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VISITA PASTORALE A BOLOGNA E IN EMILIA ROMAGNA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'ARCHIGINNASIO

Domenica, 18 aprile 1982

 

Signor Sindaco,
Illustri Signori.

Sono lietissimo di poter fare questa pur breve sosta, nel corso della mia visita a Bologna, nell’“Archiginnasio”, ove ebbe la sua originaria sede la gloriosa Università, che da secoli costituisce il vanto di questa Città. Con tale gesto simbolico rendo omaggio a tutte le Università del mondo, le quali hanno qui la loro culla, avendo tratto dall’esperienza culturale avviata fra queste mura il modello umanistico, a cui ispirare le strutture ed i programmi, come anche lo stile di studio e di convivenza dei docenti e degli alunni.

Chi varca questa soglia non può sottrarsi al fascino che promana da un passato, nel quale emergono figure insigni di studiosi e di maestri, di uomini di Chiesa, di politici, di santi, al cui apporto nel campo del pensiero e dell’azione tanto deve la storia del nostro millennio. Qui si sono dati convegno uomini di ogni parte d’Europa, per attingere alle limpide fonti del sapere. Qui sono giunti anche numerosi figli della mia Terra, sospinti dal desiderio di una conoscenza più profonda ed aggiornata, e qui non pochi di loro si sono distinti per l’attiva partecipazione alla vita accademica e per il positivo contributo al progresso degli studi. Basti ricordare fra tutti Nicolò Copernico che, proprio durante il suo soggiorno bolognese, elaborò in organico sistema la geniale intuizione, che rivoluzionava le concezioni tradizionali circa la struttura dell’universo.

Riandando col pensiero a questi Maestri del passato, la cui dedizione appassionata all’investigazione del vero costituisce per ogni tempo una testimonianza esemplare, noi prendiamo più viva coscienza del valore insostituibile che per l’essere umano ha il raggiungimento della verità, ed avvertiamo più urgente l’impegno di fare quanto è in noi perché ulteriori progressi si compiano in questo cammino, che non ha meta definitivamente appagante, se non nella contemplazione della Verità irraggiante dal volto di Dio.

Parlino dunque alle coscienze degli uomini di oggi le voci di quanti hanno speso la loro vita nella nobilissima e spesso estenuante fatica della ricerca e tutti ricordino che non v’è libertà, non dignità personale, non autentico progresso là dove l’amore per la verità non è posto al vertice dei valori per i quali solo vale la pena di vivere e operare, fino all’ultimo respiro. 

                                          



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