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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA GIUNTA DELLA REGIONE LAZIO

Sabato, 20 gennaio 1979

 

Illustri Signori!

Vi ringrazio cordialmente per questa visita, che avete voluto farmi all’inizio del mio pontificato e altresì all’inizio di questo nuovo anno, voi, membri della Giunta Regionale del Lazio, a nome dei sessanta componenti del Consiglio Regionale, che avremmo oggi desiderato incontrare e salutare tutti con vero piacere.

Siate i benvenuti, perché rappresentate la regione italiana più particolarmente legata alle cure pastorali del Vescovo di Roma e venite a nome delle sue cinque province, cioè di Roma, Viterbo, Frosinone, Latina e Rieti.

1. In questi ultimi anni i problemi umani e sociali della Regione si sono moltiplicati; si è creata sempre più la necessità impellente di strutture e di servizi più moderni, più rispondenti alle esigenze della dignità della persona umana. In questo sforzo tutti debbono essere impegnati, e la Chiesa non può rimanere estranea a tutto ciò che è collegato con il bene autentico dell’uomo. Il Concilio Vaticano II si è espresso così con grande lucidità: “Certo la missione propria che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è di ordine politico, economico e sociale: il fine, infatti, che le ha prefisso è di ordine religioso. Eppure, proprio da questa missione religiosa scaturiscono dei compiti, della luce e delle forze, che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina”, che è la legge di giustizia e di amore (cf. Gaudium et Spes, 42). Per questo la Chiesa ha sempre suscitato, secondo la necessità dei tempi e dei luoghi, opere destinate al servizio di tutti, specialmente dei bisognosi; opere che sono state promosse, con grande merito storico, civile e sociale, dalle istituzioni religiose.

Nel vostro gesto e nell’assicurazione espressa mediante le amabili parole, rivolteci dal Signor Presidente della Giunta, di dedicare particolari premure ai settori, che più direttamente riguardano il benessere della popolazione, mi è caro vedere un riconoscimento del contributo che queste opere danno al bene comune, riconoscimento al quale non può non corrispondere un impegno a rispettarne il fine istituzionale e gli spazi di libertà loro connaturali, in modo che possano agire sempre in conformità con i principi religiosi e morali da cui prendono la loro ragion d essere.

Possano la Giunta e il Consiglio Regionale, con vero spirito di servizio e di responsabilità, approntare le soluzioni adeguate perché grazie anche all’apporto di tutte le forze sociali tutti i cittadini, nel rispetto dei loro diritti, possano vivere una vita veramente degna dell’uomo. Il mio pensiero va in questo momento ai malati, ai bambini, agli anziani, ai disoccupati, ai drogati.

2. Ma per ottenere questo, una delle condizioni fondamentali è che sia assicurata a tutti la pacifica, serena e armoniosa convivenza. Il pluralismo comporta anzitutto il rispetto degli altri e la rinuncia a volere imporsi agli altri con la forza. Perché tanta violenza oggi? Occorre forse risalire a monte, a quelle concezioni, a quei gruppi che hanno proclamato e inculcato, e continuano a proclamare e inculcare specie nelle coscienze dei giovani, come ideale di vita, la lotta contro l’altro; l’odio contro chi la pensi o agisca diversamente, la violenza come unico mezzo per il progresso sociale e politico. Ma la violenza genera violenza; l’odio genera odio; e l’uno e l’altra umiliano e avviliscono la persona umana. I cristiani non possono dimenticare quanto ci ricorda il Concilio Vaticano II: “Non possiamo invocare Dio Padre di tutti se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni fra gli uomini che sono creati a immagine di Dio. L’atteggiamento dell’uomo verso Dio Padre e quello dell’uomo verso gli uomini fratelli sono tanto connessi che la Scrittura dice: “Chi non ama, non conosce Dio” (1Gv 4,8)” (Nostra Aetate, 5).

Di cuore auspico che in tutta la Regione del Lazio, in tutta l’Italia, i cittadini possano, in quest’anno e nell’avvenire, vivere una vita pacifica, serena, prosperosa, e contribuiscano, con il loro onesto e operoso lavoro, alla continua crescita e al vero progresso della Nazione.

Con questi voti, ben volentieri invoco sulla vostra delicata azione la grazia del Signore e vi imparto la mia Benedizione Apostolica.



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