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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI CAPITANI REGGENTI DELLA
REPUBBLICA DI S. MARINO*

Castelgandolfo, 18 settembre 1980

 

Signori capitani reggenti.

Con compiacimento porgo il mio cordiale benvenuto ed esprimo sentita riconoscenza per la cortese visita che hanno voluto rendermi, in rappresentanza della laboriosa, forte e leale popolazione della repubblica di San Marino.

Mi ha procurato sincera soddisfazione l’apprendere che loro, signori capitani reggenti, desiderano farsi interpreti dei sentimenti di fede dei diletti sammarinesi, e dell’apprezzamento per l’opera del mio ministero pastorale, che, sorretto dalla grazia del Signore, si propone di raggiungere ogni comunità civile ed ogni uomo.

In questa occasione, pertanto, si presenta ai miei occhi l’immagine dell’intera popolazione della turrita repubblica, che, onorando le proprie tradizioni di libertà e di pace, intende proseguire in un cammino generoso e costruttivo, aggiungendo così nuovi meriti all’esercizio secolare di una riconosciuta ospitalità e di una fraterna solidarietà, e soprattutto alla purezza dell’avita fede cristiana.

È proprio la fede il valore fondamentale che ha contrassegnato fin dalle origini la vita della repubblica. Il primitivo romitaggio di Marino, infatti, si trasformò - com’è risaputo - in una piccola comunità indipendente, e ben presto sull’acuta cresta del Titano furono eretti un sacello in onore del principe degli apostoli ed un monastero, attorno a cui si moltiplicarono le abitazioni, primo nucleo della futura città.

La fede cristiana in Dio ed in Gesù Cristo, redentore dell’uomo, è anche fede nella radicale dignità dell’uomo, e non può quindi non destare profondi afflati ed urgenti esigenze di libertà e di giustizia.

Queste, infatti, trovano autentica origine e definitiva spiegazione nella dignità sacra ed inviolabile dell’uomo la quale, a sua volta, si presenta come valore assoluto, solo a ragione del disegno di Dio sull’uomo medesimo.

Affievolire la fede, ostacolarne l’esercizio, creare discriminazioni in proposito, significherebbe minare la radice interiore, l’anima della giustizia e della libertà. La Chiesa, che ha sempre messo in chiara luce la specifica responsabilità dell’autorità politica in ordine al bene comune, si è perciò continuamente preoccupata di difendere i valori dello spirito, che offrono la base ai diritti inalienabili della persona umana; senza il rispetto di quei valori, si sconfina ineluttabilmente in situazioni di oppressione, di intimidazione, di totalitarismo (cf. Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 17).

Sotto tale segno di rispetto dei valori morali, si è dispiegata nei secoli la nobile storia della repubblica di San Marino, ed è da tali ideali che è scaturita la forza dei suoi ordinamenti e la peculiarità di quelle virtù civiche che la rendono rispettata ed amata nel consesso dei popoli.

Mi sia consentito sottolineare il significato della libertà, di cui la gloriosa repubblica ha sempre innalzato l’evocativo vessillo, anche a prezzo di tanti sacrifici. Una riflessione approfondita sul tema della libertà, come una delle condizioni fondamentali della pace, è particolarmente opportuna nell’attuale contesto storico.

La vera libertà dell’uomo è responsabile ed è in lui “segno altissimo dell’immagine divina” (Gaudium et Spes, 17). La libertà, cioè, non può ridursi né ad un semplice motto programmatico, né ad una indifferenza cieca e muta di fronte ad opposte scelte, di fronte a valori e non-valori, ma deve sostanziarsi ed esercitarsi intorno a contenuti etici, nei quali si realizza nella sua pienezza la dignità dell’uomo.

Quale migliore auspicio mi è dato, allora, formulare per la comunità sammarinese, se non quello di una fedele e continua adesione a quel patrimonio di ideali morali e religiosi che hanno ispirato ed animato nel corso dei secoli, libertà, giustizia ed amore di pace? Tali ideali non siano misconosciuti né offuscati ma possano fiorire e prosperare anche tra le difficoltà così acute dei nostri giorni, ed alimentino nella vita della repubblica un costante civile progresso, che amo auspicare anche essere frutto di un aperto e sincero dialogo, di ascolto e di collaborazione delle autorità civili con quelle ecclesiastiche.


*Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. III, 2 pp. 661-663.

L’Osservatore Romano 19.9. 1980 pp.1, 3.

 

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