Index   Back Top Print

[ IT ]

LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL VESCOVO DI CREMONA PER L'80° ANNIVERSARIO
DELLA MORTE DEL SUO PREDECESSORE
MONSIGNOR GEREMIA BONOMELLI

 

Al Venerato Fratello
Monsignor Giulio Nicolini,
Vescovo di Cremona

Ho appreso con vivo compiacimento che Ella intende commemorare convenientemente la figura e l’opera del suo predecessore, il Vescovo Geremia Bonomelli, di cui ricorre quest’anno l’80° anniversario di morte.

Si tratta di un illustre Pastore, il cui ministero è degno di essere ricordato. Al momento della sua dipartita terrena, avvenuta il 3 agosto 1914, Monsignor Bonomelli ha lasciato una copiosa eredità spirituale e pastorale, e il passare degli anni ha posto in maggiore risalto i tratti singolari della sua statura umana e spirituale, per vari aspetti tuttora di indiscussa attualità.

Lontane e ben diverse dalle odierne sono certamente le circostanze in cui egli visse. Situazioni difficili, che dividevano allora gli animi anche in campo cattolico, hanno esaurito la loro carica polemica; movimenti e correnti di pensiero, che affaticavano le intelligenze, hanno registrato sviluppi chiarificatori, come pure problemi tipici della transizione dell’epoca risorgimentale sono giunti da tempo a conclusione.

Tuttavia, il cammino della storia non ha fatto cadere nell’oblio l’atteggiamento con cui il Vescovo Geremia Bonomelli accolse e seppe fronteggiare le sfide sociali e pastorali di quell’ora storica. Il suo fu un atteggiamento cordiale e saggia attenzione ai segni dei tempi, che ne accompagnò in ogni momento l’azione apostolica.

Chiamato appena quarantenne al governo della diocesi di Cremona dal mio venerato predecessore Pio IX, egli dimostrò subito una solida formazione umana e sacerdotale, unita ad una vasta cultura, ad una provata esperienza pastorale e ad una innata semplicità.

Mise mano con zelo e generosità al nuovo ministero affidatogli, cosciente delle difficoltà in cui versava la diocesi, rimasta a lungo senza Pastore. Si adoperò per un profondo rinnovamento religioso, pastorale e disciplinare, attuandone il programma con tenacia lungo i quarant’anni di servizio episcopale e impegnando ogni energia con slancio apostolico.

In occasione della visita pastorale, da me compiuta a Cremona due anni or sono e di cui conservo vivo ricordo, ho avuto modo di sottolineare la lungimiranza di Monsignor Bonomelli nel tutelare e promuovere il mondo del lavoro, negli anni in cui era esplosa la questione sociale. Ho pure accennato all’accoglienza che egli riservò al fondatore delle Suore Adoratrici, don Francesco Spinelli, che ho avuto la gioia di proclamare beato nel santuario di Santa Maria del Fonte, a Caravaggio.

Monsignor Bonomelli, grazie a un’attenta lettura del presente e alla sapiente valutazione di ogni fenomeno di bene, ebbe una sorprendente capacità di guardare lontano, in una prospettiva illuminata sempre da fede profonda e coraggiosa. Come non ricordare, tra le sue iniziative lungimiranti, ad esempio l’istituzione dell’Opera di assistenza agli emigrati, la celebrazione del Sinodo diocesano, la costruzione del nuovo seminario e la promozione degli Istituti religiosi? Si deve sottolineare, inoltre, la particolare attenzione che ebbe per la catechesi e la pastorale giovanile, come pure la puntualità nell’illustrare le “ragioni della fede” a confronto con le ideologie e i movimenti culturali dell’epoca.

La ricca personalità umana e sacerdotale si manifestò attraverso la predicazione, gli scritti, i giornalieri contatti con la comunità ecclesiale e gli incontri personali.

Sostenuto da una pietà semplice ma profonda e da una grande bontà d’animo che, nella vecchiaia, si manifestò quasi con la spontaneità del fanciullo, condusse una vita austera, cosciente che la disciplina costituisce un valido aiuto nell’affrontare situazioni complesse e delicate. Al momento della morte lasciò la Chiesa cremonese rinnovata e pervasa da rigogliosa vitalità.

La sua statura ecclesiale lo inserisce in quel gruppo di grandi presuli - tra cui va annoverato il suo amico, Monsignor Giovanni Battista Scalabrini - che seppero vivere in profondità e con spirito costruttivo i momenti della loro epoca. Proprio per questa ragione, il pensiero e l’azione del Vescovo Bonomelli possono considerarsi un preludio al dialogo della Chiesa con il mondo contemporaneo.

Sepolte le passioni di allora, rimane vivo oggi l’insegnamento del Pastore, che si adoperò per favorire l’armonia della testimonianza cristiana e l’impegno civile, il dialogo aperto della fede con la scienza e la cultura.

Auspico, caro Fratello, che le celebrazioni programmate per l’80° della morte di questo illustre cremonese possano costituire un valido stimolo, specialmente per le giovani generazioni, ad approfondire e studiarne a fondo il pensiero e l’opera. Parimenti, formulo voti affinché per codesta Chiesa, che sta vivendo nuovamente l’esperienza del Sinodo, la figura e il ministero dell’insigne Vescovo Geremia Bonomelli siano motivo di incoraggiamento a protendersi con fiducia sulle vie di una rinnovata evangelizzazione, per varcare interiormente ringiovanita la soglia del terzo Millennio,

Invocando dal Signore frutti abbondanti sulle iniziative in atto, imparto a Lei e a quanti sono affidati alle sue cure pastorali una speciale Benedizione apostolica.

Dalla residenza di Castel Gandolfo, 3 agosto 1994.

IOANNES PAULUS PP. II

 

© Copyright 1994 - Libreria Editrice Vaticana

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana