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VISITA PASTORALE ALLA DIOCESI DI ALBANO LAZIALE

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLE RELIGIOSE

Albano Laziale - Domenica, 19 settembre 1982

 

1. Sono molto lieto - nel quadro della visita alla diocesi di Albano - d’incontrarmi con voi, care sorelle, e vi saluto con affetto, tutte e ciascuna in particolare.

Nel vedervi qui, in così bel numero, rappresentanti di vari Istituti religiosi, dalle attività tanto molteplici, che vanno dalle opere caritative e assistenziali a quelle dell’educazione, della formazione o della direzione generale, il mio animo si riempie di gioia per la testimonianza che voi rendete non soltanto entro la cornice di questa Chiesa locale, ma nel raggio più vasto a cui si estende la vostra attività, in special modo per quanto riguarda la vicina diocesi di Roma, a cui Albano già come diocesi suburbicaria è legata con un vincolo di collaborazione, che risale a secoli lontani. Vi ringrazio pertanto anche per l’opera che con generosa dedizione voi svolgete a favore della diocesi romana.

Rivolgendomi a voi, vorrei esortarvi a vivere sempre più pienamente, sull’esempio di Maria, Madre di Gesù e della Chiesa, la vostra vocazione di chiamate a un servizio, di cui più che mai oggi ha bisogno il mondo e la comunità ecclesiale.

2. Quando Maria, dopo l’annuncio dell’Angelo, si mise in viaggio verso la montagna, entrata nella casa di Zaccaria, fu accolta da questo saluto di Elisabetta: “E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”.

Chi crede, fino all’adempimento, nelle parole del Signore diventa per ciò stesso un segno, una testimonianza di Colui che ama tanto gli uomini da sacrificare, per la loro salvezza, il proprio Figlio unigenito. Dio, che per sua natura trascende i valori del mondo visibile, ha inviato suo Figlio, come Uomo in mezzo alla folla degli altri uomini, perché la sua Umanità fosse “immagine” del Padre invisibile.

Care sorelle, è dovere di tutta la Chiesa continuare l’opera di Gesù lungo il corso dei secoli, portare a ogni persona umana il dono della salvezza. Tuttavia, quante, come voi, si sono donate a Dio con una consacrazione totale, perpetua e irreversibile, hanno assunto il compito specifico di essere “immagine” di Dio, di rivelare attraverso le manifestazioni della propria vita Colui che non si vede, ma c’è, ama gli uomini e, se credono in lui, li salva.

È questa la missione-testimonianza di chi, come Maria, crede nell’adempimento delle parole del Signore, meritandosi inoltre, a partire da questa terra, la promessa divina della beatitudine.

Tutte le persone consacrate al Signore entrano a far parte della categoria dei testimoni viventi dell’esistenza di questo “Altro”, di una Realtà tanto “diversa” dalle realtà controllabili dai sensi; e tutta la loro vita, individuale e comunitaria, è impegnata finalisticamente all’obiettivo di richiamare gli uomini distratti dalle suggestioni dei beni di ordine materiale alla realtà del Bene supremo, al fascino dei valori non visibili, ma veri e più alti.

Ebbene, quando i documenti del Concilio e i successivi indirizzi della Chiesa insistono sull’esigenza del rinnovamento della vita religiosa intendono innanzi tutto sottolineare la necessità di un rinnovamento di carattere “interiore” da realizzare in maniera che, eliminando ombre di scorie o di sovrastrutture, essa diventi più facilmente, davanti agli occhi dei contemporanei, trasparenza di Dio.

L’attualità della vita religiosa nel mondo di oggi, scosso così violentemente da impetuose correnti di secolarismo e di agnosticismo, è data dal bisogno del “Trascendente”, dell’“Altro”, dall’imperativo di testimoniare in maniera più concretamente credibile l’esistenza di valori non effimeri, dall’urgenza di rendere più autentica la vita organizzata e vissuta nel possesso personale di un Bene ineffabile, più facile l’invito ad alzare gli occhi e il cuore oltre i confini chiusi degli orizzonti umani.

3. Ma se questo tipo di testimonianza è caratteristica di tutti i religiosi in genere, e ne fonda la base del carisma, a voi suore, come a donne, tocca, in maniera del tutto particolare, il compito di una testimonianza di Dio più collegata all’esercizio della vita di carità. Compito che sia testimonianza e segno di una fede evangelica, che fa riferimento a un Amore, nel quale voi credete, e che in voi si è adempiuto, e per il quale avete rinunciato a tutto con gioia e generosità, disposte ad attendervi solo dalla totale donazione al Signore il senso e la fecondità della vostra vita. L’amore di Dio che vi ha scelte, vi ha conquistate, una per una, voi lo vivete come il valore più grande, divenuto la vostra stessa vita; ed è così sovrabbondante da poterlo dare, a vostra volta, a tutti: ai piccoli, ai vecchi, agli ammalati, ai bisognosi, ai sani, ai grandi. Siano vostra guida e vostro programma, care religiose, le parole del decreto Perfectae Caritatis: “Coloro che fanno professione dei consigli evangelici, prima di ogni cosa cerchino ed amino Iddio che prima ci ha amati (cf. 1 Gv 4, 19), e in tutte le circostanze si sforzino di alimentare la vita nascosta con Cristo in Dio (cf. Col 3, 3), donde scaturisce e riceve impulso l’amore del prossimo per la salvezza del mondo e l’edificazione della Chiesa” (Perfectae Caritatis, 6).

Non si costruisce nel futuro la nuova società dell’amore, se non cambia la qualità dell’amore. Voi siete segno privilegiato di questo amore nuovo destinato a cambiare il mondo. Il vostro amore, “diverso” dagli altri amori, risulta immagine dell’amore di Dio. E così la vostra vita evangelicamente vissuta e donata diventa, attraverso il vostro sincero e puro amore per gli uomini, testimonianza convincente dell’amore del Padre che sta nei cieli.

4. Ecco il vostro ruolo nella Chiesa, care sorelle, la vostra più autentica vocazione. E così voi contribuite, come Maria, che ha creduto nella parola e nell’amore del Signore, alla missione di Gesù di creare il mondo nuovo.

E perché voi possiate vivere e donare più pienamente la carità di Cristo, la Chiesa vi esorta a ritornare allo spirito autentico dei Fondatori, ai loro intenti e alle sane tradizioni. Tutto ciò, infatti, costituisce il patrimonio di ciascun Istituto (Perfectae Caritatis, 2).

Studiate, approfondite, valorizzate l’insieme di questo vostro patrimonio, che è anche patrimonio della Chiesa. Non lo abbandonate. Non lo sottovalutate. Non lo disperdete. Non lasciatevi ingannare dai soffi di vento, che passano o travolgono.

Il Divino Spirito, che ha scelto i vostri Fondatori, li ha illuminati e via via guidati, attraverso l’arco crescente della loro vita, fino alla loro maturità umana e spirituale, dia anche a voi la luce per cogliere la ricchezza di questa spiritualità e vi guidi fino al raggiungimento della perfezione dell’amore. Maria, intensamente amata e invocata, vi aiuti a vivere giorno per giorno la vostra vocazione.

Con questi sentimenti e con questi voti vi imparto di cuore la mia particolare benedizione apostolica. 

                                         



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