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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
NELL'AULA PAOLO VI

Città del Vaticano, 13 Febbraio 1980

 

Cari giovani, ragazzi e ragazze.

Gli applausi e la festosa accoglienza che mi avete voluto riservare mentre entravo in questa aula, attraversando i vostri gruppi, differenti per età e per classi scolastiche a cui appartenete, ma unanimi per entusiasmo, rivelano già di per sé il vostro animo sincero, l’interesse che voi mettete nelle manifestazioni di fede, e l’affetto che nutrite per la Chiesa e per il Papa, suo capo visibile.

Vi saluto cordialmente tutti e vi ringrazio per la gioia che procurate con la vostra significativa presenza. Anzitutto voi, che siete venuti qui insieme con i vostri genitori, i vostri insegnanti e i vostri parroci al termine dei corsi di catechismo che vi hanno preparato a ricevere devotamente e con frutto i sacramenti della prima comunione e della cresima; e poi saluto tutti gli altri provenienti dalle scuole elementari, medie e superiori, tra cui mi piace citare due istituti romani: il liceo linguistico del Sacro Cuore alla Trinità dei Monti, e il liceo-ginnasio “Virgilio”.

Il mio pensiero si rivolge in primo luogo ai vostri educatori per le incessanti premure che essi dedicano a voi ragazzi nei diversi ambienti della vita familiare, scolastica e ricreativa, per l’opera che essi svolgono, con sapienza ed amore, per farvi crescere, come il fanciullo Gesù, “in sapienza, in età e in grazia davanti a Dio e davanti agli uomini” (Lc 2,52).

A voi certamente non sfugge l’importanza che Gesù stesso ha dato ai fanciulli, i quali spesso sono diventati protagonisti di alcune pagine del Vangelo e sono stati anzi additati a modello per i grandi: “Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3; Mc 10,15; Lc 18,17; Gv 3,3). Tanto essi sono l’oggetto di una tenera accoglienza che potrebbe sembrare inconcepibile con l’altezza misteriosa della sua personalità, se non ci fossero i fatti a rassicurarci. Non fu forse lui a dire ai suoi discepoli: “Lasciate che i bambini vengano a me”? (Mc 10,4;Mt 19,14;Lc 18,16).

Davanti a tanta predilezione, non solo i piccoli delle scuole elementari, ma anche quelli che sono cresciuti e che frequentano le scuole superiori devono trarre stimolo a voler sempre più bene a Gesù, ad incontrarlo, a conoscerlo e a seguirlo senza mai stancarsi o indietreggiare. Scegliete Cristo come supremo Maestro e Salvatore. Egli vi libererà dalle passioni egoistiche, dalle mode arbitrarie e dal mimetismo di massa. Quanti giovani credono di essere liberi perché si sono sottratti all’autorità dei genitori e degli educatori, senza invece accorgersi di essere diventati succubi dell’arbitrio di un gruppo!

Abbiate fiducia in Cristo e nella Chiesa che ve lo presenta. Abbiate il coraggio di dimostrare con i fatti la forza liberatrice della sua carità e del suo insegnamento. Contribuirete così a rendere il mondo più buono, più giusto e più fraterno, in un momento in cui la violenza dell’odio insanguina le strade delle nostre città. Tanto ciò sarà per voi un’esperienza forte che vi richiederà sacrificio e forse anche eroismo, ma la vittoria sarà nostra, perché il Signore vi ripete come già un giorno ai pescatori della Galilea: “Coraggio, sono io, non temete”. (Mc 6,50). 

Con questi pensieri e con questi auspici di gran cuore invoco su di voi e sui vostri amici la continua protezione del Signore e la pienezza delle sue benedizioni.

Ad un gruppo di Vescovi riuniti presso il Centro Mariapoli di Rocca di Papa

AUJOURD’HUI, JE SUIS très heureux d’adresser un salut particulier aux Evêques qui participent à une réunion de réflexion et de renouveau spirituel au centre Mariapolis de Rocca di Papa Souvent j’ai l’occasion d’accueillir ici les nombreux jeunes du mouvement des Focolarini qui s’exercent à la vie de charité. Nous ne pouvons pas prêcher aux jeunes l’union fraternelle sans essayer de la vivre à tous les niveaux de l’Eglise. C’est spécialement important pour les Evêques; le Concile a insisté sur leur solidarité dans la collégialité: collégialité effective, dans les responsabilités pastorales qui doivent converger vers le même souci d’authenticité de l’Eglise et de l’évangélisation; collégialité affective aussi, qui établit une communion de sentiments fraternels, entre eux et avec le Successeur de Pierre, selon le commandement de l’amour du Seigneur: “C’est à ce signe que tous vous reconnaîtront pour mes disciples”. Oui, ceste communion est notre témoignage capital; nous l’avons bien souligné dans la récente rencontre des Evêques hollandais. Je me réjouis de la spiritualité qui vous aide aujourd’hui à la réaliser toujours davantage. Que le Seigneur vous bénisse!

