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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'ASSEMBLEA PLENARIA
DI "IUSTITIA ET PAX"

14 novembre 1980


Signor Cardinale, cari fratelli e sorelle.

È normale e benefico che il Papa si riservi regolarmente un momento con ogni dicastero della santa Sede, e specialmente nell’occasione dei momenti forti del loro lavoro, la loro riunione plenaria.

Voglio dirvi che sono felice di questo incontro.

1. Nel corso di questa quattordicesima assemblea generale della commissione pontificia “Iustitia et Pax”, voi tutti, membri e segretariato, avete riflettuto insieme per meglio prendere coscienza degli importanti problemi che segnano la nostra epoca nei campi dello sviluppo, delle relazioni tra i popoli, dei diritti dell’uomo e della pace. Ciascuno di voi vi ha contribuito a partire dalla sua propria esperienza e del suo proprio impegno. Sono felice del lavoro che avete realizzato e vi ringrazio tutti ed ognuno per ciò che questa assemblea arrecherà alla missione della Chiesa e al ministero pastorale che mi è affidato.

2. Il vostro compito è in effetti un contributo al ministero pastorale della Chiesa, per la Chiesa e, attraverso essa, per tutta l’umanità. La costituzione pastorale “Gaudium et Spes” - che assume un rilievo particolare per la vostra commissione e per tutte le commissioni nazionali “Iustitia et Pax” legate a voi - ha espresso questa idea con forza: “Perciò la Chiesa, che è insieme “società invisibile e comunità spirituale”, cammina insieme con l’umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena, ed è come il fermento e quasi l’anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio... Così la Chiesa, con i singoli suoi membri e con tutta intera la sua comunità, crede di poter contribuire a rendere più umana la famiglia degli uomini e la sua storia” (Gaudium et Spes, 40, §§ 2 et 3).

Sì, grazie a questa fede offerta in testimonianza e tradotta in azione concreta, bisogna umanizzare, avendo di mira la piena dimensione della persona, tenendo conto dei valori fondamentali, culturali e religiosi.

3. Questa piena dimensione spirituale è troppo spesso trascurata o assente ai nostri giorni nelle imprese degli uomini e delle nazioni. È assente nella sua profonda totalità. Essa è assente quando una società si ferma su se stessa e mira a obiettivi di cui solo una parte del popolo beneficia a detrimento degli altri. Prendendone una coscienza viva e spesso angosciata, molte persone di buona volontà, molti cristiani, e in particolare la vostra commissione non esitano a consacrare la loro attenzione e le loro forze al grande compito dello sviluppo autentico dell’uomo e dei popoli, che appare come una grande sfida. Poiché infatti ogni giorno porta nuovi ostacoli sul cammino dello sviluppo integralmente umano e voi potete enumerarli. Certo abbondano le teorie e gli approcci che prendono in considerazione il progresso dell’uomo, ma in modo spesso parziale, o esse cercano di soddisfare i bisogni materiali a detrimento dei valori culturali e spirituali. È in questo contesto che noi possiamo scoprire la nostra vocazione specifica. Dobbiamo prima di tutto guardare bene in faccia i problemi reali e i mezzi tecnici, scientifici o politici proposti per porre delle soluzioni. Ma il nostro ruolo specifico di cristiani, il ruolo della Chiesa, è di confrontare le possibilità ai criteri dell’uomo, della sua vera natura e del suo destino, della sua vocazione trascendente.

4. Per salvaguardare questo destino, ogni uomo deve poter esercitare la sua libertà, in un clima di equità e senza angoscia. Occorre ricordare che dovrebbe innanzitutto mangiare secondo la sua fame, e su questo punto niente dovrebbe essere trascurato per rendere i nostri contemporanei e i responsabili più coscienti di questo problema primordiale di sussistenza per popolazioni intere che vivono, qui e là, in gravi minacce per il loro nutrimento e la loro salute. Ma bisogna che ogni persona possa vivere con dignità, in una situazione di uguaglianza rispetto agli altri; essa deve essere sicura che la sua vita sarà rispettata così come i suoi diritti inalienabili. La tortura deve essere denunciata e bandita, ma anche il sospetto sistematico che soffoca la libertà dell’uomo e lo paralizza costantemente, impedendogli di essere libero nelle sue scelte fondamentali, nelle sue idee e nella sua fede, anche quando il bene comune non è per nulla minacciato.

