cristo e il potere della sua risurrezione (cf. Fil 3, 10) al mondo assetato dell’acqua della Verità e della Vita divina. Roma, come qualsiasi altra città, è un luogo dove la fede e l’indifferenza, la grazia e il peccato, la santità e la miseria umana esistono fianco a fianco. Nel cuore della metropoli moderna uomini e donne sono assetati di Dio, cercano di trovare il significato della vita, della sofferenza e della morte (cf. Pastores dabo vobis, 46). La comunità americana nella chiesa di Santa Susanna ha un suo proprio ruolo da ricoprire nel diffondere “la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza” (Ef 1, 13). Il Vangelo è sempre nuovo, sempre pertinente, sempre provocativo, sempre liberante: “più tagliente di una spada a doppio taglio” (Eb 4, 12). Il mondo intorno a voi, nelle vostre famiglie, nelle scuole, negli appartamenti e negli uffici, ha bisogno della testimonianza della vostra fedeltà di fronte alle prove, della vostra fede ferma e della carità ardente, della vostra solidarietà con coloro che sono nel bisogno. È dal sacrificio eucaristico che, fortificati dal Pane di vita, come individui e come comunità, deriverete la forza necessaria per impegnarvi nella parola e nell’azione in questa nuova evangelizzazione.

5. La riconciliazione, in tutte le sue forme, è un elemento essenziale della vita cristiana, e costituisce un capitolo essenziale della nuova evangelizzazione. Penso soprattutto alla riconciliazione di cattolici che per una ragione o un’altra non prendono piena parte nella vita della Chiesa. Sono consapevole che il senso della comunità che voi avete creato qui a Santa Susanna ha aiutato molte persone a ritornare alla pratica della fede. Nella chiesa di Santa Susanna voi siete tutti ambasciatori per Cristo. Molte persone che vengono a Roma sono spinte dalla storia, dall’arte e dalla tradizione della Città per riconsiderare la direzione che ha preso la loro vita. A coloro che sono stati allontanati una comunità vivente come questa offre “la destra in segno di comunione” (Gal 2, 9). Attraverso la vostra testimonianza è adempiuta la missione della Chiesa di riconciliare le persone con Dio, con se stesse e con il loro prossimo (cf. Reconciliatio et paenitentia, 8).

6. Anche l’impegno per l’ecumenismo è caratteristica della vostra comunità. Quando Papa Pio IX approvò i Paulist Fathers, egli affidò loro le incomprensioni sul Cattolicesimo in America del Nord. Da allora essi hanno proseguito i loro sforzi per migliorare la comprensione reciproca tra i cristiani, e hanno incoraggiato progetti di dialogo e di mutua cooperazione con i membri di altre Chiese e Comunità ecclesiali. È appropriato quindi che la comunità di Santa Susanna debba cooperare attivamente con le altre Chiese e Comunità ecclesiali di Roma in opere di carità e nel pregare insieme per l’unità dei cristiani.

7. “Chi accoglie un Apostolo accoglie Cristo” (cf. Mt 10, 40). Gli Apostoli, e in particolare Pietro e Paolo, hanno trasmesso il Vangelo nella forma di una consapevolezza di Vita Nuova. Questa è la Vita Nuova che scaturisce dalla morte redentrice di Cristo: “noi crediamo che essendo morti con Cristo risorgeremo con lui: Cristo, come sappiamo, essendo risorto dalla morte non morrà mai più. La morte non ha più alcun potere su di lui... la sua vita ora è la vita con Dio; e in questo modo, anche noi dobbiamo considerarci morti al peccato ma vivi per Dio in Cristo Gesù” (cf. Rm 6, 8-11).

Tutti voi, membri della comunità americana di Roma, siete contati, anche se solo per una volta, tra “gli amati di Dio in Roma” (Rm 1, 7). Il primo scrittore cristiano Tertulliano ha descritto la Chiesa di Roma come “una chiesa felice, su cui gli Apostoli versarono tutta la loro dottrina insieme con il loro sangue: dove Pietro ebbe una passione simile al Signore; dove Paolo fu coronato della morte di Giovanni” (De praescriptione, 31). Prego affinché la comunità di Santa Susanna continui a sforzarsi per assicurare che l’antica tradizione di solida fede, la costante speranza e la generosità illimitata segnino la vita della Chiesa nella Roma di oggi non meno che nel passato.

Affidiamo queste intenzioni a Maria, Madre del Redentore, affinché portino frutti in abbondanza (cf. Gv 15, 16). A Lei raccomando voi e le vostre famiglie, e tutta la comunità americana di Roma. L’Onnipotente Dio benedica con armonia e pace la vostra Nazione. Amen.

 

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