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LETTERA PONTIFICIA DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI RIUNITI A COLLEVALENZA
PER L’ASSEMBLEA GENERALE

 

Carissimi fratelli nell’Episcopato!

1. “Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo” (Gal 1, 3). Con queste parole, abituali sulle labbra dell’apostolo Paolo, saluto tutti voi, venerati Confratelli Vescovi delle Chiese in Italia. Saluto in particolare il Cardinale Presidente Camillo Ruini, i tre Vicepresidenti, il Segretario Generale Mons. Dionigi Tettamanzi.

È per me motivo di consolazione e di gioia sentirmi spiritualmente in mezzo a voi nel momento significativo dell’Assemblea Generale, occasione preziosa per rinnovare l’esperienza della comunione episcopale tra voi e con il Successore di Pietro e per testimoniare la sollecitudine e il servizio pastorale verso la Chiesa di Dio che è in Italia.

Proprio a questa Chiesa, ai suoi problemi e alle sue speranze, riservo costantemente, come Vescovo di Roma, una particolare vicinanza di amore e di attenzione.  

“Condivido l’impegno per un profondo rinnovamento pastorale”

2. Con voi condivido l’impegno per un profondo rinnovamento pastorale, che in Italia prende, per questo decennio come principio, criterio e misura il “Vangelo della carità”.

Ciascuno di noi avverte la grazia e la responsabilità di essere mandato dal Signore, con la straordinaria ricchezza della sua Parola che salva, per formare comunità di credenti dalla fede matura, capace di tradursi nella quotidiana sequela di Cristo e nella condivisione della sua carità per una vita di preghiera e di servizio generoso e disinteressato ai fratelli, soprattutto ai sofferenti e ai poveri.

Seguo anche questo momento non facile che il Paese sta vivendo con gli stessi sentimenti di viva preoccupazione, ma anche di fiducia e di speranza cristiana, che sono di ogni autentico Pastore d’anime. Anche in Italia si fa sempre più diffuso ed acuto il bisogno di un radicale rinnovamento personale e sociale, capace di assicurare giustizia, solidarietà, onestà, trasparenza” (Veritatis splendor, 98). Siamo tutti convinti che la crisi economica, sociale e politica del Paese è segno e frutto di una crisi più grave: quella culturale, etica e religiosa.  

Nel Vangelo il fondamento più solido per affermare la dignità inviolabile di ogni persona umana

3. In questo senso, venerati e cari Confratelli nell’Episcopato, la nostra opera appare particolarmente necessaria, anzi si fa più urgente. Siamo chiamati ad indicare nel Vangelo il fondamento più solido per affermare la dignità inviolabile di ogni persona umana. Siamo chiamati inoltre, a far ritrovare nella fede in Cristo la ragione ultima e la risorsa inesauribile per un impegno di servizio al bene comune e a mostrare nella partecipazione responsabile alla vita sociale e politica una forma esigente di carità. Siamo chiamati infine, a ricordare ai fedeli laici la loro propria specifica “vocazione” di “cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio” (Lumen gentium, 31): illuminati dalla dottrina sociale della Chiesa, sostenuti da una forte spiritualità e incoraggiati dalla vicinanza dei Pastori, i fedeli laici potranno vivere, secondo le esigenze del Vangelo, il loro protagonismo nel mondo economico, sociale e politico.

A questo fine, sono della più grande importanza le linee e gli indirizzi ripetutamente espressi dalla Conferenza Episcopale Italiana, in modo chiaro e coraggioso, in spirito di servizio e con forte senso di responsabilità. Sono linee e indirizzi che testimoniano l’opportuno impegno dei Vescovi per il vero bene del Paese.  

I doni dello Spirito sono a vantaggio di tutta la Chiesa

4. I lavori di questa vostra Assemblea si concentrano su di un tema di grande rilievo per la vita della Chiesa: “I carismi della Vita Consacrata nella comunione ecclesiale in Italia”. Così vi preparate alla Sessione ordinaria del Sinodo dei Vescovi del prossimo anno.