Per salvaguardare questo destino dell’uomo, ogni popolo e ogni nazione deve poter liberamente esercitare il suo diritto al mantenimento e allo sviluppo della sua propria identità, del suo patrimonio culturale, del suo avvenire, avendo i mezzi per mantenersi padrone della propria sorte e indipendente. Deve essere capace di sviluppare le sue proprie risorse e di ricevere un compenso adeguato per i prodotti dei suoi sforzi. Deve poter dividere le ricchezze autentiche del suo patrimonio con le altre. In breve, deve poter divenire in realtà un membro a pieno titolo della famiglia delle nazioni.

Enumerando queste condizioni a titolo di esempio, si può dare l’impressione di un ideale utopico che è lontano dall’essere realizzato. Ma, a tempo e fuori tempo, bisogna formare le coscienze ad averne vivo desiderio, bisogna sostenere gli uomini e i popoli che ne domandano la realizzazione per sé e per gli altri; bisogna soprattutto incoraggiare le iniziative positive che vanno in questo senso. Da parte del Papa, la vostra commissione fornisce qui un contributo di valore.

5. La possibilità di realizzare un tale sviluppo darà alle nazioni e al mondo intero quella visione di speranza di cui esse hanno tanto bisogno ai nostri giorni e che dipende, per una parte notevole, dalla volontà politica dei responsabili della sorte dei popoli, una volontà decisa a creare le condizioni necessarie per una società di fraternità e di solidarietà. Tra queste condizioni, una delle più urgenti è la pace.

In questo campo, il mondo ci presenta oggi ancora segni di contraddizione. Certo, si è testimoni di molte iniziative generose che cercano di assicurare la sicurezza e la pace. Ma si vede anche, in senso opposto, tensioni che si accrescono, conflitti che permangono o risorgono, guerre stesse che nascono e si prolungano, con il loro seguito di odi esacerbati, di distruzioni inutili così dannose per l’avvenire, di morti di cui le popolazioni fanno le spese. Si constata d’altra parte che prosegue la spirale della corsa agli armamenti sacrificando reali bisogni sociali e particolarmente dimenticando i bisogni dei poveri.

La volontà politica deve dunque intaccare gli atteggiamenti che sono alla base delle tensioni: l’animosità e l’odio, l’egoismo e la diffidenza, la competizione ingannevole e il proprio cieco interesse. La volontà politica deve lasciarsi guidare dalla verità.

Che mi sia permesso di riferirmi al tema della giornata mondiale della pace: “La verità: forza della pace”. Sì, è la verità che chiarirà le tenebre dei malintesi e delle spinte di violenza; è la verità che mostrerà il cammino della confidenza e del dialogo; è la verità che renderà possibile il rispetto mutuo e la collaborazione; è la verità che garantirà sola la libertà.

6. La verità sull’uomo, fondamento della pace e condizione dello sviluppo, vi traccia la via da seguire nel vostro lavoro così importante. Essa vi pone al centro dell’opera di evangelizzazione e di promozione umana alla quale la vostra appartenenza alla commissione pontificia “Iustitia et Pax” vi impegna; essa vi mette al centro della missione della Chiesa nel mondo. Perché, aiutando la famiglia umana, voi manifestate e attualizzate il mistero dell’amore di Dio per l’uomo (cf. “Gaudium et Spes”, 45, § 1).

Che il vostro ministero di pace e di giustizia possa sempre essere un ministero di amore, e direi anche di misericordia!

A voi tutti, e innanzitutto a lei, caro Cardinale Gantin, a lei, padre Schotte, nelle sue nuove funzioni di segretario, a voi membri della commissione venuti da tutti i continenti, e membri del segretariato, esprimo la mia confidenza, i miei incoraggiamenti, l’assicurazione della mia preghiera, e vi benedico di tutto cuore.

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