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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
A MONSIGNOR MILOSLAV VLK,
ARCIVESCOVO DI PRAGA, PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI EUROPEE

 

Al Venerato Fratello Miloslav Vlk,
Arcivescovo di Praga
Presidente del Consiglio
delle Conferenze Episcopali Europee

1. Il Simposio dei Vescovi europei, che si riunisce nei prossimi giorni a Praga, richiama anzitutto alla mia memoria la data del 22 aprile 1990, quando dal Santuario di Velehrad, nella vicina terra di Moravia, annunziavo la celebrazione di un’Assemblea Speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi. Da allora non è molto il tempo trascorso, ma incalzanti e carichi di significato sono stati gli avvenimenti che si sono succeduti sulla scena europea. Sul versante sociale e politico è continuato il grande processo di liberazione delle Nazioni dell’Europa centrale e orientale, con sviluppi che hanno coinvolto profondamente anche quello che era stato il centro del sistema di potere comunista. Ma nello stesso tempo sono aumentati i conflitti tra i popoli vicini per collocazione geografica e per tradizioni culturali, portando in qualche caso a guerre di inaudita ferocia. Lo sviluppo economico e il processo di integrazione europea, che sembravano doversi estendere progressivamente a tutto il Continente, hanno subìto dolorose battute di arresto, mentre sempre più pesante, in tutta Europa, s’è fatta la piaga della disoccupazione.

Sul versante religioso ed ecclesiale, la celebrazione del Sinodo ha costituito uno speciale momento di grazia, i cui frutti devono essere fatti sapientemente maturare. Tra questi possiamo già annoverare il rinnovamento e rafforzamento della struttura del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, di cui sono entrati a far parte i Presidenti delle Conferenze stesse.

2. È necessario infatti che le Chiese di Dio, presenti nelle varie nazioni europee, si stringano in forte unità di intenti e di opere, prendendo profonda coscienza del “kairós” di quest’ultimo decennio del secondo millennio cristiano, nel quale Cristo, Signore della storia, ci chiama a un nuovo fervore di annuncio e di testimonianza. Guardando infatti a questi duemila anni trascorsi, non si può non cogliere un disegno di Dio nel fatto che l’Europa, pur non essendo il luogo del primo Avvento di Cristo, è però il Continente in cui il cristianesimo ha messo più profonde radici. Gli Atti degli Apostoli testimoniano che non senza un particolare intervento dello Spirito Santo l’Apostolo delle Genti, supplicato in sogno da un Macedone (cf. At 16, 9), intraprese l’itinerario di evangelizzazione che lo portò nel cuore del mondo greco-romano. E come non riconoscere la mano della Provvidenza nell’analogo itinerario di Pietro, che, passando da Gerusalemme ad Antiochia, collocò poi a Roma la sua sede definitiva, segnandola col suo martirio?

Da allora il cristianesimo è stato posto alle radici stesse dell’Europa, che è diventata così anche il Continente “missionario” per eccellenza.

Purtroppo oggi non mancano forti correnti di “contro-evangelizzazione”, che cercano di scalzare le radici cristiane della nostra civiltà, e minacciano così di inaridire la principale sorgente dell’umanesimo europeo. A tale inquietante prospettiva occorre far fronte con un nuovo slancio di evangelizzazione, accogliendo pienamente l’esortazione dell’Apostolo:

“Non lasciarti vincere dal male ma vinci con il bene il male” (Rm 12, 21).

3. Perciò, venerato fratello, appare particolarmente felice l’argomento prescelto per questo ottavo Simposio dei Vescovi europei: “Vivere il Vangelo nella libertà e nella solidarietà”.

Esso riprende quel tema fondamentale e decisivo della nuova evangelizzazione dell’Europa che è stato al centro dell’Assemblea sinodale e che fin dal 1982 è l’oggetto principale dei vostri Simposi. E lo affronta nella prospettiva della ricerca della libertà, della verità e della comunione, che costituisce, come ha detto la Dichiarazione finale del Sinodo (n. 4), “l’istanza più profonda, più antica e durevole dell’umanesimo europeo, che continua a operare anche nella sua fase moderna e contemporanea”.

Come sottolinea la medesima Dichiarazione il rapporto tra libertà e verità, e quello tra libertà e solidarietà, non devono essere concepiti in termini di antitesi reciproca, come troppo spesso è avvenuto e avviene nella cultura europea, ma di intima connessione e necessaria correlazione. Né si può mai perdere di vista il principio e centro vivo della verità, della libertà e della comunione, che è la persona di Gesù Cristo (cf. Ivi).

4. Il vostro Simposio rifletterà dunque anzitutto sui modi in cui la Chiesa – accogliendo il dono di Dio e vivendo in se stessa il Vangelo nella verità, nella libertà e nella comunione – può essere missionaria nell’Europa di oggi, con la luce e la forza dello Spirito. Questa dimensione ecclesiale della nuova evangelizzazione, peraltro, non può non essere caratterizzata da una fondamentale preoccupazione ecumenica, secondo la volontà del Signore e le esigenze dell’attuale situazione europea.

Particolarmente necessario è poi un autentico discernimento teologico delle trasformazioni in atto in Europa, che faccia cogliere nella fede i segni dei tempi. Tra questi si segnala la situazione morale dell’uomo europeo, largamente tentato da un relativismo e permissivismo che finiscono col sopprimere ogni confine oggettivo tra il bene e il male, soffocando la stessa voce della coscienza. Nell’opera della nuova evangelizzazione vanno messe quindi coraggiosamente in evidenza quelle norme morali che esprimono nelle concrete situazioni della vita la verità dell’uomo, creato ad immagine di Dio: soltanto attraverso il loro integrale rispetto è possibile raggiungere un’autentica libertà e una effettiva solidarietà.

Davanti alle difficoltà che ostacolano il cammino dei popoli europei verso la costruzione di un “casa comune” nella quale essi possano pacificamente convivere, integrarsi e arricchirsi a vicenda, diventa sempre più urgente dare uno spazio adeguato, nella nuova evangelizzazione, all’insegnamento sociale della Chiesa. Esso aiuta, tra l’altro, a comprendere rettamente il valore della propria identità nazionale ed a viverlo in una prospettiva aperta alla comunione. Ricorda inoltre all’Europa i suoi inderogabili doveri verso i popoli più poveri del mondo.

5. Venerato fratello, la convinzione di fede che l’evangelizzazione, ben più che opera nostra, è potenza dello Spirito che agisce attraverso la nostra debolezza ci dona fiducia e coraggio nell’essere testimoni di Cristo in ogni regione dell’Europa e al di là di qualunque difficoltà. La comunione che unisce le Chiese sorelle delle diverse parti d’Europa stimoli a rinnovare e incrementare nell’attuale Simposio quello scambio di doni che già ha allietato il Sinodo dei Vescovi europei.

Durante la mia visita pastorale alle dilette Nazioni del Mar Baltico mi unirò spiritualmente ai vostri lavori e fin d’ora imparto di cuore a tutti i partecipanti – vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi, laici – propiziatrice l’apostolica benedizione.

Da Castelgandolfo, 1° settembre 1993.  

IOANNES PAULUS PP. II

 

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