Negli Orientamenti pastorali per gli anni ‘90 avete scritto: “La presenza e l’azione apostolica di tanti Religiosi e Religiose che operano nelle nostre Chiese particolari è una grande ricchezza che va più efficacemente riconosciuta e valorizzata nei compiti specifici che discendono dai loro propri carismi. L’inserimento organico degli Istituti religiosi nel tessuto vivo della pastorale della Chiesa particolare rappresenta un contributo insostituibile per rendere operosa e feconda l’azione della Chiesa, ma anche per richiamare tutta la comunità a quei valori di santità, di preghiera e di contemplazione, di servizio generoso e totale che la consacrazione religiosa esprime” (Evangelizzazione e testimonianza della carità, n. 29).

Riprendendo ora questo tema, vi potrà essere di grande aiuto la rinnovata considerazione della natura originale dei carismi nella vita della Chiesa. Questi, come tutti i doni dello Spirito Santo, non sono soltanto per le persone che li ricevono o per le comunità in cui esse si riuniscono per meglio viverli, ma sono a vantaggio di tutta la Chiesa (cf. 1 Cor 12, 7). Chi riceve un dono dello Spirito Santo potrà farlo fruttificare solo se egli sarà profondamente inserito nel dinamismo della vita ecclesiale.  

Ogni Chiesa particolare non può rimanere indifferente di fronte al dono della vita consacrata

5. Ogni Chiesa particolare, da parte sua, non può rimanere indifferente o inerte di fronte al dono della vita consacrata: è un dono di cui ha bisogno per vivere e crescere. Sulla base di questa consapevolezza, le comunità ecclesiali accoglieranno questo dono, ne favoriranno lo sviluppo e l’esercizio nel rispetto della sua natura.

Ciascun Vescovo, in forza del mandato ricevuto dal Signore Gesù, è custode, animatore del carisma e dei carismi di vita consacrata e servitore della comunione e dell’unità della Chiesa particolare. Ai Vescovi, infatti, come scrivono le Note direttive Mutuae relationes, spetta il compito “di discernere i doni e le competenze, di coordinare le molteplici energie e di guidare tutto il Popolo a vivere nel mondo come segno e strumento di salvezza” (n. 9 c).  

I Religiosi al servizio del progresso spirituale e delle necessità materiali dei più poveri

6. So che a questa vostra Assemblea, in spirito di fraterna comunione, avete invitato Religiosi e Religiose e rappresentanti di altre forme di vita consacrata. Li saluto con affetto paterno e dico loro la gratitudine dell’intera Chiesa per la testimonianza che offrono nella sequela radicale di Cristo e del suo Vangelo e nella dedizione umile e generosa con cui si pongono al servizio del progresso spirituale e delle necessita materiali di tantissime persone, soprattutto dei più poveri.

Carissimi Religiosi e Religiose: dalla vostra preghiera, dalla carità, dall’impegno apostolico, dalla vita di santità dipendono la vitalità della Chiesa e l’aprirsi dell’umanità ai valori più alti del Regno.

A tutti voi consacrati e consacrate d’Italia, rivolgo come augurio e propongo come traguardo le parole che santa Chiara, di cui celebriamo quest’anno l’ottavo centenario della nascita, scriveva a sant’Agnese di Praga: “Colloca i tuoi occhi davanti allo specchio dell’eternità, colloca la tua anima nello splendore della gloria colloca il tuo cuore in Colui che è figura della divina sostanza e trasformati interamente, per mezzo della contemplazione, nell’immagine della divinità di lui. Allora anche tu proverai ciò che è riservato ai soli suoi amici, e gusterai la segreta dolcezza che Dio medesimo ha riservato fin dall’inizio a coloro che lo amano” (Lettera III).  

Lo Spirito divino continua a sospingere la Chiesa sulle strade del mondo

7. Venerati Confratelli nell’Episcopato, invoco sui vostri lavori l’abbondanza dei doni del divino Spirito, che continua a sospingere la Chiesa sulle strade del mondo, come fece agli inizi (cf. At 1, 8), guidandone i passi (cf. At 16, 6 s) e dandole forza per “annunciare la parola di Dio con franchezza” (At 4, 31).

Nell’affidare questi voti alla materna intercessione della Vergine Santissima imparto con affetto a voi e alle Chiese affidate alla vostra cura pastorale l’apostolica benedizione.

Dal Vaticano, 23 ottobre 1993.  

IOANNES PAULUS PP. II

 

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