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LETTERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE PAOLO BERTOLI

 

Al venerato fratello
il cardinale Paolo Bertoli.

Con la lettera, che ella mi ha inviato in data 16 marzo e che mi ha veramente commosso, ella, nel darmi la pur lieta notizia del ritorno a casa dopo il periodo trascorso in clinica, ha voluto mettere a disposizione il suo ufficio di camerlengo di santa romana Chiesa e gli altri incarichi a lei affidati in vari dicasteri, tribunali e organismi della Curia romana.

Comprendo i motivi che l’hanno indotta a tale decisione e ammiro profondamente la coerenza e la dirittura spirituale e morale a cui si è attenuto, dando un’ulteriore dimostrazione di quella linearità e di quella forza d’animo che hanno sempre distinto la sua personalità. Ma non posso non rendermi conto, al tempo stesso, di quanto tale gesto, leale e generoso, le sia dovuto costare, in questo particolare momento di prova.

Le sono perciò tanto vicino, signor cardinale. Vicino con la preghiera, con cui la ricordo ogni giorno chiedendo al Signore che le restituisca la consueta energia fisica, porti a buon esito le cure amorevoli di cui è circondato, e le infonda serena confidenza e tanta pace dell’anima. E vicino le sono con l’affetto e con la gratitudine per quanto ella ha compiuto, fin dalla giovinezza, per il bene delle anime, per il servizio della Sede apostolica, per la missione della Chiesa.

La sua vita è stata infatti un continuo darsi, non di rado in situazioni difficili, per questi ideali, che sempre hanno brillato davanti alla sua coscienza e al suo impegno sacerdotale: Belgrado, Parigi, Port-au-Prince, Berna sono nomi che le ricordano gli inizi e il consolidamento delle sue esperienze in campo internazionale sempre più vasto, anche per la soluzione di non pochi problemi creati dal conflitto mondiale, e quelli dei profughi di guerra. Dopo la sua elevazione alla pienezza del sacerdozio, l’irradiazione della sua attività si estese ad ambiti sempre più vasti: come delegato apostolico e amministratore apostolico in Turchia, ella poté svolgere un’intensa attività pastorale, intrecciando fraterni rapporti con la gerarchia ortodossa, in particolare, col compianto patriarca Atenagora; nunzio apostolico in Colombia, promosse l’istituzione di nuove circoscrizioni ecclesiastiche e seguì i primi passi dell’attività del Consiglio episcopale latinoamericano; nunzio apostolico in Libano e, dopo appena un anno, nel 1960, in Francia, ella si adoperò sempre generosamente nel servire quelle Chiese locali e la Sede apostolica, facendosi amare per le sue qualità umane, diplomatiche e pastorali.

Il mio predecessore Paolo VI, chiamandola nel 1969 a far parte del Sacro collegio, apriva alla sua mente e al suo cuore le dimensioni universali della Chiesa, e le dimostrava la sua fiducia con l’affidarle la Congregazione per le cause dei santi, che ella diresse, in qualità di prefetto, fino al 1973. Mi piace anche ricordare l’opera di mediazione e di pacificazione da lei svolta, per incarico di quel Papa, nel Libano nel 1976, durante la crisi che cominciava a insanguinare quella diletta terra. Io stesso, sia nel nominarla o confermarla membro competente e valido di tanti organismi del governo centrale della Chiesa, sia soprattutto nel volerla a me particolarmente legato come camerlengo di santa romana Chiesa, ho desiderato manifestare il mio apprezzamento per le sue ricche doti umane e sacerdotali, e avvalermi della sua esperienza, competenza e fidatezza esemplari. Ringrazio il Signore per il prezioso aiuto, che da lei mi è così venuto.

Con vivo dispiacere, pertanto, e unicamente mosso dalla serietà dei motivi addotti, accolgo la richiesta da lei ora fatta di rinunciare all’alto ufficio di camerlengo e agli altri incarichi. Sono certo che il ricordo di tanto bene compiuto le sarà di conforto nella situazione in cui ora la Provvidenza l’ha posta e, anzi, l’aiuterà a sormontare ogni difficoltà per il pieno ricupero delle sue forze. Con cordiale interesse seguirò, nella preghiera, il decorso della sua convalescenza.

Invoco su di lei i doni della continua presenza del Signore e della sua amorosa protezione, mentre mi è caro impartire a lei, signor cardinale e a quanti la circondano del loro affetto e delle loro premure, la mia particolare confortatrice benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 25 marzo 1985, Annunciazione del Signore, VII del mio Pontificato.

 

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