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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE LASZLO PASKAI,
ARCIVESCOVO DI ESZTERGOM

 

Al venerato fratello Laszlo card. Paskai,
Arcivescovo di Esztergom.

Con profonda soddisfazione ho appreso la notizia della prossima commemorazione del compianto card. József Mindszenty, che tanto ha onorato la storica sede primaziale di Esztergom. La partecipazione a tale cerimonia del card. Agostino Casaroli, segretario di Stato, è già una prova del mio desiderio di essere spiritualmente presente fra i cattolici di codesta arcidiocesi, che si sono riuniti per ricordare il loro indimenticabile pastore. Desidero però farle pervenire anche una parola di personale adesione a tale commemorazione.

La generosa testimonianza di fedeltà alla Chiesa, data dal card. Mindszenty, fu intessuta di profonda sofferenza. L’esercizio del suo ministero pastorale, prima come vescovo di Veszprém e poi come arcivescovo di Esztergom, si è svolto in tempi tragici nella storia della vostra Patria. Giustamente il mio venerato predecessore Paolo VI, nel rendere omaggio al card. Mindszenty, il 7 maggio 1975, il giorno successivo alla sua morte, osservava che la Provvidenza l’aveva posto a vivere fra i protagonisti “in uno dei periodi più difficili e complessi dell’esistenza millenaria della Chiesa nel suo nobile Paese” . . . Ancor oggi è presente nella nostra memoria il ricordo doloroso del processo umiliante, a cui il card. Mindszenty fu sottoposto.

L’intrepido card. arcivescovo di Esztergom ha dato alla famiglia cattolica un esempio di virtù eccelse. Con la dignità di un grande pastore d’anime, egli seppe portare la corona di spine, che gli era stata posta sul capo, lasciando il ricordo di una nobile figura di uomo di Chiesa, che per lunghissimi anni ha saputo pregare e soffrire per il suo popolo. Con questo spirito, al momento di lasciare la sua amata terra magiara egli scriveva al Papa Paolo VI: “Depongo umilmente questo sacrificio ai piedi di vostra santità, persuaso come sono che anche il sacrificio più grave, chiesto a una persona, diventa piccolo, allorché si tratta del servizio di Dio e del bene della Chiesa . . .”. A questa grande figura di sacerdote, di vescovo, di primate della Chiesa in Ungheria, desidero oggi anch’io rendere omaggio a nome di tutta la Chiesa, alla quale egli seppe dare prova così luminosa di fedeltà.

Con questi sentimenti impartisco a lei, venerato fratello, ai suoi vescovi ausiliari e ai suoi sacerdoti, come ai religiosi e fedeli tutti dell’amata arcidiocesi di Esztergom, la mia paterna benedizione, che di cuore estendo a quanti partecipano alla solenne cerimonia commemorativa.

Dal Vaticano, 6 febbraio 1990.

 

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