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VIAGGIO APOSTOLICO IN GIAMAICA, IN MESSICO E A DENVER (COLORADO)

CELEBRAZIONE DELLE LODI NELLA CATTEDRALE DI KINGSTON

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Kingston (Giamaica) - Martedì, 10 agosto 1993

 

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

1. Da tempo avevo anticipato con gioia che sarei stato qui con tutti voi: i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi e i seminaristi di Kingston, di Montego Bay e di Mandeville; i religiosi e le religiose, che servono queste Chiese locali; i responsabili laici delle comunità cattoliche in questa nazione. Estendo il mio saluto fraterno anche agli altri Vescovi e ai fedeli che sono giunti in Giamaica per partecipare a questo raduno nella Cattedrale della Santissima Trinità. La mia gioia oggi è particolarmente grande poiché la mia visita si svolge dopo il rinvio che ha impedito la mia venuta lo scorso anno, come era stato previsto. Nel frattempo non siete mai stati lontani dai miei pensieri, e – per dirlo con le parole di San Paolo – “Ringrazio Dio, ogni volta ch’io mi ricordo di voi, e ogni volta che prego per voi, prego con gioia a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo” (cf. Fil 1, 3-4).

2. Testimoniare il Vangelo è quell’“opera di servizio” che, come dice l’Apostolo, edifica il Corpo di Cristo (cf. Ef 4, 12). Essere un testimone significa essere un erede della grande tradizione missionaria della Chiesa, una tradizione che risale alla mattina della prima Pentecoste a Gerusalemme e che, su quest’isola, è tanto antica quanto l’arrivo di Colombo stesso. A questo proposito, desidero ringraziare di cuore tutti coloro che hanno lasciato le proprie terre per divenire araldi della Buona Novella qui in Giamaica. Sì, questa è la gloria dei missionari: essere gli strumenti della Divina Provvidenza nel condurre le persone a Colui che ha “parole di vita eterna” (Gv 6, 68). Per questo i fedeli delle Chiese locali sono per sempre loro debitori e dovrebbero ricordarli con orgoglio.

Voi siete il coronamento delle fatiche di quegli uomini e di quelle donne che hanno seminato e coltivato la fede su questa bella isola. Dall’arrivo, nel 1512, del primo gruppo di dieci frati francescani fino ai nostri giorni, la Divina Provvidenza ha operato attraverso le incertezze e i mutamenti della storia della Giamaica per fornire operai per la sua messe in questa terra: gli abati e il clero inviati dalla corona spagnola, il venerando Padre Thomas Churchill inviato secondo gli ordini di un Re Stuart, i sacerdoti che fuggivano dalle persecuzioni nel Vecchio e nel Nuovo Mondo, i Gesuiti inglesi e americani, le Suore francescane della Scozia e le Suore della Misericordia dell’Inghilterra – per nominarne solo alcuni.

Per tutti voi che oggi siete chiamati a servire la nuova evangelizzazione e a edificare una società giusta, compassionevole e armoniosa, la Chiesa prega con continuo fervore. Essa ha fiducia nel fatto che Dio vi aiuterà a perseverare generosamente in questi compiti e che aumenterà il vostro numero, affinché nessuno dei chiamati in Cristo si perda per non averlo udito e perché non sia trascurata alcuna parte del bene comune.

3. Nell’intento di diffondere la parola di Dio, i Padri del Concilio Vaticano II attribuiscono un ruolo particolare ai sacerdoti: “nella loro qualità di cooperatori dei Vescovi, hanno anzitutto il dovere di annunciare a tutti il Vangelo di Dio” (Presbyterorum ordinis, 4). A voi, miei cari Fratelli Sacerdoti, è stato assegnato questo sacro compito, una condivisione nell’ufficio data dal nostro Salvatore ai Dodici e ai loro successori.

Come ho indicato nell’Esortazione apostolica postsinodale Pastores dabo vobis, i sacerdoti, per adempiere alle proprie responsabilità, dovrebbero avere un cuore formato e plasmato secondo il modello del cuore del Buon Pastore (cf. nn. 1, 21-23). Questa è la parola che il Vescovo di Roma è venuto in Giamaica a dirvi: Spalancate i vostri cuori a Cristo nostro Pastore e Sommo Sacerdote! Rimuovete ogni ostacolo! Lasciate che il fuoco del suo amore per il gregge divampi in voi. Imitandolo, non trattenete nulla per voi stessi – né possessi, né comodità, né privilegi, nemmeno la vostra volontà o la vita stessa. Dedicate alla vostra missione tutto ciò che avete e tutto ciò che siete.

Un segno evidente di questa vostra consacrazione totale è il celibato, che è “dono prezioso dato da Dio alla sua Chiesa e segno del Regno che non è di questo mondo nonché dell’amore indiviso del sacerdote verso Dio e il popolo di Dio” (Ivi, 29). Una fedeltà gioiosa a questo grande dono dello Spirito richiede preghiere ardenti e costanti; essa deve essere sostenuta dalla Messa quotidiana, dalla confessione frequente e da una vita di ascesi. Per l’uomo sarebbe impossibile, ma affidandoci a Uno infinitamente più grande di noi, affermiamo con fiducia: “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1, 37).

La crescita spirituale nella vita di celibato sacerdotale va di pari passo con “un generale e integrale processo di continua maturazione, mediante l’approfondimento di ciascuna delle dimensioni della formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale” (Pastores dabo vobis, 71). Mentre il Vescovo e l’intero presbiterio hanno una responsabilità fondamentale nel promuovere questa crescita, “il singolo sacerdote... è il primo responsabile” (Ivi, 79). Nella sacra intimità della coscienza Dio rende chiaro al sacerdote le mancanze per le quali egli deve fare penitenza, le carenze a cui deve porre rimedio e i sentieri che egli è invitato a seguire per esser ancor più utile al suo popolo. Cari fratelli, per l’amore dei fedeli affidati al vostro ministero non soffocate mai la voce dello Spirito come esorta: “Ravvivare il dono di Dio che è in te” (2 Tm 1, 6).

