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MESSAGGIO TELEVISIVO DI GIOVANNI PAOLO II
AI POLACCHI

 

Sia lodato Gesù Cristo,

“Con tutti spezzo l’”oplatek” attorno alla mensa della cena della Vigilia”. Queste parole ho scritto nella lettera ai miei connazionali indirizzata al Cardinale Primate ed a tutti i fratelli nell’Episcopato in terra polacca. Oggi mi è dato di aggiungere qualcosa a queste parole. Desidero quindi prendere in mano questo “oplatek” polacco, che ho ricevuto dal Primate, e desidero ora qui, dinanzi a voi, avvicinarmi, incontrarmi, dividere spiritualmente con voi proprio questo “oplatek” che tengo in mano. Desidero spezzarlo con ciascuno di voi, con tutti, e dunque con ciascuno senza eccezioni.

Desidero che questa mia parola della Vigilia giunga a ciascuno, soprattutto desidero che giunga alle famiglie, ai genitori e ai bambini; alla generazione degli adulti e a quella dei giovani; e sia questa una parola d’amore, di pace, di riconciliazione che viene dal cuore. Desidero che questo augurio della Vigilia arrivi in modo particolare a quei miei fratelli e sorelle che per una qualsiasi ragione stanno soffrendo, a tutti i sofferenti in generale, a tutti coloro che si sentono soli.

In questa Notte Santa desidero annunciarvi la Buona Novella. Voi stessi annuncerete questa Buona Novella quando vi riunirete per la Messa di mezzanotte.

Quando i sacerdoti nelle loro parrocchie, nelle loro chiese, incominceranno la Santa Messa, questa Buona Novella di Betlemme si spargerà diffusamente con la voce della “koleda”: “Nel silenzio della notte si spande la voce “alzatevi pastori...””. Una volta queste parole sono state rivolte ai pastori di Betlemme. Che oggi quelle stesse parole siano rivolte a tutti noi, a ciascuno: a quelli che lavorano con le braccia e a quelli che lavorano con la mente; agli uomini di scienza; ai giovani che studiano e a quelli che lavorano; agli anziani, alla generazione più anziana e ai bambini; alla generazione più giovane e ai neonati. Son proprio questi, i più piccoli, che hanno un diritto tutto particolare alla festa odierna.

La notte della Vigilia è sempre stata per noi polacchi un momento di particolare comunione. Non solo all’interno di ogni famiglia, ma anche in quella grande famiglia che componiamo noi tutti, che è la nostra Patria, la nostra Nazione.

A questa grande famiglia desidero ricordare le parole che ha scritto il poeta Stanislaw Wyspianski proprio per la Vigilia di Natale: “Facci sentire forti e donaci una Polonia viva”, sono le parole della preghiera di Konrad. Sono parole di preghiera, ma non si può forse metterle sulla bocca di ciascuno di noi, dal più semplice al più colto, da chi esegue gli ordini a chi gestisce il potere? Permettetemi dunque di mettere queste parole sulle vostre labbra, cari fratelli e sorelle, e di pregare questa sera insieme con voi, come il Konrad di Wyspianski, per la comune Patria, con queste parole.

Pregando affido a Cristo e a sua Madre tutto quello che si è compiuto e che si sta compiendo in Polonia negli ultimi mesi.

Gli affido quest’opera particolare, opera di unità, di pace, di reciproco rispetto e comprensione; un’opera che non è rivolta contro alcuno; non è “contro” ma è “per”: per la ricostruzione, per il rinnovamento, perché tutti possano parteciparvi più pienamente, perché tutti possano sentirsi protagonisti della creatività, del lavoro, del dovere, ma anche della gioia per la costruzione del bene comune.

Con il pensiero rivolto a tutto ciò io spezzo questo “oplatek” con tutta la grande comunità della nostra Patria, e auguro che queste azioni siano accompagnate ancora dall’ordine, dal rispetto reciproco, dalla grazia della pace sia interna che esterna, in modo che si possa compiere l’opera iniziata.

Cari fratelli e sorelle, amatissimi connazionali, spezzo con voi questo “oplatek” e formulo questi auguri da qui, dalla mia cappella in Vaticano. Li formulo così come sono iscritti nel mio cuore ed anche, seguendo quella traccia, bisogna dire che lo sono nel cuore di ciascuno di voi, nel cuore della nostra amata Patria.

Desidero concludere questo incontro inconsueto con voi, amati connazionali, aggiungendo un saluto a tutti senza eccezioni. Ho cercato di ricordare tutti, benché non sia riuscito a nominare tutti a causa del limitato tempo di cui dispongo. Ricevete ora la benedizione in nome della Santissima Trinità.

Città del Vaticano, 23 dicembre 1980

 


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