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LETTERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
AS. EM.ZA REV.MA CARDINALE ANTOINE-PIERRE KHORAICHE

 

A sua beatitudine,
il cardinale Antoine-Pierre Khoraiche,
patriarca maronita d’Antiochia.

Nel momento in cui la Chiesa celebra i misteri della Pasqua e fa memoria di Cristo che ha trionfato sulle forze del peccato e della morte, il mio pensiero raggiunge i nostri fratelli che più soffrono, soprattutto a causa della guerra e delle sue dolorose conseguenze.

Inoltre, il fatto di sapere che il caro popolo libanese vive anche dall’interno tensioni e opposizioni che alimentano timori e scoraggiamento è per me ulteriore motivo di sofferenza e di preoccupazione.

Nella luce e nella speranza della Pasqua che è per tutti una festa di salvezza, rivolgo, attraverso vostra beatitudine, un vivo augurio di pace e di riconciliazione a tutte le Chiese cattoliche del Libano, a tutti coloro che professano la fede nel Cristo salvatore e a tutto il popolo del suo amato Paese.

Il patriarca d’Antiochia dei maroniti, che i libanesi considerano il simbolo del loro Paese e il garante dei valori propri a ciascuna delle loro comunità, sarà un fedele interprete della sollecitudine e dei voti che, nell’animo del Papa, si traducono in una preghiera intensa e costante.

Sono anche certo che vostra eminenza vorrà svolgere un’efficace azione volta a pacificare gli spiriti e, in particolare, a far sì che i cristiani del Libano sappiano trovare un modo concreto e degno di intendersi tra di loro e di collaborare con tutti i loro compatrioti per il bene del Paese.

La preghiera sacerdotale indirizzata da Gesù al Padre - “custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi” (Gv 17, 11) - possa ispirare i cuori, soprattutto ora che, nella sofferenza e nell’incertezza del futuro, la tentazione delle divisioni è ancora più forte. Queste parole del Signore siano per tutti i cristiani libanesi un motivo di speranza e li stimolino a cooperare con i pastori delle Chiese, in un leale atteggiamento verso le autorità e le istituzioni legittime, per la salvezza della nazione libanese.

Dio non permetta che la disunione dei cristiani possa contribuire a mettere in questione la salvezza stessa del Libano, alla cui storia essi hanno portato, con tanta generosità e per lungo tempo, un contributo essenziale. Il triste avvenimento da me ricordato metterebbe anche in pericolo la libertà di vivere la loro fede e di testimoniarla davanti agli altri.

La nostra fede ci insegna che l’uomo è chiamato, sull’esempio di Cristo, a mettersi al servizio dei suoi fratelli. Nelle relazioni sociali, la violenza, l’aggressività, i sentimenti ostili, la durezza delle parole e dei comportamenti devono cedere il posto alla benevolenza, alla disponibilità e al dialogo. Tutto questo, ben inteso, senza rinunciare alla giustizia, alla verità e alla dignità di ciascuno.

Fortificati dall’insegnamento di Cristo che “ci fa partecipare al suo trionfo” (2 Cor 2, 14), tutti insieme, in quanto membri di comunità che hanno la missione fondamentale di rendere testimonianza poiché discepoli del divino Maestro, i cristiani libanesi hanno il dovere di superare le opposizioni, anche nel caso in cui esse sembreranno motivate dai gravi avvenimenti attuali. È la loro fede e il loro amore per la patria che ne fanno un dovere per loro. È soltanto così che essi potranno compiere il compito delicato di assicurare in modo profetico il dialogo e la riconciliazione che trovano la loro sorgente nel cuore di Cristo morto e risorto per tutti. È anche un servizio che essi possono rendere al Paese e all’umanità, contribuendo alla ricostruzione di una civiltà caratterizzata da leale convivenza e collaborazione.

Sono certo che tali sentimenti sono condivisi dagli altri patriarchi e pastori cristiani, ai quali rivolgo un saluto particolare, e che sono ben presenti nel cuore di ogni cristiano libanese sincero e di buona volontà.

Signor cardinale, ripetendole tutta la mia solidarietà con le sofferenze e i timori dei libanesi cristiani e dei loro compatrioti di ogni comunità, affido la mia speranza alla preghiera della Chiesa per intercessione della Vergine santissima.

Che Dio onnipotente accordi al popolo libanese di saper trovare, attraverso e al di là di tante sofferenze e incertezze, il cammino della riconciliazione e della risurrezione.

Con la mia benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 5 aprile 1985

GIOVANNI PAOLO II

 

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