4. Cari seminaristi, rispondete sempre gioiosamente e incondizionatamente alle richieste che vi vengono fatte per il bene del vostro avanzamento nelle virtù morali e intellettuali. Desidero sottolineare in particolare due qualità da coltivare nel vostro periodo di formazione. In primo luogo, divenite uomini di preghiera. Una più profonda comunione di cuore e di intelletto con Cristo è essenziale se volete veramente essere immagini del Buon Pastore, e non semplicemente mercenari (cf. Gv 10, 12). In secondo luogo, studiate con diligenza. Approfondite bene la dottrina della Chiesa in tutta la sua ricchezza; divenite del tutto assidui alle Scritture e a tutte le altre fonti dell’insegnamento cattolico; acquisendo una profonda conoscenza del mistero di Cristo e della sua Chiesa, sarete in grado di portare la sua luce per illuminare la vita del popolo di Dio.

Cari diaconi, siete stati “consacrati mediante l’imposizione delle mani che ci viene dagli Apostoli” (“Omelia” Rito per l’Ordinazione di un Diacono) – “per il servizio” (Lumen gentium, 29). A voi possono essere riferite in modo speciale le parole che Gesù utilizzò per se stesso, che egli era venuto “non per essere servito, ma per servire” (Mt 20, 28). In voi, i fedeli della Giamaica dovrebbero poter vedere ancor più chiaramente una testimonianza del servizio offerto da Cristo. Per quanti fra voi sono sposati, prego affinché il vostro ministero sia sempre una fonte di benedizione per le vostre famiglie, e affinché i vostri famigliari, in particolare le vostre mogli, vi sostengano nel vostro servizio alle Chiese locali, per le quali siete stati ordinati.

5. Nel rivolgere i miei saluti particolarmente affettuosi a voi, Religiosi di Kingston, Montego Bay e Mandeville, desidero iniziare ricordando il prezioso ruolo che uomini e donne consacrati a Dio attraverso i consigli evangelici hanno rivestito nella storia della Chiesa su quest’isola. Menzionare Frà Juan Jacinto Rodriguez de Araujo e Padre James Dupeyron o Suor Paula Charlet, Madre Winifred Aloysius Furlong e Suor Mary Humiliana non significa ridurre la lista dei nostri ringraziamenti, ma ci permette di ricordare tutti coloro che – e molti di loro sono conosciuti soltanto dal Signore – con la loro testimonianza resa ai consigli evangelici hanno arricchito qui la vita del popolo di Dio.

Spero che il ricordo delle loro realizzazioni vi dia rinnovata fiducia nel valore della vostra consacrazione religiosa, poiché essa rappresenta il vostro impegno totale verso il nostro Salvatore attraverso i vostri voti che garantiscono l’efficacia del vostro servizio verso il prossimo. La vostra fondamentale opera apostolica nella Chiesa consiste sempre nell’essere chi siete. Proprio perché “la vostra vita, è ormai nascosta con Cristo in Dio” (Col 3, 3), voi siete una luce accesa per mostrare agli altri la via del Regno (cf. Redemptoris donum, 15). Vi esorto a operare in stretta cooperazione con i Vescovi delle vostre Chiese particolari cosicché i doni e i carismi offerti a voi arricchiscano il più efficacemente possibile i membri delle comunità ecclesiali più grandi a cui appartenete.

6. Esprimo a voi, Responsabili Laici della comunità cattolica giamaicana un particolare ringraziamento per i molteplici modi in cui contribuite alla crescita della Chiesa. Le vostre preghiere per il suo benessere e le vostre buone azioni fatte per i suoi membri rappresentano il fiorire delle grazie riversate nei vostri cuori con il battesimo. Nel mio discorso al gruppo che mi aspetta ora alla Saint George’s School, avrò l’opportunità di parlare della vocazione specifica dei fedeli laici. In questo momento desidero incoraggiarvi nella vostra vita cristiana e in tutto ciò che fate per rafforzare la comunità ecclesiale in vista delle urgenti necessità del gregge di Cristo.

In particolare, desidero sottolineare quanto sia importante per i laici dedicarsi sempre di più alla catechesi e all’educazione religiosa. Come in molte parti del mondo, la Chiesa in Giamaica si scontra con forme di superstizione e di fondamentalismo settario, forze contrarie alla fede e alla devozione dei cattolici. Di fronte a una tale sfida la vostra testimonianza di paziente sopportazione e di incrollabile carità spingerà molti alla vera fede nel Signore. I fedeli cristiani hanno bisogno di una solida formazione nella dottrina cristiana cosicché non cadano facilmente preda della confusione e dei falsi insegnamenti, o vengano allontanati dalla Chiesa. Vi esorto a prestare particolare attenzione a questo settore della vita cattolica.

7. Fra alcuni giorni la Chiesa celebrerà la solennità della Patrona celeste della Giamaica, Nostra Signora dell’Assunzione. Mi unisco a voi e a tutti i cattolici giamaicani nel chiederle di ottenere per voi il dono di una rinnovata forza per testimoniare il suo Figlio Divino e per plasmare la vita della vostra società secondo il suo messaggio salvifico.

Possa Maria, piena di grazia, guidare e proteggere la Chiesa Cattolica in Giamaica e in tutti i Caraibi.

 



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