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MESSAGGIO URBI ET ORBI
DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

NATALE 1996

 

1. “Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio” (Sal 97[98], 3).

Oggi, giorno di gioia,
risuona per gli abitanti di Roma e del mondo intero
il lieto annuncio della nascita del Figlio di Dio:
Natale è mistero di grazia da contemplare;
Natale è evento straordinario da condividere.
La fonte dell’odierna letizia
viene descritta, con accenti di stupore,
da un canto natalizio polacco:
“Nasce Dio, la potenza umana resta sbigottita:
il Signore dei cieli si spoglia!
Il fuoco si smorza, il fulgore si vela,
l’Infinito si pone confini.
Disprezzato, rivestito di gloria,
mortale Re dei secoli!
E il Verbo si fece carne
e abitò tra noi” (F. Karpinski, XVIII secolo).

2. Il Poeta fa riferimento
al Prologo del Vangelo di Giovanni,
che presenta come un mistero
quanto Matteo e Luca
descrivono come un evento.
“In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio...
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno accolta” (Gv 1, 1-5).
La luce brillò, nella notte, sulla stalla di Betlemme;
brillò agli occhi degli uomini,
rivelando a tutti che il Verbo di Dio
era venuto al mondo.

3. Osserva però l’Evangelista:
“Il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe” (Gv 1, 10).
Lo riconobbero soltanto i pastori di Betlemme
che, poveri ma vigilanti, seguirono in fretta la luce
indicante loro il luogo dove era nato il Figlio di Maria.
Furono essi i primi ad accogliere il Verbo:
e il Verbo a loro “diede il potere
di diventare figli di Dio” (Gv 1, 12).

4. Scrive l’autore della Lettera agli Ebrei:
“Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi
molte volte e in diversi modi ai padri
per mezzo dei profeti,
ultimamente, in questi giorni
ha parlato a noi per mezzo del Figlio,
che ha costituito erede di tutte le cose
e per mezzo del quale
ha fatto anche il mondo” (Eb 1, 1-2).
Il Figlio, che è irradiazione della gloria del Padre
e impronta della sua sostanza,
sostiene tutto con la parola della sua potenza (cf. Eb 1, 3).
È Lui che ha creato il cosmo:
in Lui esso esiste e da Lui viene mantenuto nell’esistenza.
Sì, l’incarnazione del Figlio di Dio
costituisce come il coronamento della creazione.
Per questo, un altro canto natalizio polacco
ricorda che “il giorno di Natale tutto il creato gioisce”,
perché nel neonato Figlio della Vergine,
la creazione riconosce il suo Creatore e Signore.

5. Condividiamo insieme,
fratelli e sorelle del mondo intero,
questo cantico di gioia,
mentre dappertutto risuonano, in lingue diverse,
le tradizionali melodie natalizie.
Risuonino gioiose nelle chiese e nei templi,
dove i cristiani, intorno al presepio, si riuniscono
per accogliere il Figlio di Dio.
Rechino pace e serenità specialmente là dove,
come in Bosnia ed Erzegovina o in Guatemala,
dopo lunghi anni di guerra interna ed esterna,
tacciono finalmente le armi e gli uomini
riprendono la strada dell’intesa solidale.

6. Ma ben più lontano deve spingersi
l’eco dei canti di Natale!
Deve oltrepassare i muri,
dietro i quali continuano a crepitare le armi,
rompendo l’incanto di pace d’un giorno così santo.
Penso a Betlemme e a tutta la Terra Santa,
dove Gesù è nato ed è vissuto:
terra che Egli ha amato
e dove la speranza non deve morire,
nonostante provocazioni e profondi contrasti.
Penso a Cipro, tuttora divisa,
all’Algeria in preda ad una violenza ingiustificabile.
Lo sguardo, in questo giorno di festa,
si spinge anche verso l’Est,
verso l’Afghanistan e lo Sri Lanka,
dove proseguono lotte fratricide e conflitti di identità,
generando desolazione e morte.

7. E si può forse dimenticare l’Africa?
Proprio nel suo cuore,
nella regione dei Grandi Laghi,
questo giovane continente sta vivendo,
tra l’indifferenza generale della comunità internazionale,
uno dei drammi umanitari più crudeli della sua storia.
Migliaia e migliaia di persone
- sono nostri fratelli e sorelle -,
vagano in preda alla paura, alla fame ed alle malattie
e, ahimè, non potranno gustare la gioia del Natale.
Nessuno può restare tranquillo di fronte a questo scandalo,
che parole e immagini
solo pallidamente
riescono ad evocare.

8. Rassegnarsi a simile violenza ed ingiustizia
sarebbe un rifiuto troppo grave
della gioia e della speranza che il Natale ci reca.
Dio si fa uomo e ripete che è possibile vincere l’odio,
che è bello amarsi come fratelli e sorelle.
Divino Bambino,
incoraggia con la tua dolce presenza
gli uomini e le donne a superare odi e rancori,
aiutali a riprendere il dialogo
e a percorrere insieme la strada della vita.
Facendosi voce e interprete
dell’anelito di tutti gli uomini,
così si esprime il citato poeta polacco:
“Alza la mano, divino Bambino!
Benedici la cara Patria
con buoni consigli e con il benessere.
Sostieni la sua forza con la tua.
Benedici la nostra casa e tutto il podere
e tutti i villaggi e le città.
Questo auguro a tutti i Paesi del mondo.
E il Verbo si fece carne
e abitò tra noi”.

9. L’odierna liturgia di Natale ci ripete:
“Un giorno santo è spuntato per noi:
venite tutti ad adorare il Signore” (Canto al Vangelo).
Veniamo a te, Verbo di Dio,
per attingere la sapienza;
veniamo a te, Cristo, Figlio di Dio,
per chiederti grazie e benedizioni.
Tu, Bambino di Betlemme,
Figlio di Dio e della Vergine Maria,
sei il nostro Redentore,
che salvi ogni essere umano con il dono della tua vita.
Fa’ che fiorisca la pace là dove il tuo nome risuona.
Alza la tua mano, divino Bambino,
e benedici la terra che ha veduto la tua salvezza,
Tu che per amore sei venuto ad abitare tra noi.


A quanti mi ascoltano

- di espressione italiana

Agli abitanti di Roma e della cara Nazione italiana: Buon Natale! La nascita di Cristo Salvatore e l'accoglienza operosa del suo Vangelo di salvezza rinnovino i cuori dei credenti, portino pace nelle famiglie, aiutino l'intero Paese ad affrontare con fiducia i problemi del momento attuale, sulla base del comune patrimonio ideale e spirituale. Auguro a tutti gli italiani di crescere nella reciproca fiducia per costruire insieme un futuro più fraterno e solidale, attenti sempre alle esigenze di ciascuno, specialmente dei più poveri e disagiati.



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