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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA COMMISSIONE DI BENEFICENZA
DEL CREDITO ARTIGIANO

Giovedì, 21 dicembre 1978

 

Figli carissimi.

Vi esprimo, con molta cordialità, la mia soddisfazione per questo incontro, che si collega idealmente con quelli che con voi ha avuto il mio Predecessore Paolo VI di venerata memoria, il quale ebbe la ventura di conoscere, già come Arcivescovo di Milano, la vostra istituzione, le sue finalità, le sue realizzazioni.

1. La vostra opera, che ormai ha 32 anni di vita, nacque con finalità non unicamente ed esclusivamente economiche, bensì benefiche: i frutti delle varie iniziative dovevano essere destinati all’incremento di opere cattoliche. È questo l’aspetto interessante e, potremmo dire, esemplare della vostra azione, la quale, in primo luogo, pur nel gioco delle cosiddette regole dell’economia, vuole e deve rispettare, con assoluta coerenza, l’etica professionale e la legge di Dio per quanto concerne, in particolare, la giustizia nella sua significazione più globale.

Ma le vostre prospettive vanno oltre. Ispirandovi alla concezione cristiana della vita e dei rapporti tra gli uomini, voi non volete lasciarvi imprigionare dalla semplice logica individualistica del guadagno e del profitto, ma volete dare concreta applicazione all’insegnamento del Concilio Vaticano II, che ha così sintetizzato la tradizione cristiana e l’insegnamento magisteriale: “Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene all’uso di tutti gli uomini e popoli, e pertanto i beni creati debbono con equità essere partecipati a tutti, secondo le regole della giustizia, che è inseparabile dalla carità” (Gaudium et Spes, 69).

2.Al mio sincero plauso si unisce un cordiale auspicio. Nel mondo odierno, nonostante i grandi e reali progressi, c’è ancora tanto bisogno di solidarietà, di compartecipazione, perché ci sono ancora tanta povertà e miseria: molti nostri fratelli e sorelle soffrono la fame, la sete, le malattie di ogni genere; non hanno ancora un’abitazione decente e adeguata alla dignità della persona umana. Rimane quindi un immenso spazio per la carità, per la “beneficenza”, considerate e vissute non come il gesto orgoglioso di colui che, pago della propria ricchezza, lascia cadere ostentatamente nel tesoro del tempio una manciata di monete, ma come la donazione pudica ed umile della “povera vedova” del Vangelo, la quale donò due spiccioli, che erano però tutto quello che ella aveva per vivere (cf. Mc 12,41-44; Lc 21,1-4). La carità – dice San Paolo – “non manca di rispetto, non cerca il suo interesse” (1Cor 13,5).

3.Continuate, figli carissimi, su queste linee maestre, che sono le linee del Vangelo, il quale deve rimanere sempre a saldo e sicuro fondamento del vostro comportamento individuale e sociale. Sia la vostra professione illuminata ed orientata dalla luce della fede, che si esprima e si traduca in coerente testimonianza di vita cristiana.

Con questi voti ben volentieri imparto a voi, a tutti i membri del Credito Artigiano e alle loro famiglie una speciale Benedizione Apostolica.



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