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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
A MONSIGNOR MICHELE MACCARONE PRESIDENTE
DEL PONTIFICIO COMITATO DI SCIENZE STORICHE

Domenica, 21 giugno 1987

 

A Mons. Michele Maccarrone
Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche

Si sono di recente celebrate alcune ricorrenze centenarie significative ed importanti per la storia e la vita della Chiesa. Prendendo occasione da esse, il benemerito Pontificio Comitato di Scienze Storiche, da Lei diretto, ha organizzato Congressi e Colloqui di Storia della Chiesa, che hanno riscosso giusto apprezzamento nel campo scientifico internazionale. Nel 1985, in occasione del IX centenario della morte del grande Papa Gregorio VII (1085 -1985), fu promosso il Congresso “La Riforma Gregoriana e l’Europa”, che raccolse a Salerno più di 300 studiosi provenienti da ogni parte del mondo. Lo scorso anno, poi, indirizzai a Lei un messaggio ed ebbi la gioia di ricevere gli studiosi raccolti nell’Urbe per commemorare, con apprezzati contributi scientifici, l’VIII centenario degli inizi del Cristianesimo in Livonia -Lettonia (1186 -1986).

Apprendo ora con piacere che il Pontificio Comitato di Scienze Storiche si appresta a ricordare, col contributo di insigni studiosi di storia della Chiesa, un’altra tappa, l’ultima per così dire, della cristianizzazione d’Europa. In occasione del VI centenario del Battesimo della Lituania (1387 -1987), infatti, ha organizzato un Colloquio Internazionale di Storia Ecclesiastica su “La Cristianizzazione della Lituania”, che si svolgerà a Roma, dal 24 al 26 giugno, presso la Pontificia università Gregoriana.

La nobile nazione lituana, cara ai miei Venerati Predecessori e particolarmente vicina al mio cuore, può guardare con fierezza alla sua storia antica e recente, in seno alla grande famiglia delle nazioni cristiane d’Europa. Fra queste, la Lituania è, in verità, la più giovane figlia della Chiesa di Roma ed è tanto più cara in quanto seppe dare una generosa testimonianza di fede, di santità e di attaccamento a questa Sede apostolica, non venendo mai meno a tale fedeltà, nonostante molteplici avverse vicissitudini e tribolazioni di vario genere, durante i sei secoli di adesione al messaggio cristiano.

Sappiamo che non furono né un ostinato legame al paganesimo né ostilità verso la religione cristiana a trattenere così a lungo il popolo lituano dall’abbracciare il Vangelo di Cristo. Infatti, lo Stato lituano, ufficialmente pagano, comprendeva, sin dai secoli XIII -XIV, vaste regioni abitate dalle genti slave, che professavano liberamente la fede cristiana, ricevuta precedentemente nel rito greco -slavo. Persino nella famiglia del Granduca e di alcuni Duchi pagani si trovavano, fra mogli e figli, persone che avevano ricevuto il battesimo e vivevano cristianamente.

Il ritardo nella conversione dei Lituani è dovuto soprattutto allo scontro politico -istituzionale tra coloro che rappresentavano l’Europa cristiana e i governanti dello Stato lituano autonomo, vigoroso, geloso della sua libertà e sovranità; scontro che si manifestò già nella prima metà del secolo XIII e si protrasse per quasi 150 anni. Il promettente esordio della cristianizzazione col battesimo del Granduca Mindaugas (1251) e la sua incoronazione a re di Lituania (1253) si dissolse nel nulla a causa di tali contrasti, legati ad interessi politico -territoriali, nonostante che i Sommi Pontefici del tempo avessero sinceramente appoggiato i primi passi della nascente Chiesa in Lituania. Con la morte violenta del re Mindaugas (1263) ebbe fine la pur promettente prima comunità ecclesiale e si dovettero attendere i tempi del Granduca Jogaila (Iagellone), che, nel 1387, promosse il battesimo del popolo lituano, fondando la diocesi di Vilnius ed assicurando il libero espandersi della religione cattolica. La regione occidentale della Samigizia, invece, poté aprirsi completamente al Vangelo di Cristo soltanto nel 1413 -1417.

Su questa ed altre vicende del faticoso cammino della nazione lituana verso la “vera luce che illumina ogni uomo” (Gv 1, 9) parleranno e discuteranno per tre giorni specialisti di storia dei Paesi baltici e vicini. I loro studi porteranno un contributo di valore per una migliore comprensione del contesto storico, culturale e religioso dell’incontro tra l’antico Occidente cristiano e la Lituania, entrata 600 anni fa a far parte dell’Europa cristiana. Grazie a quell’incontro felice e provvidenziale, i Lituani poterono attingere alle ricchezze ed energie, specialmente spirituali ed intellettuali, che costituivano l’eredità comune dell’Europa, e fondendole con i tesori del genio nazionale, poterono sviluppare e far prosperare nel loro Paese atti e scienze umane, morali, storiche, politiche e sociali.

Nell’esprimere l’auspicio che il Colloquio serva ad approfondire la memoria storica di vicende ecclesiali tanto ricche di riflessioni e di ammaestramenti, invoco la divina assistenza sui partecipanti, in modo particolare sui Relatori, ed invio di cuore la mia benedizione apostolica, con uno speciale pensiero per Lei, gli organizzatori ed i promotori del Colloquio.

Dal Vaticano, 21 Giugno 1987.

IOANNES PAULUS PP. II

 

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