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SANTA MESSA PRESSO AL GROTTA DELLA MADONNA
DI LOURDES NEI GIARDINI VATICANI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 9 luglio 1995

 

1. “Rallegratevi con Gerusalemme...” (Is 66, 10).

La parola del profeta chiama a rallegrarsi con la Città santa. Questo appello giunge oggi a noi, riproposto dalla liturgia di questa quattordicesima domenica del tempo ordinario, e giunge quanto mai salutare! Mentre il nostro cammino terreno è segnato dalle tristezze e dalle angosce che l’egoismo umano va seminando, Dio ci chiama ad esultare per la consolazione che Lui stesso, il Signore, riversa su quanti lo temono.

Gerusalemme è la nostra patria, è la nostra madre. È figura della Chiesa, nella quale i credenti in Cristo ricevono consolazione dopo aver partecipato al suo lutto. La Chiesa partecipa alle sofferenze di Cristo, ma sempre partecipa anche alla sua consolazione (cf. 2 Cor 1, 5).

2. La Chiesa dona vita in abbondanza ai suoi figli, li nutre con la Parola di Dio e con i Sacramenti, facendoli giungere come un fiume di grazia in ogni parte della terra.

Il brano evangelico ci ha presentato la missione dei discepoli, inviati da Gesù per città e villaggi davanti a sé. Essi annunciano il Regno di Dio in parole ed opere, come Cristo stesso faceva. Portano benedizione e annunciano pace, quella pace che solo Cristo può dare.

Alla schiera dei discepoli sarà aggregato un giorno anche Paolo e diverrà un discepolo esemplare. Egli è il missionario che lo stesso Signore si è scelto, convertendolo ai suoi disegni, plasmandolo con la sua grazia e facendolo “nuova creatura” (Gal 6, 15). Paolo è diventato così il grande apostolo della Croce di Cristo: la Croce è l’unico suo vanto, perché egli ha compreso che in essa, e in essa sola, vi è vita e speranza per l’uomo.

Paolo ha sperimentato nella propria esistenza la potenza della Croce, e ne porta i segni concreti. Il discepolo, mandato da Cristo ad annunciare il Regno di Dio, non può seminare efficacemente il Vangelo, se non ne è segnato personalmente e intimamente, se il Vangelo non ha lasciato nella sua stessa persona l’impronta della carità divina. Il missionario è sempre anzitutto un testimone, testimone della Croce, fonte di vita e di speranza.

3. Sono lieto di poter celebrare oggi l’Eucaristia insieme con alcuni gruppi di Religiose, riunite in Roma per i Capitoli Generali delle rispettive Congregazioni: le Suore Scolopie, le Suore Agostiniane Missionarie, le Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue e le Salesiane Oblate del Sacro Cuore.

Vi saluto tutte e ciascuna con affetto, care Sorelle in Cristo, ed elevo in questa Messa una particolare preghiera per voi, affinché nelle assemblee capitolari possiate discernere con sapienza e deliberare con coraggio quanto lo Spirito Santo suggerisce alle vostre Famiglie religiose. Interceda per questo Maria Santissima, Regina delle Vergini, la cui presenza è evocata da questa Grotta, che fa da sfondo alla nostra Celebrazione.

4. Rivolgendo lo sguardo della mente alla Vergine Santa, vediamo come ricongiungersi in Lei, modello della Chiesa e perfetta discepola di Cristo, le letture bibliche che la Liturgia ci ha proposto in questa Domenica.

Maria è la figlia di Sion prescelta per diventare madre del Messia: dal suo seno è scaturita la Fonte inesauribile della salvezza per tutti gli uomini. Ella è la prima missionaria, che esulta nello spirito perché il suo nome è scritto nel Cielo. Ella è la nuova creatura, piena di grazia e immacolata per i meriti di Cristo crocifisso.

O Maria, insegnaci a gioire con te in Dio nostro Salvatore, e ad essere testimoni del suo Regno nel mondo.

Amen!

 

© Copyright 1995 - Libreria Editrice Vaticana

 



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