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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE EDWARD I. CASSIDY
PER L’INCONTRO INTERNAZIONALE DI PREGHIERA
PROMOSSO DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO

 

Al Venerato Fratello
Edward I. Cardinale Cassidy,
Presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione dell’Unità dei Cristiani

Mi è particolarmente gradito far pervenire il mio saluto e l’espressione del mio cordiale apprezzamento agli illustri Rappresentanti delle Chiese e Comunità cristiane e delle grandi Religioni mondiali, riuniti a Milano per l’incontro internazionale di preghiera per la pace promosso dalla Comunità di S. Egidio. Il pellegrinaggio di pace, che è nato dallo storico evento di Assisi dell’ottobre 1986, ha già percorso diverse città dell’Europa e del Mediterraneo, coinvolgendo rappresentanti di diverse confessioni religiose, e vive ora un’ulteriore significativa tappa. Ad Assisi, al termine di una memorabile giornata, sgorgò naturale l’invito a proseguire sulla via della ricerca della pace, “sentiero sul quale dobbiamo camminare insieme” (Insegnamenti, IX/2, 1986, p. 1270). Sono lieto di vedere che il cammino allora avviato prosegue ed attrae in maniera crescente uomini e donne di religioni e culture diverse tutti uniti nell’unico anelito per il grande dono della pace. Nello “spirito di Assisi”, che ha animato in questi anni tali opportune manifestazioni saluto Lei, Signor Cardinale, domandandoLe di far pervenire agli organizzatori dell’incontro, ai responsabili e ai membri della Comunità di S. Egidio come pure ai fedeli dell’arcidiocesi ambrosiana che, con il loro Arcivescovo, il Cardinale Carlo Maria Martini, vi hanno accolto, l’espressione dei miei grati sentimenti.

Certo, sono cambiati i tempi e le condizioni storiche rispetto al primo incontro di Assisi: è terminato quel triste periodo che aveva visto l’umanità dividersi in due blocchi. Non sono però scomparse le radici amare dell’inimicizia e non si è spento il disumano fragore della guerra. Vediamo anzi esplodere ai nostri giorni, e con sconvolgente facilità, conflitti regionali che seminano terrore e morte. A poche centinaia di chilometri dalla piazza del Duomo di Milano, ove si svolge l’incontro di preghiera, si continua a combattere, nei territori della ex Jugoslavia, una guerra funesta dinanzi alla quale il mondo sembra restare impotente.

Nulla, tuttavia, deve scoraggiare la ricerca della pace. Occorre riaffermare con vigore che essa non e impossibile: la pace è dono di Dio, posto nelle mani degli uomini.

Accanto ad ombre e preoccupazioni si registrano nel mondo anche promettenti spiragli di pace. Penso all’accordo firmato proprio un anno fa nel Mozambico. Penso alla più recente intesa tra israeliani e palestinesi. Dobbiamo davvero “ringraziare il Signore – dicevo all’Angelus dello scorso 12 settembre – per aver ispirato il cuore di coraggiosi responsabili a superare diffidenze, paure e gravi difficoltà obiettive e a iniziare, finalmente, un concreto e costruttivo cammino per il bene dei loro popoli e della loro regione”.

L’umanità è alla ricerca di nuovi equilibri sociali. È pertanto necessario ed urgente ritrovare il gusto e la volontà di camminare insieme per costruire un mondo più solidale, superando interessi particolari di gruppo, di etnia, di nazione. Quale importante compito, in proposito, le religioni possono svolgere! Povere di mezzi umani, esse sono ricche di quell’aspirazione universale che trova radice nel rapporto sincero con Dio. Tutte ricordano agli uomini e alle donne di questo mondo che esiste un destino comune, quello di formare l’unica famiglia di Dio. Tema di codesto incontro è: “Terra degli uomini, invocazione a Dio”. Si tratta di una riflessione quanto mai opportuna. C’è infatti bisogno di riaffermare un senso comune e solidale tra le terre degli uomini, ma questo è possibile solo riferendosi a Colui che è al di sopra di tutti.

Affido a Lei, Signor Cardinale, l’incarico di porgere a ciascuno dei presenti ed a quanti prenderanno parte all’incontro l’espressione del mio affettuoso ricordo, avvalorato da una fervida invocazione al Padre celeste, perché gli uomini e le donne del nostro tempo sappiano finalmente incamminarsi per le vie della pace.

Dal Vaticano, 16 settembre 1993.  

IOANNES PAULUS PP. II

 

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