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VISITA PASTORALE IN GRAN BRETAGNA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA CONFERENZA EPISCOPALE DI SCOZIA

Edimburgo - Martedì, 1° giugno 1982

 

Cari Fratelli nell’Episcopato.

1. Ci siamo riuniti questa sera nel nome di Gesù Cristo, “Pastore e guardiano” delle nostre anime (1 Pt 2, 25), “Pastore supremo” del gregge (1 Pt 5, 14).

Siamo qui riuniti per riflettere sul nostro ministero episcopale e per offrirlo al Padre attraverso Cristo nostro Signore, nel cui nome lo esercitiamo. Indubbiamente molti sono i fattori che influenzano il nostro ministero ed a cui dobbiamo dare risposta come guide del Popolo di Dio. Un gran numero di questi fattori sono davanti ai nostri occhi proprio in questo periodo, mentre le nostre menti sono tanto preoccupate per la pace e la riconciliazione. In simile occasione sentiamo molti doveri incombere su di noi, proprio perché siamo stati incaricati del “ministero di riconciliazione” (2 Cor 5, 18) e perché siamo stati chiamati a predicare un Vangelo di pace.

2. Ciò che è basilare nell’identità di un Vescovo, è il suo dover essere il segno vivente di Gesù Cristo. “Nei Vescovi - sancisce il Concilio Vaticano II - è presente in mezzo ai credenti il Signore Gesù Cristo Pontefice Sommo” (Lumen Gentium, 21).

3. Questa verità fondamentale ci porta a guardare bene dentro di noi e nel nostro bisogno di santità di vita. L’efficacia soprannaturale del nostro ministero si collega in tanti modi al nostro grado di santità - al grado nel quale ci configuriamo in Cristo attraverso la carità e la grazia. Per questo dovremmo accogliere l’invito di san Paolo, e considerarlo diretto proprio a noi: “Rivestite l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera” (Ef 4, 24).

Come Gesù, noi siamo chiamati a predicare la conversione, a far risuonare le parole pronunciate da lui all’inizio del suo pubblico ministero: “Convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1,14). Ma, anche qui il nostro risultato dipenderà da quanto siamo aperti alla grazia; noi stessi dobbiamo compiere la conversione che proclamiamo. Così la santità sarà anche per noi, come ho avuto modo di dire ad un altro gruppo di Vescovi in una precedente occasione (AAS 71 [1979] 1220).

4. Non ci sono dubbi su questo punto: la nostra fedeltà all’amore di Gesù e la nostra amicizia per lui sono necessarie all’intera opera apostolica che fa parte della nostra vita quotidiana. Questa fedeltà all’amore, questa amicizia con Cristo, il cui Regno noi proclamiamo, devono essere nutrite dalla forza della nostra preghiera. Solo l’unione con Cristo fa sì che diventiamo effettivi ministri del Vangelo. Ricordiamo le parole di Gesù: “Chi rimane in me, e io in lui, dà molto frutto” (Gv 15, 5).

5. Come Vescovi, abbiamo il dovere di meditare sulla santità di Cristo. Ma il nostro popolo ci chiede ancora di più: vuole, ed ha bisogno del segno di una anticipazione profetica, della santità alla quale li invitiamo. Esso ci chiede di essere la sua guida verso la santità, di indicare chiaramente per tutti la via verso Cristo.

E così dobbiamo essere, secondo l’espressione di san Pietro, “modelli del gregge” (1 Pt 5, 3), insegnando il modo di dire “sì” a Dio, “sì” al prossimo, “sì” ai più alti ideali della vita cristiana.

6. La sfida è alta, ma è ancora più alto il potere della grazia di Cristo. Attraverso l’adorazione dell’Eucaristia voi troverete luce e forza, letizia del cuore, ispirazione e le maggiori vie verso la santità. E come primi sacerdoti che conducono il loro popolo riunito per il culto verso il Sacrificio Eucaristico, voi troverete il pieno adempimento del vostro ministero episcopale.

Nell’usare il sacramento della Penitenza troverete un rinnovato contatto con il Cristo di cui siete i pietosi rappresentanti, e che vi chiama individualmente ad ogni rinnovata conversione e santità di vita. Voi troverete i mezzi per dare nuova assicurazione ai vostri sacerdoti ed alla gente dell’estrema importanza di questo sacramento nella Chiesa attuale. Dal vostro stesso modo di vita - una vita in unione con Dio attraverso la preghiera e la penitenza - deriverà un progresso nel vostro zelo di predicatori del mistero della salvezza e della vita eterna: “Ex abundantia enim cordis os eius loquitur (perché “la bocca parla per la pienezza del suo cuore)” (Lc 6, 45).

7. Tutto nelle vostre vite, l’intero apostolato della Scozia, sarà considerato dal punto di vista della compagnia di Cristo che vi ha scelti per predicare “le imprescrutabili ricchezze” (Ef 3, 8), per lottare per la pace, e per dare, come lui fece, la vostra vita per il gregge.

Cari fratelli Vescovi, in questo incontro collegiale di oggi abbiamo la meravigliosa occasione di dedicare di nuovo noi stessi, insieme, al nostro ministero episcopale al servizio di Cristo e della sua Chiesa. Ed in questa visione dobbiamo sempre ricordare che Gesù Cristo occupa il primo posto nella nostra vita. Fu Cristo che incaricò i Dodici “che stessero con lui e anche per mandarli . . .” (Mc 3, 14).

8. Questa è anche la nostra chiamata, per sempre: essere con Cristo ed essere mandati - insieme - a proclamare la Buona Novella del Regno di Dio. Attraverso la vostra santità, e la santità delle Chiese locali che dirigete e che servite, possa questa Buona Novella continuare ad espandersi per la Scozia, a gloria della santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo.

Possa Maria, Regina di pace e Madre della Chiesa, intercedere per voi e per tutti quelli che attraverso la vostra parola crederanno nel nome di suo Figlio, Gesù Cristo.

                                        



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