Al pellegrinaggio

d ella Parrocchia di Porto Santo Stefano

MI E’ GRADITO rivolgere un cordiale benvenuto al numeroso pellegrinaggio della Parrocchia di Porto Santo Stefano, guidato dall’Amministratore Apostolico Monsignor D’Ascenzi, e qui convenuto in occasione del 250° anniversario della costruzione della prima chiesa, colà dedicata al protomartire, nonché per il 30° del ricostruito tempio distrutto dal bombardamento.

Vi esprimo il mio sincero compiacimento, carissimi fratelli e sorelle, per l’attestato di fede in Cristo, che portate nella vostra vita quotidiana, fatta di fatiche e di laboriosità generosa; così mi compiaccio per la vostra devozione alla Madonna che vi ha ispirato l’erezione di una chiesa dedicata al mistero della sua immacolata Concezione; e vi sono grato per l’affetto che mi dimostrate. Sono a conoscenza dell’impegno religioso col quale attendete alla vostra formazione spirituale, morale ed intellettuale in rispondenza alle esigenze ed alle necessità del tempo presente, rappresentate in modo particolare dalle giovani generazioni; e ciò per essere portatori e trasmettitori di Cristo vivo in un contesto sociale pulsante di vita.

Con l’auspicio che tale testimonianza sia sempre più perspicace e volenterosa, v’imparto di cuore la Benedizione Apostolica estensibile alle vostre famiglie.

A numerosi altri pellegrinaggi

TRA I VARI GRUPPI di lingua italiana, presenti a questo incontro, desidero poi menzionare alcuni tra i più numerosi e significativi.

- Saluto il pellegrinaggio dei Vigili Urbani, dei Ferrovieri e dei Donatori di sangue dell’“Avis” della città di Viterbo, accompagnati dal loro Vescovo Monsignor Luigi Boccadoro. Di cuore auguro ad essi di svolgere sempre generosamente il loro prezioso servizio sociale. 

- Ai dirigenti ed agli operatori di “Tele Radio Centro Italia” auspico un impegno veramente costruttivo nel loro quotidiano contatto con i tele-utenti.

- Agli espositori della “Mostra brevetti e Invenzioni” della “Fiera di Roma” esprimo il mio compiacimento per la loro genialità posta al servizio della comune utilità.

- Ai ragazzi della “Orchestra Nova” di Rapallo, in provincia di Genova, assicuro il mio affetto ed il mio incoraggiamento a ben coltivare la loro nobile arte.

- E infine ai componenti della Corale della Repubblica di San Marino esprimo il mio cordiale ringraziamento per l’esecuzione che ci hanno offerto, mentre faccio voti affinché tutta la loro vita sia un canto al Signore.

A tutti con sincero affetto va la mia cordiale Benedizione.

Agli ammalati

IL PENSIERO si volge, poi, agli ammalati che onorano con la loro presenza l’Udienza di stamani. Figli carissimi, il Papa ha grande stima di voi e vi ringrazia per il contributo importantissimo che ciascuno di voi reca, con la propria sofferenza, alla vita della Chiesa. Fatevi animo; il soffrire passa, l’aver sofferto rimane come titolo imperituro di merito davanti a Dio ed ai fratelli. Vi conforti la mia Apostolica Benedizione.

Agli sposi

SONO PRESENTI all’Udienza anche numerose coppie di sposi novelli. Nel rivolgervi il mio saluto, figli carissimi, esprimo l’augurio che possa attuarsi nella vostra vita il progetto divino, che il Libro della Genesi descrive in modo così suggestivo. Che il vostro amore, redento da Cristo, sappia realizzare quel dono reciproco totale che, fondendo le vostre esistenze in un’autentica comunione di persone, aperta responsabilmente alla generazione di nuovi esseri umani, consenta a ciascuno di “ritrovare” nell’altro la più profonda verità di se stesso. Con la mia Apostolica Benedizione.



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